Big One e Tsunami, la storia di Miki eroina involontaria cinque anni dopo

Miki Endo
Miki Endo
di Donatella Trotta
Venerdì 11 Marzo 2016, 18:37 - Ultimo agg. 19:53
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Miki Endo era una ragazza come tante, piena di energia, di voglia di vivere e di sogni. Dipendente comunale molto ligia al dovere, aveva programmato di sposarsi in settembre con il suo fidanzato. Ma l'11 marzo di 5 anni fa, il Big One ha deciso diversamente per lei. E il destino di Miki si è così compiuto nello svolgersi della tripla catastrofe che quel giorno colpì il Giappone. Con un violentissimo terremoto di magnitudo 9 - il più potente sisma mai misurato nell'arcipelago del Sol Levante, che pure convive con 100mila scosse annue, e il quarto al mondo per intensità - seguito dal conseguente Tsunami che ha spazzato via, con muri d'acqua alti oltre dieci metri, alla velocità di 750 km orari, villaggi e vite umane. Sino ad innescare il terzo disastro, quello nucleare nella centrale di Fukushima: il più grave dopo la catastrofe di Chernobyl nel 1986.
 


E oggi che, cinque anni dopo, il Giappone si è fermato con un minuto di silenzio in memoria delle oltre 25mila vittime della tragedia che devastò la costa nord-orientale del Tohoku, devo al giornalista giapponese Tetsuro Akanegakubo il ricordo di un'eroina involontaria e sconosciuta ai più, che grazie alla propria abnegazione ha salvato migliaia di vite umane. Senza esitare un attimo a mettere in gioco la sua. La sua storia è solo una delle tante, invisibili, annidate nelle pieghe della Storia. Ma proprio per questo vale la pena di ricordarla, nella sua semplicità paradigmatica. 

Racconta Tetsuro: "Ogni anno, in questo periodo, mi viene in mente il nome di questa ragazza di 24 anni, Miki Endo. Era impiegata al Comune di Minami Sanriku, un piccolo paese sul mare. Il suo incarico era quello di addetta alla trasmissione dell'allarme in caso di emergenza. E quando c'è stata la prima forte scossa di terremoto, invece di fuggire Miki si è precipitata nella sala di trasmissione e ha cominciato a dare l'allarme via radio, dicendo: sta arrivando il grande Tsunami, fuggite in un luogo in alto! Ha continuato a ripeterlo, gridando con tutte le sue forze, finché il palazzo comunale non è stato travolto dal muro d'acqua".

Ma il sacrificio di Miki non è stato inutile. Lo rivela ancora Tetsuro Akanegakubo, ricordando che quasi la metà dei 17.700 abitanti del suo paesino sul mare si sono salvati, fuggendo nella zona più alta. E sono in tanti, oggi, a dire: “Sono salvo grazie alla voce di questa ragazza”.

Il corpo di Miki e’ stato ritrovato in mare solo 43 giorni dopo. Pietosamente restituito ai suoi cari, ai quali è stato strappato dalla furia del Big One e dello Tsunami. Racconta ancora Tetsuro che la mamma di Miki, in quella circostanza, disse soltanto: “Avrei voluto che fosse viva. Ma lei ha fatto il suo dovere. Brava, e grazie”. E aggiunge: "Ultimamente sono stato invitato dalla tv italiana per parlare di come lavorano i dipendenti pubblici giapponesi. Miki era un dipendente pubblico".

 
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