Save the Children: Campania al primo posto in Italia per “povertà educativa” di bambini e adolescenti

Save the Children: Campania al primo posto in Italia per “povertà educativa” di bambini e adolescenti
Lunedì 9 Maggio 2016, 13:32
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NAPOLI - È la Campania, a pari merito con la Sicilia, a detenere il triste primato delle regioni italiane con la maggiore “povertà educativa”, cioè quelle in cui è più scarsa e inadeguata l’offerta di servizi e opportunità educative e formative che consentano ai minori di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni. La classifica vede come contraltare Lombardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia, le aree più “ricche” di offerta formativa ed extracurriculare per i minori ed è stata stilata da Save the Children nel rapporto “Liberare i bambini dalla povertà educativa: a che punto siamo?”,  presentato a Roma in occasione della Conferenza di rilancio della campagna “Illuminiamo il Futuro”.

A SCUOLA - In Campania è quasi nulla l’offerta di servizi all’infanzia, dove solo il 3% dei bambini tra 0 e 2 anni può accedere ad un asilo nido pubblico o usufruire di un servizio integrativo. Solo la Calabria riesce peggio (2%), a fronte di una media nazionale del 13%. Anche il tempo pieno sembra essere un miraggio per la maggior parte dei bambini e ragazzi campani: nelle classi delle scuole primarie è assente nell’89% dei casi e la situazione non migliora molto nelle scuole secondarie di rimo grado, dove è l’84% dei ragazzi a non poter frequentare la scuola tutto il giorno. Ancora una volta risultati molto al di sotto non soltanto delle regioni più virtuose, ma anche dalla media nazionale, soprattutto nel caso della scuola primaria, dove a livello nazionale si ha una percentuale del 68%, dato che per la secondaria di primo grado è dell’80%. L’offerta di mense scolastiche, già inadeguata a livello nazionale (48% senza mensa), peggiora drasticamente in Campania, dove il 65% delle classi non hanno a disposizione questo servizio. E, per concludere la lista nera delle mancanze della regione nell’offerta formativa, i dati OCSE –PISA, ci raccontano di un 72% di studenti che frequenta scuole dotate di infrastrutture insufficienti a garantire l’approfondimento. Un dato relativamente positivo è invece rappresentato dal progetto Scuola 2.0, rappresentato dalle aule dotate di connessione internet, che in Campania manca nel 27% delle classi. Restano però ancora molto limitati i programmi didattici volti a favorire l’acquisizione di competenze digitali da parte dei minori.


NEET - Oltre al percorso scolastico uno degli elementi fondamentali per contrastare la povertà educativa è determinato dal contesto di vita al di fuori delle mura scolastiche: andare a teatro, o ad un concerto, visitare musei, siti archeologici o monumenti, svolgere regolarmente attività sportive, leggere libri o utilizzare internet, sono tutti fondamentali indicatori dell’opportunità o della privazione educativa. Nel Sud e nelle Isole la privazione culturale e ricreativa è più marcata, arrivando all’84% della Campania, nelle regioni del Nord riguarda comunque circa la metà dei minori considerati, dove solo le province di Trento e Bolzano scendono al di sotto di questa soglia (rispettivamente 49% e 41%). L’analisi di Save the Children conferma la stretta correlazione tra povertà materiale e povertà educativa: è proprio nelle regioni ai primi posti nella classifica di Save the Children sulla povertà educativa che si registrano i tassi di povertà più elevati d’Italia. In Italia sono 1.045.000 i bambini che vivono in povertà assoluta e poco meno di due milioni quelli che vivono in povertà relativa (il 19%), ma ancora una volta è il Sud a vivere la situazione peggiore, dove più di un terzo dei minori si trova questa condizione. Dal rapporto di Save the Children emerge, infine, una connessione molto forte anche tra povertà educativa e i cosiddetti NEET (Not in Education, Employment or Training), ovvero quei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non frequentano percorsi di istruzione e formazione. Come in un circolo vizioso, infatti, i bambini e gli adolescenti che nascono in zone dove maggiore è l’incidenza della povertà economica e che offrono poche opportunità di apprendimento a scuola e sul territorio, una volta diventati giovani adulti rischiano di essere esclusi, perpetrando questa condizione per le generazioni successive.

Per contrastare la povertà educativa, nel maggio 2014 Save the Children ha lanciato la campagna Illuminiamo il Futuro, per sensibilizzare le istituzioni e contrastare il fenomeno.  La campagna si caratterizza quest’anno per la nuova iniziativa “7 giorni per il futuro”, una settimana con circa 400 eventi e iniziative in tutta Italia, promossi da più di 250 tra enti e associazioni, dedicati ai bambini e alle famiglie per informare e sensibilizzare sull’importanza delle risorse educative per la crescita dei più piccoli. Dall’inizio della campagna, Save the Children ha attivato in tutto il territorio nazionale 16 Punti Luce, in 9 regioni: Catania, Palermo, Bari, Brindisi, Gioiosa Ionica, Scalea, Napoli (3 Punti Luce), Roma (2 Punti Luce), Genova, Torino, Milano (2 Punti Luce), Sassari. In occasione del rilancio della campagna, verranno inaugurati altri due Punti Luce, a L’Aquila e tra qualche settimana a Potenza. I Punti Luce spazi ad alta densità educativa che sorgono in quartieri svantaggiati delle città, all’interno dei quali i bambini tra i 6 e i 16 anni e le loro famiglie usufruiscono di diverse attività gratuite, tra cui sostegno allo studio, laboratori artistici e musicali, gioco e attività motorie, promozione della lettura, accesso alle nuove tecnologie, educazione alla genitorialità, consulenze pedagogiche, pediatriche e legali. I Punti Luce hanno finora accolto complessivamente circa 5500 minori. Nel solo 2015 sono stati più di 4800 i bambini e ragazzi ad essere stati coinvolti nelle attività, di cui quasi 3100 sono iscritti e frequentano regolarmente i centri. Sono inoltre state assegnate 500 doti educative, piani formativi personalizzati per bambini in condizioni accertate di povertà, che prevedono anche un contributo economico per l’acquisto, ad esempio, di libri e materiale scolastico, l’iscrizione a un corso di musica o sportivo, la partecipazione ad un campo estivo o altre attività educative individuate sulla base anche delle inclinazioni e talenti del singolo bambino. A Napoli sono tre i Punti Luce aperti da Save the Children nei rioni Sanità, Barra e Chiaiano, con circa 400 bambini e adolescenti che frequentano regolarmente i centri e quasi 800 coinvolti in almeno un’attività dall’inizio del progetto.

(a cura di Comunicare il Sociale)
 
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