Una attività di indagine che verrebbe vanificata però da una fuga di notizie che vede coinvolti, secondo i magistrati, l'allora sottosegretario alla presidenza del consiglio e attuale ministro dello Sport, Luca Lotti, il comandante generale dell'Arma dei carabinieri Tullio Del Sette e il comandante dei carabinieri della Legione Toscana, generale Emanuele Saltalamacchia. Si pone poi una questione di competenza territoriale, visto che la parte più considerevole dei presunti illeciti, riguardante gli appalti Consip, sarebbero stati commessi nella capitale. La vicenda, in particolare, è quella relativa all'appalto cosiddetto Fm4, la gara di facility management del valore di 2,7 miliardi bandita nel 2004 e suddivisa in diversi lotti, tre dei quali potrebbero essere aggiudicati alla società dell'immobiliarista Alfredo Romeo, assieme ad altri. L'ipotesi di corruzione contestata a Romeo è relativa, secondo gli inquirenti, alla consegna di somme di denaro al dirigente Consip Marco Gasparri (anche lui indagato) per ottenere appalti «cuciti su misura». L'11 gennaio a Piazzale Clodio si svolge un incontro per il coordinamento investigativo, al quale partecipano i procuratori di Napoli e di Roma, Giovanni Colangelo e Giuseppe PIgnatone. Si decide in quella occasione che la procura di Roma indagherà sugli appalti Consip e sulla presunta fuga di notizie mentre i magistrati partenopei si occuperanno degli appalti di Napoli (tra cui quello per le pulizie all'ospedale Cardarelli) e di tutte le eventuali connessioni con le ipotesi di reato di associazione mafiosa e concorso esterno. La collaborazione tra i due uffici giudiziari ha portato oggi alla misura cautelare nei confronti di Romeo, dopo la trasmissione di una serie di atti, tra cui interrogatori condotti da Woodcock.
Perquisizione domiciliare, invece, per l'ex deputato di An Italo Bocchino, diventato «consulente» di Romeo (una perquisizione estesa anche all'ufficio di Bocchino presso la sede del Secolo d'Italia, dove l'ex parlamentare ha l'incarico di direttore editoriale).
Nell'ambito di quello che si configura ormai come il filone principale dell'inchiesta, ovvero gli appalti Consip, la procura di Roma ha iscritto nelle scorse settimane nel registro degli indagati per concorso in traffico di influenze, Tiziano Renzi, padre dell'ex premier, e l'imprenditore farmaceutico Carlo Russo, uomo ritenuto vicino a Romeo. Ed oggi, mentre veniva eseguita l'ordinanza di custodia nei confronti di Romeo, carabinieri e finanziari perquisivano, su disposizione dei pm della capitale, l'abitazione di Russo a Scandicci, in provincia di Firenze. Nel decreto di perquisizione viene sintetizzata dai magistrati l'ipotesi accusatoria: Russo e Tiziano Renzi, «sfruttando le relazioni esistenti tra Tiziano Renzi e Luigi Marroni», ad di Consip, «si facevano promettere indebitamente» «da Alfredo Romeo», «che agiva previo concerto con Italo Bocchino, suo consulente, utilità a contenuto economico, consistenti nell'erogazione di somme di denaro mensili, come compenso per la loro mediazione verso Marroni», in relazione allo svolgimento di gare. Russo, Romeo, Tiziano Renzi e Bocchino - si legge nel decreto - sono indagati in concorso per traffico di influenze.