Napoli, Tavella: «Cgil, in due anni tutto fermo
sono stati persi 20mila iscritti»

Napoli, Tavella: «Cgil, in due anni tutto fermo sono stati persi 20mila iscritti»
di Luigi Roano
Domenica 26 Febbraio 2017, 10:23
4 Minuti di Lettura
Due anni fa, giorni più giorno meno, Franco Tavella lasciò la segretaria generale della Cgil perché secondo il segretario nazionale Susanna Camusso «il sindacato in Campania era inconsistente» e scattò il commissariamento. «E devo dire - attacca Tavella a oltre 700 giorni dalla defenestrazione per mano della Camusso - che dopo due anni di commissariamento ci sono 20mila iscritti in meno e problemi finanziari che avevo iniziato a correggere e che sono rimasti gli stessi, ma soprattutto sono preoccupato per la Cgil che rischia sul serio la marginalità».
Ci può stare che l'ex segretario abbia il dente avvelenato ammesso però che un pizzico di autocritica lo faccia lui stesso, perché comunque la sua gestione qualche problema lo ha lasciato

Allora Tavella come stanno le cose? Va bene il calo degli iscritti ma come spiega sei milioni di deficit?

«Mi lasci prima fare un ragionamento»

Prego.

«Perdere 20mila iscritti su 297mila è come se avessimo perso l'intera Irpinia e sono gli effetti del commissariamento non colpa del commissario. Mi pare che siano stati commessi errori. Poi dicono al sindacato che la perdita degli iscritti è un dato fisiologico, ma io non ci sto. Io penso che sia un dato più che allarmante, ripeto è come se avessimo perso il comprensorio irpino. La Cgil ha bisogno di una riorganizzazione e di idee per il sud e il dato meriterebbe per questo ben altra riflessione».

Non è che è arrabbiato perché è stato commissariato? Perché non ci dice dei soldi che mancano un bel pacco di milioni...

«Se 5 milioni dovesse essere il quadro, dovremmo commissariare tutta le Cgil a livello nazionale, perché ai tempi miei era un dato comune a tutto il territorio, a tutto il Paese. Mi sembra del tutto evidente, era una condizione comune a tutte le sedi Cgil d'Italia perché mi sembra che rispetto a un mondo che soffre, quello del lavoro, fabbriche che chiudono, politiche per il lavoro che mancano non ci può essere un sindacato in salute e ricco e che non abbia problemi economici, poiché vive dal contributo dei lavoratori. E se questi vanno in affanno andiamo in affanno anche noi della Cgil».

E quindi?

«Io sono stato fatto fuori per un progetto politico della Camusso. Il commissariamento era ingiustificato, mi ero dimesso e si poteva andare in assemblea e fare altre cose. Ora invece passeremo anche i prossimi due anni a parlare di cariche, nomine e cose di questo genere che non interessano i lavoratori, in questo modo si è ridotta l'agibilità sindacale in Campania».

Sia più chiaro.

«Ci sarà il congresso straordinario entro la primavera poi quello ordinario l'anno venturo, vale a dire che non si parlerà di problemi della gente ma a di incarichi, e non interessa a nessuno».

Abbia pazienza torniamo sui soldi: 5-6 milioni sono una cifra mostruosa di deficit come si è arrivati a questa altezza di perdite?

«Sento dire che vogliono vendere il palazzo di via Torino, cosa che avevo messo già nel mio piano, fanno una cosa che poteva essere fatta prima, abbiamo perso altro tempo. Per la cronaca avevo anche immaginato lo spostamento degli uffici, poi lei mie chiede del debito e io sono pronto a spiegare».

Allora lo faccia.

«Nel dettaglio dopo due anni non posso entrare, mi riferisco ai miei tempi: diciamo che siamo sui 5,5 milioni di debiti dentro ai quali però si mettono i mutui che tuttavia sono sotto controllo dunque come si fa a definirli deficit se sono serviti a ristrutturazione delle sede e altre cose di questo tipo?»

E la restante parte del deficit come si compone?

«L'esposizione debitoria maggiore è dovuta alle società collegate alla Cgil: Caf e Smile che si occupava di formazione e io l'avevo messa in liquidazione. La Cgil in quanto tale aveva una condizione finanziaria di equilibrio se nell'esposizione debitoria non si considerano anche i mutui. Poi c'è una quarta società quella che gestisce il Palazzo che pure avevo messo in liquidazione».

Insomma, nulla di particolarmente strano o da cambiare?

«No se si pensa alla situazione in cui ci troviamo. La cosa che mi colpisce è che c'è ancora un dibattito sulla questione economica per la quale ci vorrebbe un commercialista. E non si parla seriamente della grande questione della legalità a Napoli, la precondizione per qualsiasi sviluppo del territorio. La Cgil dovrebbe farsi carico di aprire un tavolo con il governo per pretendere un presidio del territorio serio invece di fare le solite fiaccolate».

Quando lei parla di riorganizzazione forse allude anche - stando a qualche spiffero pure esce fuori dal Palazzo - che forse troppa gente usufruisce di permessi sindacali anche quando non servono?

«Dalle informazioni che ho io la Cgil è stata sempre molto corretta, io avanzo una critica squisitamente politica.
Non mi risulta che ci siano problemi di carattere etico, riconosco il rigoroso lavoro su questo fronte dello stesso commissario».


 
© RIPRODUZIONE RISERVATA