Sgravi fino a 29 anni sconto totale al Sud

Sgravi fino a 29 anni sconto totale al Sud
di Luca Cifoni
Mercoledì 20 Settembre 2017, 00:01 - Ultimo agg. 17:47
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Che sia la priorità politica della legge di Bilancio (insieme al tema della povertà) è ormai ben noto: anche ieri il ministro dell’Economia Padoan ha ribadito che una parte delle «pochissime risorse» a disposizione del governo saranno impiegate per l’occupazione giovanile, con il dimezzamento dei contributi sociali dovuti dal datore di lavoro per i neoassunti. Lo schema dell’operazione è ormai definito, ma i dettagli potranno essere rivisti fino all’ultimo momento per tener conto sia dei vincoli finanziari sia di quelli relativi alle norme europee.

I NODI
Uno dei nodi chiave è quello dell’età fino alla quale potrà essere applicato il taglio del 50 per cento degli oneri contributivi (con tetto a 4 mila euro) per tre anni. Dal punto di vista dell’esecutivo sarebbe naturalmente preferibile arrivare ai 32 anni, ma questa soluzione oltre ad essere più dispendiosa andrebbe incontro ad una probabile bocciatura da parte di Bruxelles. C’è un precedente pesante, quello del contratto di formazione e lavoro introdotto nel 1984 e poi modificato nel corso del tempo: la soglia a 32 anni poteva essere elevata dalle Regioni e alcune lo portarono addirittura fino ai 45. Alla fine del decennio successivo la Commissione stabilì che si trattava di misure selettive (a beneficio solo di alcune aree territoriali e categorie di imprese) e quindi di aiuti di Stato. Al termine di un duro contenzioso la decisione fu confermata dalla Corte di Giustizia e il governo italiano fu condannato a recuperare le somme concesse ai datori di lavoro.

Il limite a 29 anni non dovrebbe invece incontrare problemi perché richiamato nel regolamento europeo del 2013 che ha definito tra l’altro l’utilizzo del Fondo sociale europeo a beneficio dei Neet, i giovani che non lavorano né studiano. Dunque a meno di strappi è molto probabile che alla fine l’asticella venga posta a quel livello.

DOPPIO CANALE
Un altro aspetto da definire è la coesistenza tra la misura per i giovani e l’agevolazione più ampia applicata quest’anno al Sud (decontribuzione totale con limite a 8.060 euro) per le assunzioni di giovani tra i 16 e i 24 anni oppure di disoccupati di almeno sei mesi di età superiore. Questa misura è finanziata con fondi europei e scade a fine dicembre: a questo punto una sua proroga per un altro anno è più che probabile. Dunque nel 2018 ci sarebbe un doppio canale di agevolazione delle assunzioni e l’utilizzo di quello riservato al Mezzogiorno avrebbe tra l’altro l’effetto di ridurre seppur di poco il costo della misura più generale.

Più problematica l’altra norma che il governo sta studiando, ovvero il taglio di un punto di contributi (sulla quota a carico del dipendente) non per i neoassunti ma per tutti i lavoratori di ogni età già in attività. Si tratterebbe di un anticipo della riduzione stabile del cuneo fiscale-contributivo che già il precedente esecutivo aveva immaginato come “fase due” della decontribuzione. L’effetto per i lavoratori sarebbe un piccolo aumento del reddito disponibile, ma l’applicazione generalizzata comporta naturalmente costi alti: oltre due miliardi che si aggiungerebbero a quelli necessari a regime per lo sgravio riservato ai giovani.

IL CAPITOLO FISCO
Intanto si è accesa la discussione su un altro capitolo della manovra, quella fiscale. L’ipotesi di una operazione di rientro dei capitali (voluntary disclosure) finalizzata in particolare all’emersione delle somme in contanti trova molte resistenze a sinistra del Pd. A nome di Mdp Bersani ha sostenuto che la misura finirebbe per diventare una forma di riciclaggio. L’idea era circolata anche in occasione della legge di Bilancio approvata lo scorso autunno: poi non se ne fece nulla ed anche in questo caso è probabile che l’esito alla fine sia lo stesso. La manovra deve essere approvata entro il 20 ottobre; alla fine di questa settimana il governo darà le prime indicazioni con la Nota di aggiornamento al Def.

 

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