Campania, Consiglio regionale: flop di Mussolini, Malvano e Pisani

Campania, Consiglio regionale: flop di Mussolini, Malvano e Pisani
di ​Gerardo Ausiello
Martedì 2 Giugno 2015, 13:12 - Ultimo agg. 13:21
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Altro giro, altra corsa. Nel nuovo Consiglio regionale «low cost» (per la spending review si è passati da 60 a 50 componenti) i superstiti della vecchia legislatura sono uno sparuto gruppetto. Per il resto tante facce nuove.



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Le coalizioni passano da due a tre perché accanto ai 30 consiglieri della maggioranza di centrosinistra e ai 13 dell’opposizione di centrodestra, in aula arrivano pure 7 grillini, capitanati da Valeria Ciarambino. Le donne scendono a 11.



Quello dei confermati è un fronte bipartisan: gli elettori democrat rinnovano la fiducia a Mario Casillo, Lello Topo, Nicola Marrazzo, Antonio Marciano e Gennaro Oliviero, oltre che all’irpina Rosetta D’Amelio che, da consigliere anziano, presiederà la prima seduta dell’assemblea; il popolo forzista, invece, punta ancora sul presidente uscente della commissione Sanità Michele Schiano, sull’assessore uscente Ermanno Russo (al suo sesto mandato consecutivo: è vicino al traguardo dei 30 anni), e ancora su Flora Beneduce e Monica Paolino Aliberti.



Tornano in Consiglio, oltre naturalmente al capo dell’opposizione Stefano Caldoro (che toglie il seggio a Fernando Errico, primo eletto di Ncd nel Sannio), anche i caldoriani Carmine Mocerino e Massimo Grimaldi e l’assessore uscente Pasquale Sommese (Nuovo Centrodestra). Promossi a pieni voti i figli d’arte: con il Pd Enza Amato, che ha preso il posto del consigliere uscente Antonio, e Bruna Fiola, discendente dell’ex consigliere comunale Ciro; con Forza Italia Armando Cesaro, giovane rampollo della famiglia del deputato Luigi, e Gianpiero Zinzi, il cui papà, Domenico, è stato presidente della Provincia di Caserta.



Tra le new entry del Pd spiccano Gianluca Daniele, segretario della Cgil a Napoli, e Loredana Raia, consigliere comunale a Torre del Greco, mentre in Forza Italia, oltre a Cesaro jr e Zinzi jr, sbarca al Centro Direzionale l’ischitana Maria Grazia Di Scala, fedelissima del coordinatore regionale Domenico De Siano. Della lista dei cosiddetti «impresentabili» dell’Antimafia, falcidiata dalle polemiche, si salvano in tre: oltre al governatore Vincenzo De Luca, tornano in aula Luciano Passariello e Alberico Gambino, entrambi eletti con Fratelli d’Italia ed entrambi coinvolti in inchieste giudiziarie spinose.



Gli oltre 10mila voti conquistati non bastano, invece, a Sandra Lonardo, moglie dell’ex guardasigilli Clemente Mastella, che pure era finita nel mirino della presidente dell’Antimafia Rosy Bindi e che resta fuori solo perché nel Sannio non è scattato il seggio per l’opposizione. Così in due anni i Mastella lasciano il Parlamento europeo e il Consiglio regionale della Campania. Mentre con meno di 2mila voti i Verdi fanno il colpaccio e conquistano uno scranno a Napoli, che verrà occupato da Francesco Emilio Borrelli, giornalista professionista ed ex assessore provinciale alla Protezione civile con Dino Di Palma (bocciato oggi dagli elettori), non dall’attrice Eleonora Brigliadori. È l’unico giornalista a spuntarla.



Nulla da fare, infatti, per quelli in corsa con Forza Italia (Gabriella Peluso, Veronica Riefolo, Gigi Casciello). Va di lusso ai De Mita che, a 24 ore dalla presentazione dei candidati, hanno portato l’Udc da destra a sinistra contribuendo alla vittoria di De Luca: contemporaneamente fanno fuori l’acerrimo nemico Pietro Foglia, presidente uscente del Consiglio regionale, conquistano due seggi nelle aree interne (Maria Ricchiuti nel Cilento e Maurizio Petracca in Irpinia) e possono far pesare i risultati ottenuti nell’imminente partita degli assessori (tant’è che il capogruppo uscente Luigi Cobellis parla già di «Udc determinante per la vittoria» e scalpita per un posto in giunta). A fare le spese del «patto di Marano» tra i De Mita e De Luca è soprattutto il Nuovo Centrodestra, che esce dalla competizione con le ossa un po’ rotte: l’unico eletto è Sommese, che stacca il collega di giunta Severino Nappi e la dermatologa Gabriella Fabbrocini (terza con oltre 10mila voti alla prima candidatura).



Con Nappi, scatta lo stop pure per altri due assessori uscenti: Bianca D’Angelo e Daniela Nugnes. Dal Comune di Napoli tra i tanti aspiranti (in primis David Lebro) arriva solo Franco Moxedano, fino a qualche settimana fa assessore della giunta de Magistris. Diversi gli esclusi eccellenti di Forza Italia: il capogruppo Gennaro Nocera, gli uscenti Mafalda Amente (prima dei non eletti), Massimo Ianniciello e Pasquale Giacobbe, Ciro Campana (sostenuto dall’ex parlamentare democristiano Alfredo Vito), l’ex sindaco di Monte di Procida Francesco Paolo Iannuzzi, Francesca Salatiello (figlia dell’ex sindaco di Quarto) e soprattutto la capolista Alessandra Mussolini, che non si è quasi mai vista in campagna elettorale e che racimola appena 2mila preferenze.



Tra i caldoriani nulla di fatto per l’uscente Gennaro Salvatore e l’avvocato Angelo Pisani a Napoli ma anche per Antonio Fasolino a Salerno (nonostante le 11mila preferenze conquistate). Con Fratelli d’Italia fallisce la riconferma Luciano Schifone, che s’era inventato la campagna elettorale con un drone. Flop delle liste «Mai più la Terra dei fuochi», animata dal blogger Angelo Ferrillo, e «Vittime della giustizia e del fisco», promossa dall’avvocato Enrico Tuccillo.



Anche nel centrosinistra restano a casa tanti volti noti: i due demitiani di ferro, Bruno Cesario e Biagio Iacolare, il «nostalgico» del fascismo Carlo Aveta, gli uscenti Corrado Gabriele e Angela Cortese, il cosentiniano Antonio Amente, l’ex questore Franco Malvano, pure lui passato in extremis da destra a sinistra (ha raccolto solo 500 preferenze), e un’altra transfuga, Annalisa Vessella, moglie dell’ex parlamentare Michele Pisacane. In aula, invece, De Luca potrà contare sul generale di corpo d’armata Carmine De Pascale.