«De Magistris isolato», la crisi si sposta nelle Municipalità di Napoli

«De Magistris isolato», la crisi si sposta nelle Municipalità di Napoli
di Luigi Roano
Lunedì 17 Giugno 2019, 08:00 - Ultimo agg. 10:38
3 Minuti di Lettura
La Municipalità 5 il Vomero, in bilico. La 10 - parliamo di Bagnoli - seriamente sgarrupata e la 8 - siamo a Scampìa dove demA è all'opposizione ma ha piazzato il colpo dell'abbattimento delle Vele - che rischia l'implosione. Senza troppi giri di parole, il sisma che si sta abbattendo sul mondo arancione ha un suo epicentro ben preciso ed è piazza Municipio, a Palazzo San Giacomo, dove al secondo piano c'è l'inquilino principale, il sindaco Luigi de Magistris. Da un lato l'essere in campo per una campagna elettorale infinita, dall'altro un rimpasto che non ha dato i risultati sperati stanno scuotendo dalle fondamenta gli arancioni. Il rompete le righe si sente nell'aria, si annusa parlando con chi il Comune lo frequenta. Cosa c'entra il rimpasto? Non si tratta delle persone coinvolte nell'ultimo giro in giunta, ma di politica. Per dirla alla de Magistris abbiamo un hombre vertical - appunto l'ex pm - impegnato a promuoversi come candidato alla Regione o se capitasse alle Politiche, ma è clamorosamente venuto meno il raccordo tra centro e periferia, tra demA movimento e il sindaco, tra primo cittadino e assessori, e a cascata si arriva alle Municipalità.
 
I cambi in giunta con l'arrivo delle due assessore Monica Buonanno e Laura Marmorale - due donne che faticano - dovevano essere il viatico politico per rendere, come si diceva una volta, la base del Movimento protagonista. Vale a dire che la giunta è stata caratterizzata e tarata proprio sull'unico vero alleato che il sindaco ha: Insurgencia e dintorni. L'incoronazione di Enrico Panini segretario nazionale di demA il sigillo a questa strategia. Invece lo schema non ha funzionato: nessuna lista alle Amministrative e alle Europee, completamente interrotti i rapporti con le Municipalità, dove vivono i frontmen di demA, e il colpo di grazia a ogni speranza di rivoluzione arrivato con il giro di poltrone di sottogoverno operato senza nessuno «scuorno», come ha detto qualcuno, e con l'unico criterio di sistemare i numeri della maggioranza. Tanti gli assessori scontenti e un po' scoppiati. Del resto la consiliatura scade nel 2021 e de Magistris non si potrà ricandidare, ammesso che il sindaco intenda portare a termine il mandato. È umano, se non c'è un progetto politico che stimoli sul serio, che gli stessi assessori prima di prendere schiaffi dai napoletani sulle tante cose che non funzionano in città ci pensino due volte.

Il campanello d'allarme è suonato qualche giorno fa con le difficoltà alla Municipalità 5 dove tra il crac e il paradiso la differenza è un solo voto e con il presidente Paolo De Luca inevitabilmente destinato a finire sotto il ricatto politico di questo o l'altro consigliere. La slavina però sta per cadere su Bagnoli e Scampìa e qui le motivazioni addotte dai gruppi demA sono le stesse: vale a dire che sindaco, giunta e Movimento politico sono lontani anni luce e non c'è interlocuzione. Nell'ultima tornata elettorale si sono lamentati perché oltre a non presentare liste gli arancioni non hanno dato nessuna indicazione di voto, questo il deserto nel quale i frontmen si muovono. A Bagnoli il tema è lo stesso. Il gruppo arancione è composto da ben 9 consiglieri e anche il presidente Diego Civitillo è di de Magistris. Dopo la conferenza dei servizi di venerdì tenutasi alla Porta del Parco sul futuro di Bagnoli si è levato alto il grido di dolore dei centri sociali e delle associazioni territoriali. Nel mirino ci è finito lo stesso Civitillo. Giovedì è previsto un consiglio municipale dove addirittura il capogruppo Oreste Milano - questo trapela - potrebbe prendere decisioni clamorose. A Scampìa è la consigliera e pasionaria Maria De Marco - che già all'assemblea demA all'hotel Oriente espresse tutto il suo dissenso su come il centro dimentica la periferia arancione - è in difficoltà e con lei il capogruppo Claudio Di Pietro: anche loro non sono più sicurissimi della fedeltà politica all'ex pm.
© RIPRODUZIONE RISERVATA