L'ex governatore Caldoro:
«Lettieri non lasci il consiglio»

L'ex governatore Caldoro: «Lettieri non lasci il consiglio»
di ​Gerardo Ausiello
Sabato 18 Febbraio 2017, 09:02
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«Non è stato un errore candidare Lettieri. Ma Gianni sbaglia a lasciare il Consiglio comunale». Anche se nell’aria, lo strappo di Lettieri - che in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno ha annunciato l’addio all’Aula di via Verdi e confermato la vicinanza al governatore De Luca - ha avuto nel centrodestra napoletano e campano l’effetto del vaso di Pandora scoperchiato: deflagrante. Ne parliamo con Stefano Caldoro, ex governatore e capo dell’opposizione di centrodestra in Consiglio regionale, che nel suo ragionamento, assolvendo Forza Italia, elogia pure de Magistris.

Che idea si è fatto della decisione di Lettieri?
«Sono dispiaciuto più che sorpreso. Credo che il disimpegno diretto da consigliere comunale non sia un fatto positivo. Quanto al sostegno di Forza Italia alla sua candidatura a sindaco, ritengo sia stata una scelta giusta».

Ma Lettieri è stato sconfitto sia nel 2011 che nel 2016.
«Non c’era un’opzione migliore in quel momento, la candidatura di Gianni è apparsa allora come l’unica possibile. Mara Carfagna era la sola alternativa, però lei si è sempre dichiarata indisponibile».

Possibile che in cinque anni Forza Italia e il centrodestra non siano stati in grado di costruire una candidatura credibile? Non ritiene che questa sia una grave responsabilità della classe dirigente locale?
«Ritengo innanzitutto che se non avessimo appoggiato Lettieri, avremmo dovuto schierare una personalità con le sue stesse caratteristiche e dunque un esterno, un uomo del fare. Peraltro sia nel 2006 che nel 2011 siamo arrivati al ballottaggio superando il Pd. Un obiettivo tutt’altro che semplice e certamente non scontato. Più che un candidato forse è mancata una visione, un modello di città in grado di aggregare non solo le forze politiche ma, con maggiore credibilità, le realtà produttive e professionali della città. Bisogna invece riconoscere a de Magistris di aver dimostrato forza e capacità di leadership e di avere una visione di città che possiamo definire popolare e alternativa, ma sicuramente viva e vitale, in grado di conquistare un elettorato diffuso. De Magistris è stato, insomma, un avversario qualificato, di peso».

Lei dice popolare, molti nel suo schieramento direbbero «populista».
«Ribadisco: popolare e insieme alternativa. Questo non possiamo non riconoscerlo al sindaco. Ecco perché sta a noi proporre un modello diverso, moderno e riformista. In questo senso il lavoro fin qui compiuto da Mara Carfagna in Consiglio con il gruppo - che ha concentrato la sua attività politica sui problemi concreti, in primis il welfare, sui servizi carenti e su temi strategici come l’occupazione - rappresenta un buon inizio».

Non le dà fastidio che Lettieri giuri amore eterno a De Luca, suo acerrimo avversario?
«Il buon rapporto tra De Luca e Lettieri è noto, un’amicizia trentennale sempre rivendicata, con coerenza, da entrambi. Proprio questo feeling con l’ex sindaco di Salerno gli impediva di fatto di impegnarsi in prima linea nella mia campagna elettorale».

D’accordo, ma da tempo si parla con insistenza di un incarico che De Luca starebbe per assegnare a Lettieri.
«Non è ancora chiaro. Non saprei dire, quindi, se il loro rapporto di amicizia si trasformerà anche in rapporto politico».

I vertici del partito campano, De Siano e Russo, non hanno fatto sconti a Lettieri: «Quando ha perso - è stato l’affondo - ha dato sempre la colpa ad altri».
«De Siano e Russo hanno ragione, questo fa un po’ parte del carattere dell’imprenditore. Del resto spesso capita che chi si misura in esperienze di questo tipo provenendo dalla società civile scarichi le responsabilità sulla politica. In realtà quando si perde le colpe sono di tutti».

Da governatore, anche lei ha avuto momenti difficili con de Magistris, ma oggi tra sindaco e presidente della Regione c’è una situazione imbarazzante, di rottura totale.
«De Luca sostiene di voler essere il sindaco della Campania ma disegnare un ruolo gestionale per un ente di programmazione come la Regione è un errore e crea inevitabilmente problemi ai Comuni, e ai sindaci che li amministrano. Detto questo, il dialogo è indispensabile. Sembra averlo capito più il sindaco che il governatore».

Forza Italia e il centrodestra dovranno per forza di cose fare i conti con Salvini?
«Lui conduce la sua battaglia al Nord, ma al Sud la Lega non esiste. A Salvini, comunque, io preferisco Zaia e Maroni, ovvero le esperienze di buon governo della Lega».

E Berlusconi?
«Resta centrale, anche sul fronte delle alleanze. Sta lavorando con grande attenzione e prudenza, a conferma della sua volontà di ripartire da princìpi e valori moderati. In questo momento considero il suo messaggio molto rassicurante».

Lei ha assistito a diverse scissioni, in certi casi ne è stato anche protagonista. Ma stavolta tocca al Pd.
«Una scissione è sempre un atto doloroso e una sconfitta per tutti, che produce danni incalcolabili».

Al posto di Renzi come si comporterebbe?
«Non entro nelle dinamiche di altri partiti, però chi guida ha sempre maggiori responsabilità».

A Napoli, invece, il Pd è coinvolto nello scandalo Listopoli.
«Cose del genere capitano quando ci si riduce all’ultimo momento. Chi ha responsabilità deve trovare il modo di chiedere scusa. C’è, tuttavia, un tema di semplificazione delle norme non più rinviabile».

Intanto il bando da lei avviato sullo stadio Collana ha scatenato caos e incertezze.
«Il vicepresidente della giunta regionale Bonavitacola ha dichiarato che si confronterà con l’Avvocatura regionale. Io avrei fatto lo stesso. Probabilmente oggi la soluzione migliore è trovare un’intesa con il Comune».
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