Un manifesto per tutelare i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza

Un manifesto per tutelare i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza
di Donatella Trotta
Giovedì 29 Gennaio 2015, 01:08
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Un «manifesto» per l’infanzia e l’adolescenza. In cinque punti-chiave: #5buoneragioni per accogliere i bambini che vanno protetti. Un programma serio, e condiviso da sei realtà nazionali impegnate sul fronte dei disagi non soltanto sociali, per (ri)mettere al centro bambini, ragazzi e adolescenti troppo spesso “invisibili”. E per dar loro voce, opportunità sane di crescita e tutela: oltre gli stereotipi, le strumentalizzazioni e gli interessi di cui i più giovani (e vulnerabili) sono in molti casi oggetto e che – di fatto - non adombrano un interesse autentico, reale nei loro confronti.



L’Italia si mobilita sulla tragedia dell’infanzia. E lo fa con un’ampia campagna di sensibilizzazione che da Nord a Sud coinvolge l’associazionismo familiare, il privato sociale e il servizio pubblico, in linea tra l’altro con una direttiva 2013 della Commissione Europea: «Occorre investire sui bambini per rompere il circolo vizioso dello svantaggio». Senza ipocrisie, paternalismi o, peggio, polemiche pretestuose sull’utilità di certi costi sociali, che di fatto spostano soltanto l’attenzione dai bisogni reali (e dai diritti calpestati) dei soggetti più fragili. Se ne parlerà oggi a Napoli (Sala Giunta di Palazzo San Giacomo, piazza Municipio, dalle ore 9,30 alle 13) e, in contemporanea, in altre cinque città italiane (Torino, Milano, Bologna, Bari e Palermo) dove il manifesto #5buoneragioni per accogliere i bambini che vanno protetti fa tappa, dopo l’inaugurazione a Roma il 17 luglio scorso nella Sala delle colonne della Camera dei deputati, prima di concludere il suo tour il prossimo 9 marzo a Firenze, presso l’Istituto degli Innocenti, da sei secoli autorevole punto di riferimento per l’impegno a tutela dei diritti dei bambini.



L’incontro e l’iniziativa sono promossi dall’Associazione Agevolando, dal Cismai (Coordinamento italiano servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia), dal Cnca (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza), dal Cncm (Coordinamento nazionale comunità per minori), da Progetto Famiglia e da Sos Villaggi dei Bambini. Che unitamente ai cinque punti del manifesto, teso a sfatare «false contrapposizioni» (tra il diritto del bambino a vivere in famiglia e il diritto a essere protetto; tra l’accoglienza in famiglia e quella in comunità; tra le accoglienze brevi e quelle a medio e lungo termine; tra servizio pubblico, privato sociale e associazionismo familiare; tra gli istituti, spesso confusi, dell’affido e dell’adozione), lanciano ora anche un appello. A mass media e istituzioni (locali e nazionali).



Per promuovere una cultura concretamente rispettosa dei diritti e dei bisogni dei cittadini minorenni, da praticare con adeguati investimenti e servizi a favore dell’infanzia e delle famiglie, invertendo la tendenza ai tagli indiscriminati a danno dei più deboli. In un Paese come l’Italia dove – secondo l’ultimo rapporto di Save the Children - i bambini e gli adolescenti che vivono in povertà assoluta sono un milione e 400mila (il 13% del totale dei minorenni italiani), per non parlare dei bambini migranti non accompagnati o “della nostalgia”, delle vergognose percentuali di abbandono scolastico (con picchi nel Sud) e di tutte le conseguenti derive devianti (fenomeno dei «Neet» compreso, acronimo che sta per «Not (engaged) in Education, Employment or Training», ossia non impegnati nell’istruzione, nel lavoro o nella formazione), non a caso anche papa Francesco ha rilanciato, proprio ieri, l’attuale problema del «deficit di paternità» (e genitorialità). Definendo la nostra una società dell’”orfanezza“.



Efficace neologismo bergogliano, a sintetizzare la questione oggi al centro degli incontri nelle sei città italiane che hanno deciso di fare chiarezza sull’orizzonte di vecchie e nuove povertà, materiali e immateriali, che affliggono il Paese frenandone lo sviluppo (tra queste, la denutrizione dell’immaginario, la deprivazione affettiva, l’analfabetismo sentimentale, l’inadeguatezza del ruolo genitoriale/educativo che spazia dall’incapacità distratta, all’incuria, fino al vero e proprio maltrattamento, alla violenza e all’abuso). Uno scenario complesso, in molti casi drammatico, che non può certo essere banalizzato o ridotto a slogan e ideologie di comodo, variando invece di caso in caso: basti solo rileggere, per averne conferma, il libro-denuncia di Nietta Caridei «Raccontare le voci di dentro», edito da D’If nel 2011 e nato dalla narr/azione di esperienze di problematico recupero di ragazze e ragazzi maltrattati e abusati e accolti in Case Famiglia e Centri territoriali napoletani.



«Un orizzonte – spiega Marianna Giordano, referente del Cismai campano oltre che fondatrice della cooperativa sociale l’Orsa Maggiore, tra i promotori dell’incontro napoletano - che mette costantemente alla prova il discernimento, la competenza e la capacità di ascolto degli operatori chiamati a compiere scelte delicate, come quella dell’allontanamento più o meno temporaneo di un bambino dalla famiglia d’origine, e dell’accoglienza in comunità o in famiglie affidatarie per aiutarlo, aiutando anche i genitori, laddove possibile, a ricostruirsi la vita e i legami significativi, dopo vicende spesso drammatiche».



Ed è con questo spirito che, oggi al Comune di Napoli (non a caso socio Cismai), si confronteranno e divulgheranno volti, esperienze, dati e voci (di ragazzi ospiti in comunità, di genitori che li hanno accompagnati nel percorso, di operatori che li seguono, di istituzioni interpellate a garantire qualità e trasparenza nell’applicazione di norme, negli atti e nelle strutture di accoglienza) per una “fotografia” della situazione dei bambini e ragazzi “fuori famiglia”. Dopo i saluti del sindaco Luigi De Magistris, con un contributo del testimonial Marzio Honorato, attore noto come Renato nella soap tv «Un posto al sole», interventi degli operatori Fedele Salvatore (Cnca), Gloria Glejeses (Cismai), Giovanni Tagliaferri (Cncm), della giovane Raffaella e di una madre, Annalisa, accanto al sostituto Procuratore del tribunale per i minorenni di Napoli Maria Di Addea, al Garante per l’infanzia e l’adolescenza della Campania Cesare Romano, della dirigente Politiche sociali della Regione Campania Rosanna Romano, del coordinatore dell’Ambito territoriale sociale C1 Enzo Mataluna e di Marco Giordano di Progetto Famiglia, per le conclusioni.

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