I casi di Borriello e Cierro sono stati esaminati dalla Commissione di garanzia del Pd metropolitano di Napoli, che ha archiviato il caso. Quella di Borriello non è l'unica «ricandidatura» al Consiglio comunale che ha fatto discutere: nella lista «Terra nostra» a sostegno del candidato sindaco di Fratelli d'Italia Marcello Taglialatela compare il nome di Gennaro Castiello, eletto nel 2011 nelle liste del Pdl. A marzo 2014 Castiello è stato raggiunto da un'ordinanza di custodia agli arresti domiciliari nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Napoli su presunti casi di corruzione elettorale. Le indagini facevano riferimento alla candidatura di Castiello nel 2013 nella lista del Mir, i Moderati in rivoluzione di Samorì. Rientrato in Consiglio comunale approdando al Gruppo misto, Castiello ha tentato la candidatura anche alle regionali del 2015 nella lista «Noi Sud» a sostegno della candidatura di Stefano Caldoro.
C'è poi il «caso Ala», che ha raggiunto le pagine dei quotidiani nazionali. Nelle liste dei «verdiniani» a sostegno della candidata Pd Valeria Valente, candidati rispettivamente al Consiglio comunale e al Consiglio della Nona Municipalità (Soccavo, Pianura) compaiono Vitale e Vincenzo Calone. Sono il figlio e il nipote di Vincenzo Calone senior, pluripregiudicato con denunce e arresti per camorra e droga. «Mio padre ha pagato per quello che ha fatto, io ho la fedina penale pulita», ha spiegato Vitale Calone in occasione della manifestazione alla Stazione Marittima alla quale hanno partecipato il leader nazionale di Ala, Denis Verdini, e i senatori Vincenzo D'Anna e Antonio Milo.
Ma non c'è stato solo il caso Calone: sui giornali è finito anche Giuseppe Riganato, detto Peppe, sempre candidato al Consiglio comunale nella lista Ala. Riganato si è fatto notare per i particolarissimi manifesti elettorali che lo vedono ritratto con, alle spalle, l'immagine di Giovanni Di Vincenzo, consigliere municipale uscente di Scampia, morto poche settimane fa per un malore improvviso. Di Vincenzo, del quale Riganato era considerato il braccio destro, era il cognato di Giuseppe Parisi, detto 'o Nasone, affiliato alla camorra e ucciso nel 2011 in un agguato a Secondigliano.
Cerca di rientrare nel «parlamentino» dell'Ottava Municipalità (Piscinola, Marianella, Chiaiano, Scampia) Domenico Andreozzi, consigliere uscente e candidato nella lista «Prima Napoli» di Gianni Lettieri; Andreozzi è figlio di Gabriele, ritenuto affiliato al clan camorristico Nuvoletta e arrestato lo scorso febbraio per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, in un'operazione che vide finire in manette anche Giuseppe Iacolare, figlio di Gaetano, uno dei killer del giornalista del «Mattino» Giancarlo Siani ucciso nel 1985 dalla camorra.
Dal Consiglio municipale di Secondigliano tenta la scalata al Consiglio comunale Francesco Mattiucci, candidato nella lista « Napoli in Comune» nella quale confluiscono esponenti di Sel, Rifondazione Comunista, movimento «Possibile» di Pippo Civati e altre forze di sinistra a sostegno della candidatura di Luigi de Magistris. Mattiucci, eletto nel 2011 al Consiglio della Settima municipalità con Fli, è finito sui giornali per un video risalente alla seconda metà degli anni Novanta nel quale, con il nome d'arte Luca Vignati, cantava un pezzo neomelodico dal titolo «O panaro 'e droga»: titolo inequivocabile e testo «goliardico» nel quale raccontava di un acquisto di droga per «sballarsi tutta la notte».
Tra i candidati nelle liste a sostegno del sindaco uscente de Magistris il caso che ha fatto più discutere è probabilmente quello di Eleonora De Majo e Rosa Schiano, entrambe candidate al Consiglio comunale nella lista «Dema», omonima dell'associazione fondata dal primo cittadino partenopeo.
Sulla candidatura delle due attiviste, in particolare contro quella di Schiano, l'Associazione Italia-Israele di Napoli ha espresso «sconcerto e indignazione» per «le inqualificabili posizioni ostili e aggressive nei confronti dello Stato di Israele». Alcuni post pubblicati su Facebook da Eleonora De Majo di «denuncia della politica aggressiva di Israele nei confronti dei palestinesi» sono stati invece additati da simpatizzanti della comunità ebraica napoletana.