Napoli, trasporti lacrime e sangue ma nessuno pensa ai cittadini

di Vittorio Del Tufo
Martedì 20 Marzo 2018, 09:56
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Al capezzale del trasporto pubblico a Napoli si affaccia un nuovo protagonista. Si chiama Nicola Pascale, è il capostaff dell'assessore alla mobilità Calabrese e indosserà, da domani, il camice bianco per evitare che all'illustre ed esangue paziente venga staccata la spina. Che l'azienda di trasporto pubblico, l'Anm, sia poco più di un morto che cammina lo attestano i tempi di percorrenza dei bus e quelli - biblici - di attesa alle fermate, i treni a singhiozzo nella metropolitana più bella e autocontemplativa del mondo, nonché lo sprofondo rosso dei conti, tanto dell'Anm quanto dell'azionista unico Comune di Napoli. Lo attesta, da ieri, anche il dossier inviato dalla stessa Anm al Tribunale fallimentare. Un'informativa che dimostra ancora una volta quanto il servizio offerto ai cittadini, che dovrebbe essere il vero core business dell'azienda, sia lontano anni luce dagli standard minimi di decenza.

Corse tagliate e spese ridotte all'osso. Rincari delle tariffe di sosta e del costo dei biglietti. Scure sugli autobus urbani e su quelli provinciali, con milioni di chilometri perduti, smarriti, sacrificati sull'altare di un risanamento finanziario che è ancora drammaticamente di là da venire. Un quadro impietoso di fronte al quale la prospettiva di offrire ai cittadini un servizio normale svanisce. L'Anm incassa di più, spende di meno ma lascia a piedi in cittadini. E questo a causa di una situazione finanziaria talmente penosa da aver reso necessario il ricorso al concordato preventivo. Ora l'Anm, grazie ai commissari, è al riparo dai pignoramenti e dai decreti che certamente l'avrebbero portata all'altro mondo in breve tempo. Ma sul piano finanziario la società è sotto tutela; i nuovi vertici saranno di fatto controllati a vista dai giudici fallimentari.

Di fronte al disastro dei mezzi pubblici a Napoli, la prospettiva che l'azienda cominci a rifiatare è certamente positiva. Anni di ignavia da parte di un management palesemente inadeguato, nonché sperperi, sprechi e sottovalutazione delle sacche di improduttività che pesavano come una zavorra sui conti dell'azienda hanno prodotto il risultato che è oggi sotto gli occhi di tutti. Le necessarie alchimie contabili consentiranno all'Anm di ripartire? Probabilmente si. Ma a quale prezzo? C'è un convitato di pietra nel piano lacrime e sangue. Questo convitato di pietra sono gli utenti, i fruitori del servizio pubblico.

I quali continueranno a scontare sulla propria pelle un fallimento che ha radici antiche. Napoli ha dimostrato, sul fronte del trasporto urbano, una notevolissima capacità di adattamento, naturalmente al ribasso. L'evidenza di numeri - le corse tagliate, i chilometri sacrificati - è semplicemente raggelante. Sul fronte della qualità del servizio bisognerà attendere almeno due anni prima di vedere risultati concreti. A quel punto, forse, l'Anm sarà salva, ma i cittadini avranno pagato un prezzo salatissimo al risanamento dell'azienda.

Dopo anni di piani di rilancio disegnati sulla sabbia, di allegre finanze e di malagestione, quantomeno rincuora che il nuovo amministratore unico dell'Anm, Nicola Pascale, sia un tecnico. Un professionista che ha competenza in materia di trasporti e che dovrà presentare un piano industriale di rilancio diverso da quelli fin qui annunciati, un piano basato sulla riorganizzazione dei servizi e del personale. Resta da augurarsi che i cittadini-utenti, fino a oggi letteralmente ignorati - peggio: calpestati - tornino al centro dei radar dell'azienda. Perché è a loro, e solo a loro, che devono essere rivolte le politiche di risanamento. Viceversa, resteranno alchimie contabili e finanziarie che serviranno - ci auguriamo - a salvare posti di lavoro ma non faranno avanzare di un solo passo la nostra lunga rincorsa ai modelli europei di efficienza. 
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