Niobe, un albero della vita che incita alla lealtà e alla gentilezza

Niobe, un albero della vita che incita alla lealtà e alla gentilezza
di Donatella Trotta
Venerdì 21 Agosto 2015, 12:08 - Ultimo agg. 23 Agosto, 22:26
3 Minuti di Lettura
Un libro-scultura. Allegro, ludico e luminoso. Ma anche lieve e poetico, nella sua ibridazione di parole in versi e di immagini a colori, fluttuanti su ali sospese dai rami stilizzati di un albero alto e archetipico, in rame, a evocare il mistero della vita e della creazione primigenia: è la nuova opera di Niobe, nome d’arte di Teresa Mangiacapra, dal significativo titolo «Essere leAli», che sarà presentata al Festival della letteratura di Narni il 19 e 20 settembre e, il 27 settembre, a Grottaferrata nell’ambito di un convegno e di una giornata di riflessione su «Il coraggio della gentilezza», promossi dal Centro Coinema presso il Convento di Santa Rosa (Via Anagnina 26). Un titolo, «Essere leAli», volutamente ambivalente per una scultura-scrittura che, con i densi testi poetici della psicologa e psicoterapeuta Nunzia Fasano e la struttura in ferro, luce e stampe su forex in forma di ali di Niobe, sembra alludere a una duplice pulsione, peraltro particolarmente congeniale (e cara) a Teresa Mangiacapra nel suo coerente percorso di ricerca (est)etica con il gruppo delle Nemesiache: in seno al quale l’artista napoletana, già docente di letteratura francese, ha scelto significativamente come pseudonimo proprio il nome di una ninfa, Niobe, che intreccia mito e trasmutazione della materia nel superamento del dolore.







Da un lato, ad una prima lettura l’albero di Niobe («da sfogliare senza il rischio di sfrondarlo», sorride l’artista) rinvia infatti ad un chiaro invito al “coraggio della lealtà”: valore di questi tempi a rischio estinzione che Fasano, nei versi di «Vita», salda ad esempio al senso stesso dello stare al mondo e (in «Meditare») all’esperienza vitale e non soltanto spirituale della meditazione e dell’amore; dall’altro lato, il gioco di parole allude esplicitamente anche alla leggerezza di una libertà creativa e visionaria, capace di trascendere la materia con il volo di grandi e variopinte ali metaforiche che, non a caso, sono anche un topos ricorrente nelle creazioni artistiche di Niobe, con i suoi delicati angeli-monili, sculture, disegni, pitture e installazioni multimediali, in una dimensione agognata di bellezza e armonia, oltre che di lotta contro il male e le ingiustizie terrene.



Opere che – come «Cornici», installazione dedicata a Napoli, presente dal 2010 nel cortile dello spazio Fiorillo Arte, «Tria Fata», nel museo Arca nel Chiostro di Santa Maria La Nova, o come il dittico dedicato a Teresa d’Avila nel chiostro della chiesa di Santa Teresa a Chiaja -, sono presenti in modo permanente sul territorio napoletano, o esposte, fuori, in mostre temporanee: come la suggestiva installazione «Une Armée d’Anges pour Sauver le Monde», che ha partecipato nel Padiglione Campania alla Biennale di Venezia 2011. Nel nuovo albero della vita di Niobe, densamente simbolico nelle sue cinque (numero significativo, in Oriente) grandi foglie alate leggibili dall’esterno e dall’interno dell’esile fusto dai bagliori rossastri del rame, ora anche la numerologia gioca allora il suo ruolo: nove sono infatti le poesie “alate” di Nunzia Fasano, intessute di emozioni cromatiche, connotazioni sonore e plurisensoriali, ancestrali coppie dialettiche e passaggi onirici tra luci e ombre di una spiritualità “militante”.



E «Nove» – multiplo di tre, la perfezione trinitaria del monoteismo cristiano – è non a caso anche il titolo dei versi conclusivi, che sembrano collegarsi idealmente all’appuntamento di settembre sulla gentilezza, altro valore sempre più disatteso dalla frettolosa contemporaneità: «Il 9 gentilmente/ si muove tra la gente / 9 bambini chiedono Misericordia / vogliono giocare con la sabbia/ senza toccare la guerra/ 9 donne vogliono raccontare / carezze senza trovare violenza/ 9 uomini smettono di comandare / e scoprono sulla pelle il mare / 9 passi / 9 vortici / 9 preghiere / 9 silenzi / 9 modi per ritornare ad essere le-ali», scrive infatti Nunzia Fasano in piena controtendenza con i venti di terza guerra mondiale che spirano minacciosi.



Le fa eco Niobe, che così spiega il suo ultimo lavoro concepito come una cre-azione, ossia un gesto non soltanto artistico ma ancahe filosofico che stimoli, interattivamente, alla consapevolezza: «Essere LeAli – dice – è un’opera che invita alla meditazione per alleggerire il buio interno e solidificare l’archetipo della lealtà attraverso l’immagine e la parola poetica». Quasi un’utopia. Che, per parafrasare don Tonino Bello, può – o, auspicabilmente, deve – diventare «eutopia»: ossia luogo buono, da coltivare pazientemente, come un giardino assediato dall’avanzare della siccità.
© RIPRODUZIONE RISERVATA