Lettieri: «Non mollo Napoli
ma fuori dai partiti»

Lettieri: «Non mollo Napoli ma fuori dai partiti»
di Gerardo Ausiello
Domenica 18 Settembre 2016, 10:12 - Ultimo agg. 16:10
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Resta in campo, ma esclude una terza candidatura a sindaco («no grazie»). A prescindere dal suo ruolo in un Consiglio che nell'era demagistriana considera inutile, assicura che non mollerà la città. Mentre, sul piano nazionale, apre alla riforma costituzionale e al dialogo con Renzi. Quello di Gianni Lettieri è un ritorno che fa rumore.

Dopo il ballottaggio lei è uscito di scena. Nessuna dichiarazione ai giornali, assente alle prime sedute di Consiglio. Perché? Cosa ha fatto in questi mesi?
«Mi sono ripreso la mia vita, dedicandomi in primis alla mia famiglia, e mi sono rimesso a lavorare intensamente per le mie aziende. Mi sono concesso anche una lunga vacanza, ho visitato città moderne e storiche in giro per il mondo ed ho avuto la conferma di ciò che dico fin da quando ero presidente degli Industriali: gli altri vanno avanti, noi siamo fermi, anzi arretriamo».
Nell'ultima conferenza stampa, dopo il ballottaggio, lei disse che avrebbe riflettuto sull'opportunità o meno di restare in Consiglio. Ha deciso? Resta o si dimette?
«Innanzitutto dissi una cosa che ribadisco tuttora: avevo ed ho la coscienza a posto. Mi sento come chi vede un amico in grande difficoltà e lo avvicina, spontaneamente, per offrirgli aiuto nella consapevolezza di sapere esattamente cosa fare. Ma quell'amico respinge l'offerta. Alla fine si è comunque soddisfatti perché si è compiuto un gesto di grande generosità e responsabilità. Al di là di tutto contano le intenzioni. E su questo nessuno potrà mai accusarmi di non essermi dedicato e donato alla mia città. Ci ho messo la faccia, l'impegno, le risorse. Oggi ho la responsabilità di mantenere un filo con quanti hanno creduto nel mio progetto. Per questo, al di là della mia permanenza o meno in un Consiglio comunale sempre più mortificato e svilito delle sue prerogative, non mollo il mio impegno per la città. Gianni Lettieri c'era, c'è e ci sarà. E lo farà come sempre a modo suo: senza essere ingabbiato negli schemi di partiti e coalizioni, ma come espressione di un civismo ed un movimentismo giovane, preparato, volontario e aperto, che rappresenta la vera ventata di positività e speranza delle ultime elezioni. Continuerò dunque il mio dialogo ed il mio lavoro con tutte le forze sane della città, ma non con chi è stato ed è responsabile dello sfascio attuale». 
Lei dice che in tanti le hanno chiesto di restare. Dai partiti e in particolare da Forza Italia, ad eccezione di Martusciello, non è però arrivato nessun appello.
«Sì infatti, mi fermano per strada, mi scrivono via mail e sui social. Le liste che fanno riferimento a me insieme valgono in città più dei principali partiti nazionali. Ringrazio ovviamente i partiti che mi hanno appoggiato, ma io rispondo ai napoletani che mi hanno sostenuto, non alle segreterie».
Forza Italia ha annunciato nelle scorse settimane l'adesione di un consigliere municipale eletto con la sua lista. Quali sono i rapporti con il partito? Non sembrano proprio idilliaci, come del resto non lo erano in campagna elettorale. Cosa pensa di Stefano Parisi? 
«Le ripeto, a me di quello che fanno i partiti non è mai interessato. A me è sempre interessato risolvere i problemi dei napoletani. Parisi sta dando con coraggio un contributo ad un centrodestra che deve necessariamente riorganizzarsi».
In queste settimane sono circolate tante voci. Anche quella di un suo passaggio al Pd, con il sostegno di De Luca e Renzi.
«Sono un imprenditore ed è per questo che, da sempre, ho instaurato buoni rapporti con ogni livello istituzionale. Da pragmatico, poi, credo nelle azioni: giudico in base a quello che si fa o non si fa. Tutti sono a conoscenza del mio rapporto trentennale di stima e amicizia con De Luca, che si sta impegnando e sta lavorando molto bene su molti fronti, ma se non cresce Napoli la regione resta al palo. Per questo, in mancanza di un'amministrazione cittadina all'altezza, credo che la Regione si debba dotare di uno strumento ad hoc per lavorare sullo sviluppo di Napoli. Passando al piano nazionale, in Italia amiamo giocare al tiro al piccione a prescindere dagli interessi del Paese. Allora mi chiedo: abbiamo necessità di mettere mano alla Costituzione? Bisogna lavorare a modifiche per rendere il Paese più efficiente? La risposta è ovvia, sì. Quindi credo che sia da valutare molto attentamente l'apertura di Renzi per discutere sulla modifica della legge elettorale. Senza pregiudizi e senza tabù. Tutto è sempre migliorabile, per carità, ma da qualche parte bisogna pur iniziare per disegnare il futuro del nostro Paese».
Durante la sua assenza, a fare opposizione a de Magistris sono state soprattutto Valente e Carfagna.
«Stanno facendo un buon lavoro, sono due donne competenti, tenaci e legate alla nostra città. Si sente poco la voce dei 5 Stelle, i cui elettori sono stati presi in giro con una candidatura di facciata utile solo a tirare la volata a de Magistris, che resta un sindaco di forma e non di sostanza visto che l'80 per cento dei napoletani non lo ha votato».
Alle ultime elezioni Carfagna disse: «Mi faccio da parte perché c'è Lettieri». Lei farebbe lo stesso con Carfagna in un'eventuale prossima competizione?
«Sì, ma lo farei a prescindere».
Come ha trovato la città al suo rientro?
«In questo periodo, per motivi di lavoro, sono più fuori che a Napoli. Ed ogni volta, al mio rientro, vedo scene da terzo mondo. Trovo una città che si lamenta ma sempre più rassegnata. E questa è la principale colpa di questa amministrazione: aver spinto i napoletani alla rassegnazione. I tagli al welfare, poi, sono vergognosi e inaccettabili. Ha fatto bene Il Mattino a porre in evidenza i problemi sollevati dalla Corte dei Conti. L'unica certezza in questi anni è stato il costante aumento delle tasse e l'azzeramento dei servizi».
Lei si è sempre definito un imprenditore prestato alla politica. Cosa c'è nel suo futuro da imprenditore? Punta sempre su Atitech o intende fare altro? 
«Gli imprenditori fanno politica tutti i giorni, quella vera, concreta: mandano avanti le proprie aziende, pagano le tasse, assumono, pagano stipendi, investono, formano i giovani. La mia Atitech è un gioiello che è stato salvato dal fallimento. Cresce, si rafforza e guarda all'estero per ulteriori sviluppi. A Salerno stiamo ultimando la prima fase di un investimento complessivo di 140 milioni senza un solo euro pubblico. Le idee e l'impegno non mancano. Stiamo valutando altri investimenti».
Per due volte lei è arrivato al ballottaggio ma non ce l'ha fatta. Non c'è due senza tre?
«No grazie, non l'ho fatto per campare perché a me non serviva uno stipendio, l'ho fatto perché so come risolvere i problemi e come ridare dignità ai napoletani. No, non mi candiderò di nuovo a sindaco, ho altro da fare, ma non mollo e sono disponibile a supportare chi vorrà dar vita ad un progetto credibile per salvare Napoli».