Campania, la sfida è tra due poli
Fi e M5S a caccia dei voti del Pd

Campania, la sfida è tra due poli Fi e M5S a caccia dei voti del Pd
di Carlo Porcaro
Giovedì 15 Febbraio 2018, 09:31 - Ultimo agg. 15:43
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Dalla desistenza al voto utile il passo è breve, anche se molto scivoloso. Se centrodestra e centrosinistra nella composizione delle rispettive liste, hanno gettato prima un occhio ai candidati avversari decidendo a tavolino in quali collegi sarebbero stati favoriti almeno sulla carta, adesso con i sondaggi che segnalano in Campania una sfida a due tra M5S e l'asse Berlusconi-Salvini-Meloni l'obiettivo è orientare il voto verso chi sembra avere più chance di vincere. «Tanto la sfida è tra noi e i grillini», il refrain pronunciato neanche tanto sottovoce dai dirigenti locali di centrodestra.

Un ragionamento alquanto difficile da mettere in pratica, soprattutto perché questa legge elettorale non prevede il voto disgiunto, ma lo scenario è questo: un bipolarismo di fatto che vede il Partito Democratico terzo incomodo, incapace al momento di spuntarla nei collegi uninominali di Napoli e provincia dove si verrà eletti per un solo voto in più. Nelle riunioni private o negli incontri con le categorie imprenditoriali, molti dirigenti di centrodestra stanno provando a convincere portatori di interessi, semplici elettori moderati o delusi dalla sinistra a preferire la coalizione di centrodestra. «Il voto ad un candidato del centrosinistra all'uninominale sarebbe perso», il messaggio che molti candidati di centrodestra stanno «recapitando» ai propri potenziali elettori nel tentativo di sfondare in terreni politici a loro distanti. Dal canto loro, i grillini continuano ad organizzare il loro personale porta a porta: centinaia le richieste giunte alla coordinatrice campana della campagna elettorale, Valeria Ciarambino, per ospitare i candidati pentastellati nei salotti privati.

Le analisi fotografano il momento contingente, per provare a modificarlo servono azioni dirompenti che solo i leader possono realizzare. Ecco che Napoli diventerà crocevia di appuntamenti di rilievo nei prossimi giorni e forse, persino, come luogo di chiusura della campagna elettorale a livello nazionale. Sabato prossimo, per un convegno con l'Unione industriali, è atteso in città il segretario dem Matteo Renzi: alcuni rumors lo segnalano a Napoli già domani per una full immersion nei temi caldi come legalità, lotta alla criminalità, politiche sociali, riqualificazione ambientale. Una presenza, quella di sabato, orientata a compattare l'ambiente ed accentrare l'attenzione sulla capitale del Mezzogiorno, anche se rischia di sovrapporsi a quella già prevista di Emma Bonino con la sua +Europa in compagnia delle punte di diamante del Pd Paolo Siani e Marco Rossi Doria.

Il centrodestra, invece, dovrebbe spendere le sue carte alla fine della corsa. Il presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, ieri a Napoli per una visita a Nautic Sud, potrebbe tornare il 24 per un evento alle Vele di Scampia. Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha in mente addirittura di chiudere la campagna a Napoli con una grande convention l'1 o il 2 marzo. Il segretario della Lega Matteo Salvini non scenderà in città: saliranno i suoi a Milano, anche perché qui in Campania - esclusi Gianluca Cantalamessa e Pina Castiello - in posizione utile per l'elezione ci sono candidati residenti nelle regioni del Nord. Per quanto riguarda il Movimento Cinquestelle, dopo la puntatina di Alessandro Di Battista ad Ercolano e la due giorni fitta di impegni (e grane nazionali come la vicenda dei rimborsi mancati) del rally di Luigi Di Maio, si sta già predisponendo il programma per la prossima settimana. Di Battista è atteso col suo camper il 22 a Casal di Principe ed il 23 a Scafati mentre il candidato premier sarà a Caserta sempre il 23 febbraio ed il 25 ad Afragola.

 

Nel centrosinistra, come detto, gli umori sono mediamente neri ma c'è anche chi non si scoraggia ed anzi mette nel mirino i sondaggisti. È il caso del sociologo Luciano Brancaccio, che fa parte dello staff del candidato al centro Marco Rossi Doria, secondo cui le proiezioni effettuate da YouTrend (network di Quorum, società del figlio di Ilvo Diamanti) non sarebbero rappresentative: «Si basano su campioni nazionali che poi vengono proiettati al livello di collegio nell'ipotesi che il rapporto tra il risultato di ciascuna lista sul piano nazionale e locale sia pari a quello delle europee 2014 - ha sbottato su facebook - In pratica se nel 2014 il Pd a Napoli centro ha fatto segnare un risultato pari all'80% del dato nazionale, allora si prende la rilevazione campionaria di oggi e si riduce all'80% per cento per stimare il consenso di oggi nel collegio. Come se l'articolazione territoriale del voto non cambiasse nel corso del tempo e come se i candidati nei collegi uninominali non avessero un loro impatto autonomo sugli elettori. Qualche effetto di persuasione sull'elettore questa cosa ce l'ha». Antonio Noto dell'Ipr Marketing ha rincarato le accuse: «C'è una doppia malafede, da parte di alcuni istituti che propongono questi dati come sondaggi e da parte dei media che non spiegano al lettore che questi non sono sondaggi». YouTrend ha reagito alle critiche aspramente evidenziando che «il servizio non è mai stato presentato come frutto di sondaggi di collegio, bensì di calcoli fondati sull'attuale situazione elettorale nazionale come registrata dai sondaggi di più Istituti. A partire da questo, sulla base dello storico elettorale, stimiamo la distribuzione a cascata del voto sull'intero territorio nazionale». Una difesa obbligata da chi si è sentito accusato di non fornire un contributo di chiarezza ai mezzi di informazione e di conseguenza ai cittadini. «Il modello stesso è in costante evoluzione per tenere conto dei dati, sempre più dettagliati, provenienti dagli Istituti di sondaggio. Cogliamo l'occasione per annunciare che, avendo ultimato il periodo di test, a partire da questa settimana l'algoritmo terrà conto (in maniera ponderata) anche della distribuzione regionale e macro-regionale registrata da diversi Istituti di sondaggi», hanno anticipato. A breve i sondaggi si potranno commissionare ma non saranno più pubblicabili, quindi l'eventuale (dis)orientamento degli elettori terminerà. Resta, con questa legge elettorale anomala e carica di rischi, che il richiamo al voto utile dominerà le ultime due settimane dal voto del 4 marzo. Utile a cosa? A creare un governo il più stabile possibile, verosimilmente il più largo possibile. Da qui la corrispondenza d'amorosi sensi (e voti) tra le due grandi coalizioni di centrodestra e centrosinistra: non si attaccano molto, sparano insieme contro i grillini.
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