Referendum: Campania come la Florida
ma è rebus astensione al voto

Referendum: Campania come la Florida ma è rebus astensione al voto
di ​Paolo Mainiero
Venerdì 25 Novembre 2016, 13:31 - Ultimo agg. 21:04
3 Minuti di Lettura
Quante volte abbiamo sentito dire che la Campania può essere la Florida d'Italia? Bel sole, bel mare, belle spiagge, stessa vocazione turistica. Bene. Ma da oggi a rendere un po' più simili la nostra regione e lo Stato americano potrebbe essere anche la politica. La Campania come la Florida?

Se ne parla nei corridoi e nelle stanze della politica dove in attesa del referendum del 4 dicembre si fanno un po' di conti. La Florida, è storia, è stata spesso decisiva nelle presidenziali americane. In Florida, nel 2000, George Bush jr sconfisse di appena 537 voti Al Gore e staccò il biglietto per la Casa Bianca. Il 7 novembre scorso il successo di misura in Florida ha lanciato Donald Trump nella vittoria contro Hillary Clinton. Ieri, fiutando l'aria che tira, il presidente della Regione Vincenzo De Luca butta un sasso nello stagno. «Si ha paura del voto in Campania che oggi come alle regionali è politicamente decisivo», azzarda il governatore. La Florida è qui. De Luca si gioca molto, se non tutto. Ha preso con Renzi l'impegno che in Campania il sì vincerà e in ossequio a quest'impegno ha mobilitato le sue truppe cammellate, invitandole, se il caso, anche ad offrire frittura di alici a volontà. «Ma era una goliardata, quando ha pronunciato quelle frasi abbiamo sorriso tutti, non è calato alcun silenzio imbarazzato», prova a ridimensionare il caso il sindaco di Castellammare Antonio Pannulo. Goliardate a parte, quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare. E De Luca è un duro.

La Campania come la Florida? La Campania decisiva? Alle regionali del 2015, alle quali il governatore fa riferimento, la vittoria in Campania spostò l'equilibrio verso il centrosinistra. Grazie al successo di De Luca per appena 60mila voti su Stefano Caldoro, Renzi portò a casa un complessivo 5-2 che gli consentì di mettere a tacere le pretese di chi era pronto a scommettere su una sua sconfitta. Un altro banco di prova della lealtà di De Luca al premier è stato il referendum dello scorso aprile sulle trivelle. Ricordate? Renzi si batté apertamente per l'astensione. Alla fine vinse, il quorum non fu superato. Ebbene, anche in quella occasione il governatore non si risparmiò. E anche allora non mancarono battute a effetto.

«Mi auguro che non si raggiunga il quorum, questo referendum è un grande imbroglio, è inutile», sentenziò. La Campania fu la regione con l'affluenza più bassa d'Italia: il 26,13 per cento, sei punti sotto la media nazionale (32,16). Per la verità, quando si è trattato di mostrare i muscoli, De Luca non si è mai tirato indietro. Per lui parlano i numeri: nel 2012, alle primarie del Pd per la scelta del candidato premier, sostenne Pierluigi Bersani contro Renzi. A Salerno, la città di cui De Luca era sindaco, Bersani ottenne il 65 per cento (Renzi si fermò al 20). Un anno dopo, per l'elezione del segretario del Pd, fu Renzi a fare bottino pieno. A Salerno fu un boom: 73 per cento. Lo chiamano voto bulgaro, che fa sempre comodo a chiunque se lo prenda.

Continua a leggere su Il Mattino Digital
© RIPRODUZIONE RISERVATA