Terra dei Fuochi e mancata bonifica:
«Chi doveva controllare pagherà»

Terra dei Fuochi e mancata bonifica: «Chi doveva controllare pagherà»
di ​Pierluigi Frattasi
Sabato 18 Febbraio 2017, 08:31 - Ultimo agg. 19 Febbraio, 12:09
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Non solo la mancata bonifica delle discariche, ma anche la sottoutilizzazione degli Stir, gli impianti di tritovagliatura, per la produzione della differenziata. La Corte dei Conti apre un nuovo filone d'indagine sul dramma della Terra dei Fuochi, a caccia dei responsabili politici e amministrativi che potrebbero aver determinato il disastro ambientale e finanziario, sfociato nelle pesantissime sanzioni dell'Ue all'Italia.

Un tema caldissimo al centro della relazione del presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti, Michael Sciascia, che in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2017 in Campania, tenutasi ieri mattina a Castel dell'Ovo alla presenza dei massimi vertici istituzionali, si è concentrato proprio sul mancato risanamento dei siti. «A rimborsare le ingenti spese per la Terra dei Fuochi - il giudizio durissimo di Sciascia - dovranno essere coloro che l'hanno consentita. Non è giusto che a pagare siano i contribuenti. Se il controllo del territorio fosse stato almeno decente, non ci sarebbero stati fenomeni di questa gravità. Occorre individuare le singole responsabilità anche ai fini risarcitori e ripristinatori dell'ambiente, che è un bene collettivo fondamentale».

Nel mirino della magistratura contabile gli amministratori, sindaci e governatori delle giunte precedenti, chiamati a rispondere sulla maxi-multa da oltre 100 milioni di euro, inflitta nel 2015 all'Italia dalla Corte di Giustizia per le mancate bonifiche di 200 discariche in 18 regioni, 48 in Campania, sulla quale grava una sanzione da 20 milioni di euro. Mentre una seconda tranche di 22 milioni relativa al secondo semestre 2016 si è aggiunta lo scorso mese. L'indagine avviata dall'ex sostituto procuratore Donato Luciano è arrivata oggi alle battute finali, con il deposito di 6 atti di citazione, relativi ad altrettanti siti non bonificati - sui 48 presenti nella regione -, risultati non conformi alle moderne normative, per un danno erariale di circa 30 milioni di euro. Il prossimo passo sarà la celebrazione del processo. Citati in giudizio anche gli ex governatori Antonio Bassolino e Stefano Caldoro, nonché l'ex assessore all'Ambiente Giovanni Romano.

«Si tratta spiega il Procuratore Generale Michele Oricchio di una recente attività investigativa che ha portato alla contestazione di una tipologia di danno all'erario sinora mai contestata in Campania, rappresentata dall'applicazione di sanzioni inflitte dall'Unione Europea allo Stato italiano per mancata ottemperanza alle proprie Direttive. Quota parte della sanzione è stata imputata ai pubblici amministratori regionali e locali per la loro imperizia». Mentre i fondi Por Campania messi a disposizione dalla Regione sono stati impiegati «solo in minima parte». «Per il risanamento dei siti dice il Procuratore non si è fatto niente per anni. Ora il ciclo dei rifiuti funziona meglio». L'inchiesta è stata condotta di concerto con le squadre investigative anche delle altre regioni interessate. «Non siamo di fronte a una discarica che può sfuggire incalza Sciascia -, ci troviamo di fronte a un territorio inquinato di ampie proporzioni. 

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