L'ex vicesindaco di Napoli Sodano:
«Torno in campo e guardo a Pisapia»

L'ex vicesindaco di Napoli Sodano: «Torno in campo e guardo a Pisapia»
di Carlo Porcaro
Venerdì 13 Gennaio 2017, 09:07
3 Minuti di Lettura
Risponde al telefono nei pressi di Palazzo Madama, luogo delle battaglie condotte in prima linea per denunciare il businesse rifiuti in Campania quando era presidente della Commissione Ambiente, «da semplice cittadino» che però ammette «lavora alla costruzione di un nuovo soggetto che possa finalmente rappresentare la sinistra».

Tommaso Sodano si è eclissato pubblicamente il giorno in cui si dimise da vicesindaco di Napoli con tanto di coda polemica nei confronti del capo di gabinetto del sindaco, Attilio Auricchio. Non ha contatti con de Magistris da molto tempo («gli ho fatto un messaggio di in bocca al lupo in campagna elettorale e di auguri quando è stato rieletto»), si guarda intorno e invita il sindaco a «sfidare il Governo con un piano concreto». Ad accelerare il suo ritorno nell'agone, la querelle Saviano-de Magistris e poi l'editoriale su Il Mattino di Isaia Sales su come risollevare Napoli e l'intero Mezzogiorno. «Indica la strada da seguire per contribuire alla trasformazione della città ed a combattere seriamente la camorra, senza pregiudizi, semplificazioni, sterili annunci. Napoli da sola non può farcela, c'è bisogno di aprire una grande vertenza», premette con un post su facebook e poi aggiunge che il primo cittadino «si gioca la partita nazionale sul rilancio delle periferie».

Tra la rivendicazione autonomistica e l'appiattimento su vecchie politiche centralistiche c'è una terza via per rilanciare Napoli?
«Finalmente Sales, da studioso del fenomeno camorra e uomo da sempre impegnato nelle istituzioni, indica una strada giusta. Già in passato ha provato a gettare le basi per lo sviluppo del Mezzogiorno con l'economia dal basso, realizzata con esperienze concrete a fine anni '90 e inizio 2000. Io dico che ora serve un piano straordinario di lavoro, che non sia solo assistenza. L'Italia intera ha attraversato in questi anni un periodo di vera e propria guerra di natura economica. Allora credo sia arrivato il momento di mettersi al lavoro insieme, tutte le Istituzioni nel reciproco rispetto. Napoli ha bisogno del Governo, l'Italia ha bisogno di Napoli».
Ma non c'è stato nessun dialogo in questi anni, soltanto conflitti mediati in parte dall'attuale ministro della Coesione territoriale De Vincenti: non è un'utopia?
«Luigi ha posto questioni giuste sul commissariamento di Bagnoli, su cui il Governo ha commesso un errore tattico e strategico: il commissario non poteva risolvere nulla su un tema di competenza del Comune. Del resto, quando ero vicesindaco, avevo suggerito di separare l'incombenza della bonifica spettante al Governo dall'idea di città sotto il profilo urbanistico da conservare in capo al Comune. Ora mi pare che si sia aperto uno spiraglio».
Invece sulla diatriba tra Saviano e de Magistris ha preferito rimanere neutrale.
«La lotta alla camorra è un tema delicato, sbaglia chi si limita ad essere pro o contro loro due. Storicamente quando ci sono divisioni, se ne giova solo la criminalità organizzata. Saviano non lo condivido sempre, spesso si sovraespone, però devo ricordare che quando ha fatto la trasmissione tv sui Casalesi ha citato il lavoro del mio libro».
Ma come giudica l'operato della giunta arancione?
«Come Renzi sbagliava a raccontare un'Italia che non c'era ed ha preso una tranvata col referendum, su Napoli bisogna riconoscere che nella scorsa legislatura abbiamo fatto passi in avanti ripulendo la città dall'onta dei rifiuti però tanto va fatto ancora. Il Comune da solo non ce la può fare, non creiamo illusione a cui seguirà lo sconforto. Io mi siederei al tavolo col Governo su politiche sociali, lavoro, investimenti. Napoli autonoma è una grande suggestione, fa emergere l'orgoglio ma servono i soldi».
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