Tari, scatta la corsa al ricalcolo: caccia alle bollette gonfiate

Tari, scatta la corsa al ricalcolo: caccia alle bollette gonfiate
di Valerio Iuliano
Mercoledì 22 Novembre 2017, 10:56
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I contribuenti che hanno ricevuto una bolletta Tari gonfiata negli ultimi quattro anni possono chiedere subito il rimborso, ma solo dopo un'attenta verifica. I casi in questione sono alcune decine di migliaia, tante quante sono, a grandi linee, le abitazioni provviste di una o più pertinenze, regolarmente registrate ai ruoli Tarsu del Comune. Ma la strada per ottenere il ristoro non è semplicissima. E, nello stesso tempo, l'eventuale rimborso concesso ad alcuni potrebbe determinare nei prossimi anni una rivisitazione al rialzo delle tariffe applicate agli altri contribuenti.

Un gran caos, figlio di una normativa nazionale piuttosto approssimativa e con tante zone d'ombra. A Napoli la situazione è molto ingarbugliata. È pressoché impossibile stabilire oggi se il calcolo effettuato dal Comune dal 2014 a oggi sulle abitazioni dotate di garage, cantina o solaio sia stato sempre perfetto oppure no. La complessità delle norme ha effettivamente reso la vita difficile a molti municipi. Da Palazzo San Giacomo ribadiscono che i calcoli Tari sono giusti perché il metodo utilizzato risulta conforme alle normative. In sintesi, quello che il ministero dell'Economia ritiene un errore - ovvero l'applicazione della quota variabile della Tari alle pertinenze - secondo l'amministrazione non riguarda Napoli.

Tuttavia negli anni scorsi le banche dati del Comune contenevano numerose falle, ben conosciute dagli stessi assessori con delega al Bilancio, che hanno ripetutamente caldeggiato il perfezionamento dei database. E quelle stesse falle potrebbero aver determinato altrettanti errori nei conteggi degli importi. Le lacune dei database sono state sensibilmente ridotte negli ultimi tempi, ma il calcolo sulla tassa effettuato dal 2014 a oggi ha risentito dei vecchi errori. E perciò proprio dalle lacune dei database potrebbero scaturite ugualmente alcune bollette gonfiate. Ovvero almeno una parte di quelle riguardanti le abitazioni con pertinenza.
 
Per i contribuenti intenzionati a verificare l'esattezza dei loro avvisi di pagamento le strade a disposizione sono due. La soluzione più a portata di mano è quella di utilizzare il software «CalcolaTari» sul portale del Comune, dopo aver recuperato gli avvisi dal 2014 ad oggi. Solo nell'eventualità di un importo superiore a quello versato sarà possibile inoltrare la richiesta di rimborso. Un'altra possibilità è quella di rivolgersi ad un commercialista. In ogni caso, gli stessi cittadini potranno subito rendersi conto della loro situazione contributiva attraverso il controllo degli avvisi di pagamento.

Nella parte relativa al dettaglio delle somme da pagare vengono indicate di solito la quota fissa e variabile per ogni unità immobiliare. Se la quota variabile dovesse essere presente anche per le eventuali pertinenze - e non solo per le abitazioni come prevede invece la norma - la strada per il rimborso potrebbe diventare piuttosto agevole. A coloro che non hanno dimestichezza con gli avvisi di pagamento, resteranno, comunque, le altre due possibilità. Per i cittadini che avranno versato una Tari superiore al dovuto, la soluzione da adottare in tempi brevi è la richiesta di rimborso al Comune. Nell'eventualità di un diniego, si aprirà la strada per un contenzioso dinanzi alla commissione tributaria. A complicare ulteriormente il quadro sulla Tari è arrivato qualche giorno fa un aut-aut da parte dell'Anci. L'associazione dei sindaci ha spiegato che il finanziamento dei rimborsi sulla Tari produrrà un incremento delle tariffe per gli altri contribuenti, per non compromettere il legame tra le entrate prodotte dalla tassa ed il costo del servizio. L'impatto sulle bollette altrui non sarà particolarmente traumatico. E, in ogni caso, dall'associazione dei sindaci è arrivata la richiesta di utilizzare altri fondi di bilancio.
 
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