Aeroporto, una nicchia nel muro
in zona militare: nessuno ha visto

Aeroporto, una nicchia nel muro in zona militare: nessuno ha visto
di Paolo Barbuto
Venerdì 28 Ottobre 2016, 00:04
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Voi che viaggiate, sapete bene come funzionano le cose in un aeroporto: controlli su controlli, bagagli aperti, scarpe ispezionate ai raggi X, documenti alla mano e tanta pazienza perché l’allerta è altissima e la paura per gli attentati non si affievolisce mai. Anche voi napoletani che partite da Capodichino avrete vissuto la lunga trafila dei controlli all’interno dello scalo e pure voi li avete sopportati con pazienza e salutati con entusiasmo perché da quelle verifiche dipende la sicurezza. Ma se all’interno dello scalo c’è attenzione massima, cosa accade fuori dell’aeroporto? Vi siete chiesti quanto, e come, è protetta la pista di atterraggio?

Ovviamente no, perché ognuno di noi è convinto che lì fuori, attorno allo scalo, ci sia la stessa immensa attenzione che c’è dentro. Se ne siete davvero convinti, allora non guardate la foto che si trova qui a destra perché avreste una grande delusione. Pensate che sul muro perimetrale dell’aeroporto, a pochi metri dal gigantesco radar e dalla fondamentale torre di controllo, qualcuno ha sfondato il muro e ci ha piazzato dentro una cappelletta in memoria di un defunto. Ovviamente non è l’altarino che ci fa venire i brividi (anche se andrebbero chiesti permessi pure per allestire quello), ciò che ci ha fatto preoccupare quando ci siamo trovati di fronte a quella piccola struttura in alluminio anodizzato, è l’idea che un giorno qualcuno s’è presentato davanti al muro che protegge l’aeroporto internazionale di Napoli e ha iniziato a sfondarlo senza che nessuno andasse a disturbarlo. Fortunatamente quell’operazione non nascondeva cattive intenzioni e s’è conclusa con la sistemazione della straziante fotografia di un ragazzino morto troppo presto, con tanto di date e qualche fiore di plastica.

La Gesac, società che gestisce lo scalo, ovviamente non sa nulla di questa vicenda anche perché la responsabilità sui muri perimetrali dello scalo non è di sua competenza. Nessun rappresentante delle forze dell’ordine intercettato a Capodichino sapeva questa storia. Sicché non riusciamo nemmeno a farvi sapere con certezza quando si è verificata. Un sopralluogo informale avrebbe stabilito che si tratta di un’opera recente, almeno a giudicare dalla limpidezza della pittura bianca utilizzata per l’interno della cappelletta e dal silicone ancora morbido usato per sigillare l’altarino di alluminio. Dopo esserci imbattuti nella scoperta del muro sfondato, abbiamo deciso di fare un breve sopralluogo tutt’intorno al perimetro dell’aeroporto e, onestamente, abbiamo avuto sensazioni sconfortanti. Il muro in cemento (quello che è stato sfondato) è sovrastato da filo spinato ma non sembra sorvegliato da telecamere, a meno che non siano accuratamente occultate. Spesso il cemento lascia spazio a una modesta rete metallica che affaccia direttamente sulla pista dove, a pochissimi metri, gli aerei atterrano e decollano: però c’è un bel cartello giallo che avverte: «zona militare, divieto di accesso», se avete cattive intenzioni, siete avvisati.

La pista, poi, nella sua porzione finale confina con la trafficatissima via Pascoli dove il muro in cemento scompare del tutto.
Resta solo la recinzione e, giusto al centro, un cancello arrugginito e malmesso: unico baluardo fra un possibile malintenzionato e i vettori pieni di passeggeri. Qualche metro più avanti una distesa bianca di fazzolettini usati spiega chiaramente che, giusto al fianco della pista, c’è un parco dell’amore dove le coppiette vanno ad appartarsi, magari emozionandosi al brivido di un aereo che atterra a pochi metri dalle loro teste. Del resto, nel privato, ognuno è libero di vivere le emozioni che desidera e se decide di farlo praticamente dentro la pista di un aeroporto, perché non dovrebbe, visto che a Napoli è possibile?
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