Bagnoli, il ricorso bis del Comune
frena la tregua De Magistris-Renzi

Bagnoli, il ricorso bis del Comune frena la tregua De Magistris-Renzi
di Pietro Treccagnoli
Domenica 21 Agosto 2016, 15:08 - Ultimo agg. 15:23
3 Minuti di Lettura
La telenovela di Bagnoli è costellata di «stop&go». Una mano tesa e uno schiaffone. Un’intervista possibilista e un nuovo faldone di carte bollate. Che sulla zona occidentale di Napoli si giochi una partita che ormai ha poco a che vedere con il risanamento e il rilancio è chiaro da tempo. È un braccio di ferro che sta facendo accumulare solo ritardi e sposta sempre più in alto, un giorno dopo l’altro, l’asticella dell’intesa e dello sventolio della bandiera dello starter per cominciare a vedere finalmente la luce nel tunnel di uno dei maggiori scandali che la città si trascina dietro da oltre vent’anni. A Ferragosto, Luigi de Magistris era apparso possibilista verso il lavoro di Matteo Renzi, anzi si era dichiarato pronto a un incontro, appena il premier fosse arrivato a Napoli (l’occasione più vicina, al di là dello scalo tecnico di domani per il vertice italo-franco-tedesco di Ventotene, è il 12 settembre per la serata al San Carlo con il recital del tenore Jonas Kaufmann). Il punto fermo, il motivo dello scontro che non fa sedere il sindaco al posto assegnatogli nella cabina di regia, resta sempre il commissariamento per la bonifica affidato a Salvo Nastasi. Al di là di motivazioni sostanziali e legali che l’amministrazione arancione mette sul piatto, persiste una sorta di distanza caratteriale tra i due protagonisti che non si sono mai intesi. 

Il nuovo capitolo del «lassa e piglia» che sa molto di schermaglia autoreferenziale è il ricorso di de Magistris al Consiglio di Stato contro il provvedimento del governo che ha istituito il commissariato straordinario per la bonifica. Era in frigorifero da prima delle elezioni di giugno e ora ha avuto il via libera. L’atto, in sostanza, è l’appello contro la bocciatura del primo ricorso ad opera del Tar (nel mirino l’articolo 33 dello Sblocca Italia di Palazzo Chigi), è partito. Era possibile farlo fino al 22 agosto. Calcolati i tempi tecnici, il ricorso dovrebbe essere nelle mani dei destinatari tra una decina di giorni, ai primi di settembre. 

Per i pontieri, tutto da rifare. Il punto di non ritorno per DeMa rimane la presenza che ritiene ingombrante di Nastasi, verso il quale in passato ha usato espressioni molto dure. Fin quando c’è lui, ma non solo, fin quando è in piedi il commissariato per la bonifica, visto come una sottrazione alle legittime prerogative del sindaco sul territorio che amministra, non se parla proprio. Il calumet della pace può restare dov’è, sotto i cumuli di colmate in cerca di futuro.
Oltre alla porta della cabina di regia è sbarrata anche quella di una stanza qualsiasi dove premier e sindaco della città «derenzizzata» possano chiarirsi e parlarsi. A settembre o anche prima, de Magistris s’è detto più volte immediatamente pronto. In queste condizioni, si complica ancora di più il teatrino allestito sulla pelle di Bagnoli, dei suoi abitanti e sul futuro della città, di cui il disastro dell’ex area Ilva rappresenta una sineddoche, una parte per il tutto o meglio per il nulla. In scena sembrano esibirsi solo maschere di una eterna commedia dell’arte, dove il pragmatismo (da tutte le parti) appare messo alle corde, per far spazio ai montanti della propaganda e della polemica. Alla ripresa autunnale, quando Napoli tornerà a pieno regime, si ritroverà, quasi sicuramente, a ripercorre per l’ennesima volta le vecchie e logorate caselle di un gioco dell’oca senza prospettive.

La vicenda andrebbe bonificata innanzitutto dalle pregiudiziali, mettendo in campo i compiti dell’amministrazione pubblica, del dialogo istituzionale, del confronto franco e costruttivo. Senza impuntarsi a voler sostenere il proprio regno con un cavillo. La bonifica si farà, è tutto pronto, gare approntate, ostacoli formali in via di totale archiviazione, sostengono con forza al commissariato. E tempi non saranno lunghi (ma neanche brevi). Poi, toccherà alla politica locale che non avrà più alibi e dovrà riporre i megafoni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA