Accademia Belle arti di Napoli, le allieve: «Esami rinviati ​per non essere molestate dal prof»

Accademia Belle arti di Napoli, le allieve: «Esami rinviati per non essere molestate dal prof»
di Giovanni Chianelli
Giovedì 20 Febbraio 2020, 00:00 - Ultimo agg. 21:13
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Nell’aula 208, al terzo piano dell’Accademia di Belle arti, in questi giorni si svolgono degli esami. Sono quelli del corso del docente accusato di aver fatto molestie ai danni di una studentessa. Lui manca, l’altro ieri ha dato le dimissioni. Perciò, più che ripassare le lezioni, gli studenti parlano d’altro: palpeggiamenti, richieste di immagini, minacce, ripercussioni nella carriera accademica. Escono fuori diverse storie ma il leit motiv è più o meno lo stesso: «Lo faceva con tutte, contattava su Facebook e iniziava l’aggancio. Chiedeva appuntamenti per un caffè, un aperitivo, per andare al cinema. Se accettavi ci provava subito. Se lo bloccavi, iniziava la persecuzione» ripetono le giovani.

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Le “vittime”, raccontano, erano prevalentemente del primo anno: «Così potevano non conoscere la sua fama» racconta una studentessa che dice di essere stata contattata il primo giorno del corso. «Mi propose per un provino in un cortometraggio, fui felice. E il pomeriggio stesso mi chiese di incontrarci, accettai senza problemi. Invece durante l’appuntamento provò a baciarmi, mi rifiutai, praticamente fuggendo. Nei giorni seguenti mi chiese, in modo nervoso, se ne avessi parlato in giro. Da quel momento ho vissuto nel terrore che ostacolasse la mia carriera».

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«Dopo vari messaggi - rivela un’altra ragazza - passò alle vie di fatto negli ambienti universitari. Mi ha toccato due volte in zone intime, spingendomi a fuggire. Poi è iniziato l’incubo, la paura della sua reazione. Non ho dormito per mesi, vivevo terrorizzata». Un’altra: «Mi ha chiesto di fare sesso con lui, e quando gli ho risposto che non se ne parlava mi ha chiesto come mai. Agghiacciante». E ancora: «A me ha fatto complimenti sul seno e richiesto fotografie».

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Gli altri elementi costanti sono la paura di dover sostenere l’esame con il docente: così praticamente tutte le studentesse lo hanno spostato alla fine del percorso. Le ripercussioni psicologiche: «Quando ho sentito la sua voce nella raccolta di registrazioni che girava su Youtube ho rivissuto il mio dramma» ammette un’allieva. E una universitaria afferma: «Mi aveva proposto un incontro, quando gli ho detto che sarebbe stato possibile solo in accademia ha reso impossibile il mio esame. Ho la media del 29, era scontato che dipendesse dal rifiuto, nei messaggi era stato gentile, dandomi del tu». Dopo il rifiuto di uscire, infatti, il docente diventava scostante, riferiscono, come pure dimostra l’audio circolato giorni fa: «Diceva che eravamo stupide». Mentre, per chi accettava almeno un caffè, «c’era un 30 assicurato, o almeno così prometteva».

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La notizia delle dimissioni è circolata subito ma lo scetticismo resta: «Sta cercando di dimostrare che segue un percorso istituzionale. Ma qui già si sente dire che tornerà a insegnare» chiarisce una ragazza. «No, non crediamo sia finita. Io mi sono laureata al triennio ma non voglio proseguire gli studi, ho troppa paura di ritrovarlo dopo quello che mi ha detto quando non ho accettato» dice. 

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Sono tutte testimonianze anonime per esplicita richiesta, c’è infatti un timore diffuso: «Sapevamo che era uno dei professori più influenti e che ce l’avrebbe fatta pagare. E no, non ci siamo sentite protette dai vertici dell’Accademia» è il coro unanime. «La sensazione era di impotenza totale da parte dell’Ateneo».

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Qualche ora dopo viene diffuso un comunicato, a firma del presidente Giulio Baffi, a commento delle dimissioni del docente: «Parlo anche a nome del direttore Giuseppe Gaeta e della Consulta degli studenti, sono profondamente addolorato per quanto accaduto. L’Accademia perde un docente di grande esperienza e grande bravura che ha saputo dare molto ai suoi allievi e a questo luogo» recita il testo. E prosegue: «Il nostro primo pensiero sono sempre gli studenti e la loro serenità. Già da domani studieremo di concerto con la Consulta degli studenti nuove iniziative che possano tutelare e sostenere gli allievi per qualsiasi necessità».

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Affisso al muro un volantino, datato 18 febbraio, da parte del collettivo “Non una di meno”, che a dicembre organizzò un flash mob: «L’istituzione agisce come se niente fosse, dopo aver perso tempo per anni e aver lasciato esposte troppe allieve alle violenze».
 

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