Bufera sulla candidata
in politica con i palestinesi

Bufera sulla candidata in politica con i palestinesi
di Pietro Treccagnoli
Mercoledì 18 Maggio 2016, 18:49
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Una nuova grana per le liste per le Comunali di Luigi de Magistris. A scatenare il caso, questa volta, sono la Federazione nazionale Italia-Israele e l’Associazione Italia-Israele di Napoli che esprimono «sconcerto e indignazione per la presenza» nella lista principale Dema (il core business dello schieramento che punta alla riconferma del sindaco) di Rosa Schiano, 33 anni, attivista dell’International Solidarity Movement (quello al quale apparteneva Vittorio Arrigoni, per capirci).

Nel comunicato diffuso ieri e firmato dal Presidente di Italia-Israele di Napoli e vicepresidente nazionale Federazione, Giuseppe Crimaldi, la Schiano è definita «una persona che si è pubblicamente distinta per inqualificabili posizioni ostili e aggressive nei confronti dello Stato di Israele. Posizioni, le sue, esplicitamente evocatrici di violenza e sopraffazione. Un atteggiamento che stride con la vocazione di pace, tolleranza e dialogo della città di Napoli e con la sua tradizione democratica e antifascista».

Il casus belli è, in particolare, una foto che ritrae l’attivista napoletana a Gaza insieme a uomini incappucciati e armati, mentre fa il gesto della vittoria. Ma sul web girano anche altre foto meno chiare e da contestualizzare meglio, oltre a molti suoi testi sulla situazione arabo-israeliana, chiaramente favorevoli alla causa palestinese. «Duole dover constatare che chi assume delicate responsabilità politiche e istituzionali non eserciti la dovuta vigilanza sulla composizione delle liste elettorali» aggiunge la nota di Italia-Israele che prosegue: «Si fa appello alla coscienza civile e democratica del popolo di Napoli - città Medaglia d’Oro alla Resistenza - affinché sappia fare muro contro tali inquietanti e regressivi fenomeni», ricordando anche altre scelte di Palazzo San Giacomo che l’associazione reputa censurabili. Il riferimento non esplicitato è alla cittadinanza onoraria conferita al leader palestinese Abu Mazen. Per Italia-Israele si tratta di «posizioni squilibrate e faziose sul piano del dialogo interculturale e dell’amicizia tra i popoli che hanno palesemente inquinato la politica della consiliatura comunale uscente non sembrino affatto abbandonate da una parte politica, determinando così una deriva verso un pericoloso crinale di estremismo e di irresponsabilità».

Un attacco duro, anche se moderato nel lessico, dal quale la Schiano si è difesa, in serata, con un post pubblicato sul profilo Facebook nel quale ha tenuto a chiarire il clima in cui è stata immortalata nell’immagine contestata e che è nota da tempo. Rosa è stata molte volte a Gaza, da dove è tornata definitivamente nell’aprile del 2014. «Anche se mi tengo costantemente in contatto con gli amici e i militanti che sono in Palestina» puntualizza. Sulla foto, la Schiano resta sulle difensive e ammette: «È stata scattata durante una parata militare. Farmi ritrarre così è stata un’ingenuità. La foto è nata in un contesto di conflitto, nel quale può capitare si essere ripresi in situazioni che non si condividono completamente». Però il gesto della «v» di vittoria, è inequivoco. La Schiano chiarisce: «I palestinesi non hanno un vero esercito e io riconosco il diritto di un popolo alla resistenza (anche armata) contro un’oppressiva occupazione militare». Ma si farebbe scattare ancora una foto del genere? «No, perché è stata strumentalizzata».
La Schiano ci tiene, comunque, a collocare il proprio impegno sotto una luce che ritiene più corretta. E lo fa sul social network: «Non ho mai espresso posizioni aggressive né evocatrici di violenza nei confronti dello stato di Israele, ho invece denunciato la sua politica aggressiva nei confronti dei palestinesi, l’occupazione militare, le violazioni dei diritti umani sulla popolazione civile riportate altresì da organismi internazionali, l’espansione coloniale che continua in barba al diritto internazionale e che rende di fatto ormai impossibile la creazione di uno Stato di Palestina». 
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