«Io dentista in Africa, ridò il sorriso ai bimbi»

Carotenuto, 28 anni, dal 2000 è attivo nelle onlus

Carotenuto in Africa
Carotenuto in Africa
di Mariagiovanna Capone
Giovedì 28 Marzo 2024, 08:47 - Ultimo agg. 29 Marzo, 07:21
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Grazie a lui, i bambini delle zone più povere e dimenticate dell'Africa hanno ritrovato il sorriso. Giulio Carotenuto, 28enne di Torre Annunziata, si dedica alla cura di chi non ha mezzi e possibilità, e lo fa con l'arma della sua conoscenza. Laureato in Odontoiatria e Protesi dentaria all'Università Alfonso X el Sabio in Spagna, si sta specializzando in Chirurgia Orale all'Università degli Studi di Napoli Federico II sotto la guida del professore Gilberto Sammartino. E proprio come dentista, dal 2020 ha iniziato un percorso che sembra ormai una vocazione: curare i bambini in tutti quei Paesi dove l'assistenza sanitaria è un lusso. «Può sembrare un paradosso: curo i denti e le patologie del cavo orale in luoghi dove il cibo e l'acqua sono un lusso. Ma è proprio lì che c'è bisogno di medici odontoiatri come me, perché da un ascesso si possono innescare problemi ben più gravi che possono portare alla morte». Malnutrizione, cisti, setticemia, tumori: in questi quattro anni, Carotenuto ha visto di tutto. Da pochi giorni è tornato dall'ultima missione umanitaria nel campo profughi dei Saharawi in Sahara occidentale dove ha curato 280 bambini in 13 giorni, e già sta pensando alla prossima.

Gli inizi

Tutto è iniziato nel luglio 2020, quando partì per Zanzibar insieme a una onlus. «Grazie ai miei genitori sono cresciuto con valori forti rivolti all'aiuto del prossimo» racconta. «Quando sei giovane vorresti fare tante cose, ma i mezzi non li hai. Dopo la laurea mi resi conto che nelle mie mani c'era lo strumento per avvicinarmi al volontariato in maniera costruttiva e dare il mio contributo». Zanzibar è un paradiso per i turisti, ma i villaggi sono luoghi poveri e il sistema sanitario inefficiente. «C'erano tanti bambini con gravi patologie orali, ma un giorno sentii il bisogno di intervenire su una bimba magrissima, ai limiti dell'anoressia, che piangeva a dirotto: non mangiava più per le lesioni alla bocca e soffriva enormemente.

Riuscimmo a curarla e dopo alcuni giorni riprese a nutrirsi regolarmente». Quella bimba si chiamava Aisha, proprio come la onlus che Carotenuto, una volta tornato in Italia, decise di fondare.

L'impegno

«Stiamo cercando di fare la differenza, sia attraverso missioni per assistenza sanitaria gratuita, che di educazione nelle scuole dei Paesi del terzo mondo, ma anche progetti contro la violenza sulle donne» spiega. Con Aisha Foundation prova a garantire assistenza sanitaria e umanitaria ai più deboli, instaurando collaborazioni con altre onlus come «Un farmaco per tutti» con cui «abbiamo raccolto 50 mila euro per aprire un dispensario con antibiotici e perfino farmaci per la cura dei tumori». Un processo che sarà traslato nelle altre aree in cui Aisha Foundation ha operato, come Benin, Repubblica Centrafricana, Costa d'Avorio (qui arriverà presto una poltrona odontoiatrica), Zanzibar, Algeria. «In due anni abbiamo curato almeno 1.500 bambini e in ogni luogo vorremmo installare ambulatori permanenti. Abbiamo richieste da tanti altri luoghi, come Congo, Sudan, Sud Africa per aiutare tutti c'è bisogno di un sostegno, chiunque può aiutarci, e dobbiamo anche incrementare le collaborazioni con altre onlus» spiega Carotenuto.

Le persone

Da due anni, poi, collabora con il Laboratorio Salute popolare di Bologna con cui ha curato ben 400 ragazzi dell'orfanotrofio St Josif di Odorheiu, che da anni non ricevevano cure odontoiatriche. «Tra loro c'era Antonia, che da un anno soffriva per una carie non curata: è bastato devitalizzare il dente per vederla tornare a sorridere. Sorridere e stare bene dovrebbe essere un diritto per tutti, invece spesso è negato a tanti bambini». Poi, ci sono stati casi in cui Carotenuto è intervenuto anche su adulti e, va detto, ha salvato delle vite: «Un caso per tutti, accade in Costa d'Avorio racconta - Qui un 22enne aveva delle evidenti problematiche del cavo orale e dopo un intervento maxillo facciale cui ho partecipato, è stata rimossa una massa che poi si è rivelata essere un sarcoma. Quel ragazzo non poteva permettersi le cure, solo la biopsia lì costa 300 euro e senza una diagnosi sarebbe morto. Andiamo in luoghi dove non esiste assistenza sanitaria, tantomeno odontoiatrica. In molti muoiono di sepsi dovuta ad ascessi non curati. Per questo il mio impegno ci sarà sempre».
 

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