Napoli, gli studenti tornano in piazza: «Questa è la buona scuola che vogliamo»

Napoli, gli studenti tornano in piazza: «Questa è la buona scuola che vogliamo»
di Maria Pirro
Mercoledì 6 Maggio 2015, 09:29 - Ultimo agg. 10:28
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Gli studenti napoletani tornano in piazza. Dopo lo sciopero dei prof e e il corteo in sette città, i ragazzi delle superiori si radunano sotto la guglia di San Domenico Maggiore per dire la loro sulla "buona scuola" e segnalare le "cattive questioni" che restano irrisolte: edifici cadenti, doppi turni, laboratori negati o a spese delle famiglie. E poi c'è il nodo della formazione.



Per chiedere di andare oltre nozionismo, dentro e fuori dall'aula, diversi rappresentanti di istituto ora promuovono il boicottaggio delle prove Invalsi, i quiz a risposta multipla in programma in tutta Italia per verificare la preparazione nelle classi. Tra i contestatori, c'è Adriana Manzoni, 19 anni, eletta al Labriola, il liceo scientifico di Bagnoli il 5 maggio paralizzato dalla protesta nazionale. "Capacità di critica e di analisi, non semplicistiche e univoche soluzioni, favoriscono la crescita. Anche per questo sono contraria a un preside-manager e a un modello aziendalista" dice a proposito della riforma, invocando più dialogo tra i banchi. Poi parla con delusione al rilancio atteso da troppo tempo nel suo quartiere, a seguito della chiusura dell'Italsider. "Un altro esempio di scelte accentratrici. Senza sbocco", aggiunge, "proprio perché non condivise".



Daniele Morgese è rappresentante dell'istituto tecnico commerciale Giustino Fortunato. Frequenta la succursale al rione Traiano: "Il terzo piano non è agibile e quindi la palestra off-limits. Due laboratori su tre hanno attrezzature non al passo con i tempi. Ma è fondamentale l'ambiente in cui si studia anche per gestire al meglio la formazione" sottolinea. Il ragazzo è tra quelli che hanno partecipato alla manifestazione sindacale: "Per solidarietà con i professori che condividono gli stessi disagi nella scuola" argomenta.



Carlo Uliano, rappresentante di istituto al Comenio, ex ottavo magistrale ai Colli Aminei, dice invece che ha preferito non rinunciare alle lezioni in vista dell'esame di maturità ma fa notare che per potenziare l'offerta didattica le famiglie hanno versato un contributo economico volontario. "Fino a 100 euro, oltre al pagamento delle tasse, sono stati chiesti al momento dell'iscrizione per fronteggiare ad esempio le spese per le fotocopie e organizzare corsi di spagnolo e altre attività pomeridiane. L'investimento culturale, però, dovrebbe essere sostenuto anzitutto dal governo, dando più risorse anzitutto alle periferie alle zone a rischio e al Sud. Perché non colmare queste carenze?".



Luciano D'Errico, 19enne dell'istituto tecnico scientifico Nitti a Fuorigrotta, chiede una scuola davvero a misura di studente: "Deve diventare un luogo da vivere non come un peso". Nella sua, progetti che puntano all'integrazione di extracomunitari e a rafforzare occasioni di recupero quest'anno sono realizzati con fondi europei. "E' positivo, ma è decisiva anche la formazione dello stesso corpo docente" spiega, citando il paradosso dei sussidi hi-tech. "Lavagne interattive multimediali sottoutilizzate perché non tutti gli insegnanti sono in grado di usarle, e questo accade in diversi istituti superiori" sostiene.



Sara Russo è iscritta al liceo scientifico Cuomo, che ha tre sedi. Dice: "Un plesso, nel quartiere Stella, è chiuso per motivi strutturali; negli altri due edifici aule destinate ai laboratori accolgono i ragazzi". Non solo: "La giornata di lezione è organizzata su sei ore, si esce alle 14 per evitare i doppi turni ma si arriva ormai deconcentrati alle ultime spiegazioni".



Per Martina Imparato, anche l'ex Campanella, in piazza Cavour, istituto accorpato al Genovesi, meriterebbe diversi interventi urgenti di restyling. "Ci sono porte e maniglie rotte, una volta sono rimasta chiusa in bagno. L'aula magna è un ex deposito, senza possibilità di proiezioni e connessione a internet" racconta. "Questa situazione di precarietà incide su tutto". Quanto alla riforma, "da noi molti professori appoggiano la buona scuola di Renzi" spiega nella Campania da record di adesioni all'agitazione. "Il consiglio di classe e il consiglio di istituto hanno una funzione decisiva come momento di confronto: da noi sono stati l'occasione per scoprire anche di essere d'accordo con gli stessi insegnanti su complesse problematiche" aggiunge l'allieva del Cuomo. "La parola d'ordine è collegialità" interviene Morgese.



"Tutte i componenti della scuola vanno tenute su uno stesso livello per favorire un confronto autentico e costruttivo" ragiona Russo; mentre i suoi compagni si passano il mefagofono, distribuiscono volantini e installano striscioni sull'obelisco. Non sono numerosissimi gli studenti in piazza. Ma l'assemblea non finisce qui.
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