Napoli e la crisi di governo: nel Movimento 5 Stelle tutti contro tutti

Napoli e la crisi di governo: nel Movimento 5 Stelle tutti contro tutti
di Carlo Porcaro
Venerdì 23 Agosto 2019, 08:00 - Ultimo agg. 12:32
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Così tanti i voti presi in Campania e così tante le differenze col Partito democratico che il Movimento Cinquestelle - sia i portavoce eletti che i militanti iscritti - non vuole mutare pelle e faccia in nome di un nuovo eventuale Governo con i dem. Il decalogo elencato dal capo politico, Luigi Di Maio, al termine delle consultazioni al Quirinale, ha ringalluzzito i grillini di Napoli e dintorni. Sono tornati alle origini, alle radici identitarie con cui sono nati 10 anni or sono (che verranno festeggiati proprio nel capoluogo partenopeo a ottobre).
 
Beni comuni, Sud, regionalismo equo: sono soprattutto questi i temi rilanciati su cui chiedere la convergenza del Pd. Con molta moderazione, per la verità. Diventare alleati nazionali di Zingaretti & company significherebbe moderare i toni dell'opposizione dura e pura portata avanti contro il governatore Vincenzo De Luca. Uno sforzo contro-natura per chi non vuole stringere accordi con nessuno. In ogni caso, i consiglieri regionali hanno espresso nella chat di gruppo che «la situazione è molto delicata» e quindi le prese di posizione sono state espresse con la massima cautela. La certezza, uno dei punti di partenza non a caso ribaditi da Di Maio che ha in Regione la fedelissima Valeria Ciarambino, è che il Movimento «avrà un'attenzione intransigente sulle politiche relative al Sud» come ha spiegato Marì Muscarà.

Siamo noi a dettare la linea, sono gli altri a doverci seguire, è il messaggio inviato al Pd che ha rinsaldato i pentastellati al punto che in decine hanno scritto sui social: «Bravissimo Luigi», «Voglio vedere se il Pd è veramente di sinistra», «No al Pd, noi coerenti». Un fiume di consensi, almeno secondo la tanto osannata e compulsata rete, per la posizione di Di Maio che non vuole perdere la leadership del Movimento per magari lasciare spazio allo storico concorrente Roberto Fico da sempre aperturista verso la sinistra. Il deputato maranese Andrea Caso è molto chiaro: «No a chi vuole dettare aut aut: il dibattito si deve aprire come sempre abbiamo fatto sui temi». La senatrice di Villaricca, Maria Domenica Castellone, ha ricordato come i punti elencati dal loro capo «siano già oggetto di proposte di legge depositate o incardinate in Camera o Senato: se avessimo governato da soli avremmo già attuato molte delle cose elencate, ma purtroppo abbiamo governato con contraenti che non hanno condiviso la nostra stessa visione».

Dalla pancia degli storici meet-up, si è auspicato «il male minore». Giuseppe Sica, fedelissimo di Di Maio, per esempio è arrivato a sostenere che «se riuscissimo a riallacciare con la Lega, forse sarebbe meglio, con tutti i suoi limiti. Perché dall'altro lato c'è il Pd di Renzi e Zingaretti per non nominare gli altri». Appunto, tornare con Salvini per molti potrebbe essere il male minore. Chi guarda al futuro individuando il nuovo premier è Mariano Peluso, candidato all'Europarlamento in lizza per ricoprire il ruolo di coordinatore campano del M5S: «Un Governo Fico è al momento l'unica opzione possibile per l'Italia, per il MoVimento 5 Stelle. Non si tratta di passare da destra o sinistra, dal centro alla tangenziale. Dobbiamo raddrizzare la rotta, abbandonare la logica della comunicazione a tutti i costi e continuare a legiferare per gli italiani prima ancora che per i nostri possibili elettori: più redditi di cittadinanza e aiuti concreti alle famiglie, meno decreti sicurezza e nemici immaginari buoni solo per la propaganda becero-sovranista. Un governo che faccia, con Beppe garante, che possa contare sull'esperienza di Di Maio e di Conte, ma che sia di rottura con le logiche del passato che hanno lasciato sul campo 6 milioni di nostri elettori e compagni di lotte espulsi solo per aver acceso il cervello». Una delle espulse, Paola Nugnes, non si è fatta irretire dal discorso del politico pomiglianese: «Come si può parlare 15 minuti e non dire niente?».
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