Primarie Pd, dai cinesi agli infiltrati tutti i flop delle primarie

Primarie Pd, dai cinesi agli infiltrati tutti i flop delle primarie
di Gigi Di Fiore
Mercoledì 25 Novembre 2015, 17:31 - Ultimo agg. 24 Novembre, 09:19
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Cinesi in fila senza permesso di soggiorno, infiltrati di centrodestra tra gli elettori, un votante nel seggio ogni 30 secondi: sono passati quasi sei anni da queste denunce dell’allora capogruppo regionale campano del Pd, Peppe Russo.



Si riferiva alle primarie napoletane che avrebbero favorito l’elezione a sindaco di Luigi De Magistris. Il suicidio del Pd partenopeo, costretto ad annullare lo scontro tra Umberto Ranieri e Andrea Cozzolino, che scatenò una raffica di accuse di brogli e sospetti. L’illusione delle primarie, l’illusione di uno strumento di democrazia che vive negli Stati Uniti addirittura dal 1847, quando per la prima volta fu utilizzato dal Partito democratico per designare il suo candidato in Pennsylvania. A Napoli, l’entusiasmo delle prime ore per i 44mila votanti, si trasformò in quel gennaio del 2011 in un boomerang. Walter Veltroni parlò di «inquinante guerra tra bande».



E l’allora segretario provinciale del Pd, Nicola Tremante, fu costretto ad annullare le primarie che avevano designato Cozzolino a candidato sindaco. E il fantoccio primarie, che il Pd bollò nel 2005 come grande conquista di partecipazione democratica, invece di unire sembra da dieci anni dividere il partito. Anche il successo a Roma di Ignazio Marino, che non era il candidato ufficiale della segreteria nazionale, fu macchiato da accuse. Cristiana Alicata della direzione regionale laziale del Pd parlò di «incredibili file di rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionatissimi di politica».



Per votare, si dovrebbe dichiarare di condividere i valori del partito, presentare carta d’identità e certificato elettorale in aggiunta, se non iscritti al Pd, a due euro. Anche gli stranieri possono votare se hanno naturalmente permesso di soggiorno, o residenza. A volte, hanno potuto farlo persino i sedicenni.



E si sono alimentate confusioni e accuse. In realtà, è proprio l’assenza di regole certe, di leggi che possano dare un riconoscimento giuridico alle primarie a rendere tutto così caotico. Solo due regioni, Calabria e Toscana, hanno una legge sulle primarie. Le altre procedono con auto regolamentazioni, che seguono gli umori e gli equilibri del Pd.



Quando ci furono le primarie del 2012 per designare il candidato premier del centrosinistra, si cambiarono due regole: una a favore, l’altra a sfavore di Renzi.