Patto su Bagnoli e conti in rosso: così scricchiola la base arancione di de Magistris

Patto su Bagnoli e conti in rosso: così scricchiola la base arancione di de Magistris
di Adolfo Pappalardo
Giovedì 27 Luglio 2017, 16:42 - Ultimo agg. 16:51
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In quelle assenze qualcuno ci ha visto un campanello d'allarme. Un segnale per una sorta di delusione per quella rivoluzione arancione che, dopo sei anni, sembra ora via via decolorandosi. Non ancora una rivoluzione tradita ma almeno offuscata. Annebbiata. O annacquata. 

A cominciare dal quel patto Bagnoli con il governo. Prima urlato e osteggiato in tutti i modi dal sindaco de Magistris e poi firmato in fretta e furia con tanto di evviva rivolto all'ex pm da parte dell'(ex?) odiato Renzi. E veniamo poi al tragicomico consiglio comunale di lunedì convocato appositamente per spiegare le ragioni del cambio di rotta. Assise che vede anche il Pd stranamente alleato sull'Aventino con grillini e Forza Italia. E se quest'ultimi stanno all'opposizione a Roma e a Napoli, i primi da un lato si sperticavano in lodi per la firma apposta da de Magistris (e la settimana prossima da Gentiloni) ma dall'altro lo attaccavano perché non erano stati convocati prima della firma stessa...Misteri e schizofrenia della politica in salsa democrat. 

Poi l'assise che salta per mancanza del numero legale perché proprio i consiglieri di Dema risultano assenti. «Nessuna fibrillazione, ho fatto solo 8 minuti di ritardo», si è giustificata la consigliera Laura Bismuto premurandosi di aggiungere come «Rivendico e difendo quanto fatto su Bagnoli». Almeno visto dal lato di palazzo San Giacomo. Perché l'accordo sull'area dell'ex Italsider ha lasciato l'amaro in bocca non tanto alla maggioranza politica quanto alla base, ai movimenti, a quel brodo primordiale della rivoluzione arancione che si è giocata tutto su Bagnoli. E non a caso lunedì mattina i movimenti erano sotto palazzo San Giacomo in presidio a protestare. 

«Tutta la trattativa è stata svolta sotterraneamente, senza concordare con la città i punti di lavoro né aggiornarla sugli sviluppi, informandola sbrigativamente degli esiti all'ultimo momento», è l'analisi impietosa fatta l'altro giorno dall'Assise di Bagnoli che poi assesta la botta più forte: «E' stato effettuato un sostanziale scambio politico tra l'insediamento alberghiero/portuale di lusso a Nisida e la spiaggia pubblica, che costituisce il principale nodo critico sul piano delle scelte insediative». Ovvero l'Assise accusa il sindaco di essere sceso a patti con quei poteri forti che aveva sempre detto di voler combattere. Accusa pesante per uno che su questo scenario di guerra ci ha costruito tutta l'avventura politica a San Giacomo.

Senza contare, sempre su Bagnoli, il fronte che sta per aprirsi con Città della Scienza contraria al trasloco del museo e con i grillini pronti a schierarsi contro il sindaco («Sarebbe ora che il sindaco iniziasse ad ascoltare davvero i suoi cittadini», ha tuonato due giorni fa Roberto Fico proprio a Napoli). Tutto fuoco che cova sotto la cenere e destinato a infiammarsi dopo la pausa estiva nonostante il sindaco continui ad ostentare sicurezza.

Ma siamo certi che la base stia scricchiolando solo per il caso dell'area dell'ex Italsider? Piccole crepe si sono aperte anche sulla gestione dell'Anm e sui morosi che abitano le case comunali. Su quest'ultimo punto appena qualche giorno fa un duro botta e risposta proprio tra i tre consiglieri di Dema e i dirigenti del patrimonio per le 10mila lettere spedite a chi è indietro con i canoni. Perché quest'ultimi si sono affrettati a spedire le missive nonostante il consiglio comunale con un ordine del giorno aveva chiesto tempo. E, invece, ecco le lettere che in sostanza davano un aut aut: «O vi mettete in regola o lasciate le case». Insomma come il più arcigno dei padroni di casa che arriva con l'ufficiale giudiziario più che una richiesta che parte da un'amministrazione progressista... «Una scelta dolorosa causata anche dalle politiche di austerity che mettono in ginocchio gli enti locali ma evitiamo di far cadere tutto sulle fasce più deboli» dice Carlo Giordano segretario regionale di Sinistra italiana, partito in maggioranza e giunta con l'assessore Ciro Borriello (al patrimonio). Poi Giordano con lucidità argomenta che gli scricchiolii alla base non ci sono ma ammette: «Serve maggiore ascolto e anche su Bagnoli occorre riconvocare un consiglio e, fatto salvo l'accordo, alcuni punti devono essere chiariti». E, in ultimo, la fibrillazione sull'Anm. Con Nino Simeone, consigliere Dema e capo della commissione trasporti, che attacca pesantemente Ciro Maglione l'amministratore dell'azienda dei trasporti nominato proprio da San Giacomo: «Ha il compito di far funzionare l'azienda, non licenziare e tagliare gli stipendi dei lavoratori». Tutti nodi, giurano, che arriveranno al pettine con l'autunno quando anche il Pd, subito dopo il congresso provinciale, potrebbe svegliarsi dal torpore. «Il comune di Napoli ha avuto 235 milioni dal governo per il rientro dal pre-dissesto, ma tra le condizioni c'erano una dismissione del patrimonio immobiliare ed un miglioramento nella riscossione e non mi pare sia un segreto che questo non sta funzionando», attacca ieri Luigi Marattin consigliere economico della Presidenza del Consiglio dei Ministri intervenuto a Napoli a un'iniziativa democrat sui conti dell'amministrazione comunale. E il presidente pd Matteo Orfini da Roma attacca direttamente l'ex pm: «Segnalo a de Magistris che è sindaco non da qualche giorno, ma da 6 anni. Eviterei dunque lo stucchevole tentativo di scaricare le responsabilità sempre su altri. Se i bilanci del comune - attacca - sono in una situazione disastrosa sarebbe opportuno che il sindaco umilmente riconoscesse non dico la propria inadeguatezza, ma almeno l'esigenza di un salto di qualità nell'azione amministrativa».
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