Pronto il ricorso per Cosentino
«La sentenza si può ribaltare»

Pronto il ricorso per Cosentino «La sentenza si può ribaltare»
di Gigi Di Fiore
Venerdì 18 Novembre 2016, 08:18 - Ultimo agg. 08:38
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Da quando è agli arresti domiciliari, non ha mai perso un’udienza del suo processo. E anche nel giorno decisivo Nicola Cosentino era nell’aula del collegio C del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, accompagnato dai suoi due figli gemelli ventiduenni Silvio e Mario. Lo avrebbe atteso una lunga giornata e lui, l’imputato, si è seduto come sempre tra i suoi avvocati Agostino De Caro e Stefano Montone. Subito dietro, i figli e in fondo diversi giornalisti. Quando, intorno alle 14, i giudici sono entrati in camera di consiglio, naturalmente i cronisti hanno cercato di strappare a Cosentino una dichiarazione, una frase, un commento. Tutto inutile.
 



Nicola Cosentino è rimasto in silenzio. I suoi difensori gli avevano consigliato di non lasciarsi scappare parole. La ragione era il divieto di colloquio che, da detenuto ai domiciliari, Cosentino deve rispettare. Ogni virgolettato diventerebbe una violazione al divieto, con il rischio di un ritorno in carcere. Da qui, qualche battibecco degli avvocati con i cronisti. Per questo, Cosentino ha deciso di tornarsene nella sua casa di Venafro, dove avrebbe atteso la sentenza. «Troppa tensione su questo verdetto» spiegavano nel frattempo gli avvocati.

Erano le 16, quando Cosentino ha lasciato l’aula, accompagnato dai figli. In auto, diretto alla casa dove è ai domiciliari. Si è tenuto in contatto telefonico con i difensori, chiedendo notizie, previsioni sulla camera di consiglio dei giudici. Ma - dicono gli avvocati - è rimasto sempre calmo. Una scelta: Cosentino ha sempre voluto seguire in prima persona tutti i suoi processi. Ha letto tutti gli atti, studiandoli con scrupolo, seguendo le strategie difensive e suggerendo episodi e dettagli ai suoi avvocati, con lucidità. 
Alle 18, è arrivata la sentenza. Nove anni rispetto ai sedici chiesti dal pm Alessandro Milita. Via cellulare è corsa la notizia: gli avvocati hanno telefonato a Cosentino, per analizzare con lui il dispositivo. È stato un lungo colloquio, una prima analisi su cosa dicevano le righe scritte dai giudici. Commenta l’avvocato Stefano Montone: «Una condanna resta sempre una condanna, ma ci sono spiragli interessanti per un ricorso d’appello su cui ben sperare».

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