La "città morta" di Blanc in mostra alla Fondazione Foucault

La "città morta" di Blanc in mostra alla Fondazione Foucault
di Donatella Trotta
Mercoledì 7 Ottobre 2015, 14:47 - Ultimo agg. 10 Giugno, 11:49
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Quanti volti ha Napoli? E come vengono ritratti da sensibilità artistiche contemporanee, desiderose (e capaci) di cimentarsi con l’archetipo potente di una città-mondo, da secoli emblema ambivalente e contraddittorio di una complessità irriducibile agli stereotipi che tentano di incasellarla? Per Viktor Blanc, 55enne fotografo bretone, ad esempio, Napoli è paradigma delle “città morte”.



E si intitola non a caso «Viktor Blanc. La Ville morte» la mostra (prima personale in Italia) che l’artista, nato a Rennes nel 1960 e ospitato con le sue opere in grandi musei europei dedicati alla fotografia, inaugurerà sabato 10 ottobre alle ore 18 a Napoli, presso la sede della Fondazione Foucault (Palazzo Van Wittel, piazza Vanvitelli 1), esponendo i suoi ultimi lavori fotografici. Il vernissage della mostra avviene in occasione della undicesima «Giornata del Contemporaneo», organizzata sul piano nazionale dall’Associazione Amaci. In perfetta sintonia, del resto, con lo spirito della Fondazione Foucault, attiva dal 2010 a Napoli con l’obiettivo di studiare i rapporti tra arte contemporanea e filosofia, con particolare attenzione alla fotografia concettuale, che colleziona con ulteriori produzioni estetiche contemporanee, a partire da un nucleo permanente di oltre 50 fotografie dell’artista americano Russ Colombo, parte di un archivio fotografico e di una mediateca/biblioteca specializzata che conta circa 10mila volumi.



Lo sguardo di Blanc affonda nel perturbante, che è uno dei tanti volti del caleidoscopio napoletano, usando opportunamente un bianconero fotografico che vira nell’onirico. Come scrive nella sua presentazione in catalogo Viktor Grobheiten, direttore artistico della Fondazione Foucault, docente di Estetica della fotografia all’Università di Monaco e autore di numerosi testi sulla fotografia, fra cui una «Storia della fotografia tedesca : «Ancora una volta Napoli, ma stavolta come emblema delle città morte. Blanc, utilizzando un emozionante e fluido bianconero, coglie tutti i segnali del crepuscolo che il contenitore urbano mostra solo ai più audaci. La consunzione che impone il tempo è investigata e bloccata ad uso di un fruitore che ormai è abituato al maquillage e all’oblivisci piuttosto che al memento mori».



Blanc, nato a Rennes in Bretagna nel 1960, autore di molte mostre tra le quali una recente personale presso la Galerie Inneren Auge di Stuttgart e di opere ospitate nei grandi musei europei dedicati alla fotografia (un nucleo cospicuo delle quali si trova presso il Centre National de la Photographie di Brest), attraversa così la città, la guarda, la racconta e la rappresenta al di là dei cliché e oltre le apparenze per interpellare lo spettatore delle sue immagini con un ritratto urbano non convenzionale. La sua mostra, visitabile fino al 9 gennaio 2016 (tutti i giorni, ore 10-13 e 18-20, chiusura il lunedì), costituisce così un ulteriore tassello nel mosaico che la Fondazione Foucault, presieduta da Mercurio Cavaldi, sta tentando di costruire con spirito cosmopolita, insieme locale e globale, in partenariato con l’università di Monaco, l’Association Broodthaers di Bruxelles e l’Experimental Photo Archive di New York.



Un cenacolo per creativi giovani o già affermati che, finora, ha realizzato appuntamenti di valorizzazione di artisti locali che si occupano di sperimentazione e insieme di sviluppo del turismo mediterraneo, con progetti tra i quali «Atopia» (dedicato dal 2011 al censimento di sperimentazioni estetiche giovanili nell’area underground di Napoli), la mappatura fotografica degli interventi dei writers in città, la retrospettiva del fotografo Baldemar Becker, “un dadaista” in città, la mostra di Sal Smallstones e altre iniziative non soltanto convegnistiche che tra teoria e prassi estetica.
 
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