Napoli, l'Aventino indigesto della vecchia politica

di Vittorio Del Tufo
Martedì 25 Luglio 2017, 09:24
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Banchi deserti tra le opposizioni, banchi semivuoti anche nella maggioranza arancione. Nel giorno della discussione in consiglio comunale sulla firma del patto per Bagnoli, il sindaco resta solo. Accusato un po' da tutti, anche da pezzi importanti del suo schieramento, di aver calpestato l'assemblea cittadina escludendola dalle scelte più importanti, quelle che attengono allo sviluppo della città. 

Singolare nemesi, quella di De Magistris. Potremmo definirla la nemesi dell'Aventino. Dopo aver sperimentato - avendolo egli stesso provocato per mesi, tirando legnate a destra e sinistra - il muro contro muro istituzionale, è costretto ora a mandare giù l'amaro calice dell'isolamento proprio nel fortino di casa. Insomma: dalle barricate istituzionali alle barricate condominiali. È la storia che gira: proprio Dema, che lungamente aveva difeso, non senza ragione, le prerogative del consiglio comunale sulle scelte urbanistiche e sul piano di risanamento per Bagnoli, oggi si ritrova sul banco degli imputati per aver firmato gli accordi ignorando del tutto il ruolo e le funzioni dell'assemblea cittadina.

«Non contestiamo la firma dell'intesa», si affrettano a dichiarare i Barricaderi dell'Aula Vuota, ma il «metodo della prevaricazione». È vero, sono stati sprecati molti mesi senza che le forze politiche potessero esprimere una posizione da far valere ai tavoli istituzionali. Però quei banchi deserti in Consiglio, ieri mattina, non erano un bel vedere. Anzi erano uno spettacolo piuttosto indigesto. Ci permettiamo di ricordare a tutti, dal sindaco che fino a ieri usava la clava contro il governo, alle opposizioni (e una parte di maggioranza) che oggi gli contestano di aver «umiliato il consiglio comunale», che l'Aventino non è mai una buona scelta. Bagnoli è di tutti, il suo destino riguarda ogni singolo napoletano, e dopo aver perso 25 anni nel più clamoroso fallimento che la storia della città ricordi, sarebbe stato opportuno arrivare all'appuntamento con la cabina di regia offrendo al sindaco che ha firmato l'accordo un mandato politico pieno. Evitando figuracce come quella di ieri: dopo un quarto di secolo d'inerzia assoluta, sinceramente da un consiglio comunale è legittimo aspettarsi atteggiamenti più decorosi.

D'altra parte, temiamo che le scaramucce delle ultime ore, le urla e gli strepiti, le vesti stracciate, i mal di pancia diffusi anche tra i compagni di viaggio di Dema, abbiano poco a che vedere con il destino di Bagnoli. E siamo piuttosto il retaggio - i cascami qua e là riaffioranti - di una politica vecchia come il Cippo, che si nutre di rancori, dispetti, veleni e rappresaglie. Non è un caso che a protestare più vibratamente contro il presunto putsch di De Magistris siano proprio quei partiti e partitini che da tempo si sbracciano per avere più spazio (e magari qualche posticino in giunta). Senza considerare le forze di opposizione, da Forza Italia al Pd, che hanno un disperato bisogno di giustificare la loro esistenza in vita, essendosi ormai da tempo consegnate all'irrilevanza.
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