Una Agorà sul mare: ecco il nuovo Science Center a Bagnoli

Un rendering dello Science Center
Un rendering dello Science Center
di Davide Cerbone
Mercoledì 8 Luglio 2015, 08:23 - Ultimo agg. 18:33
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La nuova Città della Scienza, almeno sulla carta, da oggi c’è. La contempli nei rendering che scorrono sul grande schermo, e ti sembra quasi vera: ampi spazi all’aperto per il tempo libero, terrazze, grandi vetrate per non spezzare la continuità tra la collina di Posillipo, il mare e Nisida, pareti di tufo e, in fondo, una spiaggia dalla quale di notte il Science Center sembrerà una lanterna accesa. Perché nessuno dimentichi i bagliori lugubri di quel 4 marzo del 2013 in cui una mano ancora misteriosa incendiò il museo.

«A due anni e quattro mesi da quel giorno terribile, stiamo ancora aspettando di conoscere il colpevole», scuote la testa il consigliere delegato Enzo Lipardi, rivolgendosi a Vincenzo De Luca e al ministro Delrio.

A ridisegnarlo saranno due giovani ingegneri: Valerio Ciotola da Napoli e Andrea Guazzieri da Venezia, rispettivamente 29 e 30 anni.

Sono loro i vincitori del «primo concorso in Italia aperto ai giovani architetti di tutto il mondo» (così lo definisce Lipardi) per la ricostruzione del museo, organizzato con il supporto della Fondazione Architetti e Ingegneri iscritti Inarcassa. A supportarli, un team tutto napoletano composto da Stige and partners, Icaro Srl, Dinamicamente architetti, Nicola Marchetti, Alfredo Postiglione e Salvatore De Lucia.

Una squadra che ha avuto la meglio su importanti professionisti, tra i quali spicca il nome dell’archistar giapponese Kengo Kuma, quinto classificato.

Il nuovo Science Center, che costerà 33,3 milioni (compresi gli oneri per la sicurezza ma esclusa l'Iva), si svilupperà su 11mila metri quadri ai quali si aggiungeranno a dicembre i 5mila di Corporea, il museo dedicato al benessere e alla salute, che ospiterà uno dei più grandi planetari d’Europa. Il Science Center rinascerà sulle ceneri di quello dato alle fiamme, si svilupperà su tre livelli (sarà infatti più alto del precedente), conterrà tre grandi aree tematiche e avrà una «facciata intelligente» che, attraverso dei fori a forma di rombo in sintonia col disegno dell’opus reticulatum di impronta romana, permetteranno la ventilazione e l’illuminazione naturale.

I vecchi depositi ospiteranno invece un teatro, un fab lab e un ristorante, mentre tutt’intorno dominerà la natura: le campate distrutte lasceranno il posto ad una passeggiata lungo la costa, ad un giardino dove la vegetazione crescerà tra le rovine (da qui passerà la pista ciclabile) e ad una Piazza a mare. Infine, la spiaggia, al centro di tanti dibattiti: dovrebbe avere un’estensione di circa 30 metri, ma resta il problema delle bonifiche. Ad ogni modo, osservando le prescrizioni dell’accordo di programma-quadro, l’arretramento rispetto alla linea di costa sarà di 20,74 metri. «Questa è una terra che ama piangersi addosso, noi vogliamo fare», premette. Poi indica l’obiettivo: «Porteremo qui 500mila visitatori, saremo in grado di competere con i più grandi musei scientifici d’Europa, da Monaco a Londra».

Per passare dalle due alle tre dimensioni, dai rendering alla pietra, dai disegni alla consegna, però, bisognerà aspettare ancora tre anni. «See you in 2018», c’è scritto nell’ultima slide. Nel capannone invaso dal caldo l’emozione si scioglie in un applauso. Toccherà alla Regione convocare la conferenza dei servizi per l’approvazione del progetto esecutivo e la realizzazione. Lì fuori, per ora, giacciono le macerie annerite. Ma la rinascita adesso ha un volto.

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