Stazione Tav, la scommessa di Afragola: oggi la partenza con Gentiloni e Delrio

Stazione Tav, la scommessa di Afragola: oggi la partenza con Gentiloni e Delrio
di Paola Perez
Martedì 6 Giugno 2017, 09:35 - Ultimo agg. 11:15
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Inviato ad Afragola

«Qui si corre, si corre. È ancora tutto un cantiere». La voce dell'addetto ai lavori prova ad alzarsi oltre il frastuono dei macchinari, la polvere spinta dal vento, il terriccio rivoltato dalle ruspe, l'odore di asfalto appena gettato che se non stai attento ci lasci le scarpe appiccate sopra. La stazione Tav di Afragola si inaugura stamattina con il premier Gentiloni e fino a ieri sera gli operai lavoravano come formiche intorno, dentro e sopra il formicaio bianco progettato dall'archistar Zaha Hadid. Sicurezza ai massimi livelli, nel perimetro di cantiere entrano solo i dipendenti accreditati, «persino alla macchina del sindaco abbiamo fatto fare marcia indietro», dicono con orgoglio i vigilantes. Di buon mattino in visita una squadra di funzionari della questura, per l'intervento di bonifica con i cani anti-esplosivo si attenderà l'ultimo momento utile.
 

 

Cattedrale nel deserto, si è detto e ripetuto. Ma a ben guardarsi intorno non c'è affatto un deserto, piuttosto uno spazio pieno di altre cose. L'astronave di Hadid è atterrata al centro di un'immensa campagna coltivata a patate, broccoli, asparagi, tabacco, granturco, oppure incolta e brulicante di erbacce che al momento buono saranno rivoltate con le loro zolle per ridare vita all'attività agricola. E in mezzo ai campi ci sono le case dei contadini, molte delle quali frutto di un abuso per necessità: pure quelle di tre piani con finiture ricercate, perché, si sa, in questo mondo bucolico si fanno più figli, e le necessità si moltiplicano rapidamente. C'è l'immondizia, ce n'è tanta, disseminata ai margini dell'erba alta, sacchi gonfi di materiale edile, materassi, ritagli di stoffa, pezzi di metallo, in tutti gli angoli delle strade e dei raccordi che portano verso il terminal del futuro. La gran parte di questo pattume porta i segni di un rogo più o meno recente. Perché siamo nel pieno della terra dei fuochi: il camino dell'inceneritore di Acerra, che domina dall'alto il panorama, sembra star lì a ricordarlo anche ai più distratti. 

Dall'altro versante, quello di Afragola, svettano le twin towers del rione Salicelle, che qui chiamano le torri dei rapinatori, in obbedienza al lessico del malaffare che assegnava a una categoria ogni palazzina del quartiere popolare. Sono il simbolo delle periferie malate, ma guai a pensare che il male sia soltanto camorra: basta allungarsi verso via Arena per ritrovare in fila case, negozi e depositi con gli ingressi nascosti da muri bassi a difesa contro gli allagamenti. Un po' come si fa a Venezia con le paratie per proteggere le botteghe dall'acqua alta, metodo meno raffinato ma ugualmente efficace. Qui la gente si arrangia da una vita aspettando il collettore fognario e magari dell'astronave bianca non si è accorta nemmeno.
 

Oggi, comunque, il terminal dei sogni viene aperto ufficialmente. E pazienza se si presenta ancora come un nudo contenitore di viaggiatori, bianco e luminoso grazie alla copertura di 5mila metri quadri in pannelli trasparenti. I treni già ci passano attraverso, dalla prossima domenica 36 convogli si fermeranno anche, cominciando a raccogliere gli utenti dell'alta velocità che partono dall'hinterland o da altre province campane e giudicano più pratico salire a bordo qui piuttosto che a Napoli. Niente biglietteria, per adesso, si comincia con le macchinette automatiche. Anche per i servizi ci sarà da aspettare. Su un'area interna di 30mila metri quadri, sviluppata su quattro piani, il progetto prevede una galleria commerciale agli ultimi due livelli; all'esterno 150mila metri quadri tra spazi verdi, parcheggio auto (mille posti a regime, prezzi bassi per lanciare l'offerta) e terminal bus.

Poco si vede, in mezzo alla polvere e al bitume, tutto si può immaginare. La svolta per il sistema trasporti arriverà con il collegamento alla Circum e soprattutto con l'avvento dell'alta velocità sulla linea Napoli-Bari. Poi c'è la partita degli «effetti collaterali»: tutto quello che può nascere intorno alla stazione e offrire occasioni di sviluppo e ricchezza. Ed è qui che si accende il segnale di pericolo. Dove si mettono in moto meccanismi economici, la lunga mano del crimine cerca di arrivare. Coperti da una schiera di colletti bianchi, boss e gregari cercano di farsi imprenditori. Negli ultimi giorni, però, accanto ai maestri del business sono tornati a farsi vedere i professionisti delle armi da fuoco. Due spietate esecuzioni in rapida successione - prima Salvatore Caputo, imprenditore parente dei Moccia, e poi Remigio Sciarra, esattore dei Cennamo, ucciso davanti al figlio di 11 anni - danno il segno di quanto sia alta la posta in gioco. 

La variante urbanistica legata alla Tav, scritta una ventina d'anni fa dal ministero dell'Ambiente e dalla Provincia, recepita poi dalla gestione commissariale e in ultimo dal Comune di Afragola, prevede un'area di circa 4 chilometri quadrati nella quale si può intervenire con precisi indici e parametri per impiantare attività. Ma quali sono i progetti, e soprattutto cosa si dovrà fare delle terre coltivate che insistono su questa superficie e che bisognerà espropriare? Domenico Tuccillo, sindaco di Afragola, suggerisce di non lanciare lo sguardo troppo avanti: «Piani attuativi ancora non ce ne sono. Prima lasciamo alla stazione il tempo di decollare, valutiamo i flussi di passeggeri ma anche gli standard di sicurezza legati al transito dei treni superveloci. Già siamo andati abbastanza in fretta: questo terminal è nato in appena due anni. La cosa certa, per adesso, è che utilizzeremo i 13 milioni di fondi compensativi per il disagio per dotare i rioni periferici delle infrastrutture che mancano. Fogne, strade, pubblica illuminazione, in prima battuta; poi arriveranno una cittadella scolastica e impianti sportivi». Cose pratiche, insomma, per dare finalmente dignità a chi ha visto planare l'astronave senza sapere come è fatta una condotta pluviale.

Ma anche Tuccillo lascia sul quaderno la sua idea di futuro per i 4 chilometri che circondano la stazione: «Abbiamo già mandato un progetto alla Regione.
Pensiamo a un polo alimentare, un'expo-mercato con prodotti a chilometro zero, prodotti sani e di qualità nonostante siamo nel pieno della terra dei fuochi. Così potremo coinvolgere i contadini, organizzati in cooperative, lasciando loro i terreni e le attività»

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