Cattolici, digiuno anticlan «Ecco il nostro no ai boss»

Cattolici, digiuno anticlan «Ecco il nostro no ai boss»
di Mariagiovanna Capone
Martedì 31 Maggio 2016, 02:36
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Combattere la violenza con la preghiera. Contrastare la camorra con il digiuno. La chiesa scende ancora una volta in campo. Per far sentire il proprio grido di dolore di fronte al sangue che lorda le nostre strade, alle vittime, spesso innocenti, di raid e «scese» di camorristi sempre più imberbi. Giovani cui la chiesa invoca prima di tutto di deporre le armi: «State sbagliando gravemente, state distruggendo il vostro futuro, state compromettendo le vostre famiglie, state profanando la vostra terra e la vostra Città. Ravvedetevi». Il cardinale Crescenzio Sepe si è attivato per chiudere il mese dedicato alla Madonna con un atto di purificazione «perché liberi Napoli e tutte le altre comunità dell’area metropolitana dai mali che l’affliggono. Per dire sì alla civile convivenza e al rispetto della persona e della vita. E dire no alla violenza, alla delinquenza, alla camorra». Un modo per esaltare la vita e lottare contro lo spargimento di sangue, non senza chiamare a raccolta le istituzioni, il mondo della scuola e della cultura, la magistratura e le forze dell’ordine affinché «si possa lavorare in sinergia, praticando la prevenzione e la persuasione, prima ancora che la repressione». Oggi i fedeli pregheranno e digiuneranno, per poi partecipare a un corteo contro la camorra che si snoderà nel cuore di Forcella concludendosi nel Duomo dove continuare con la preghiera. 

Per padre Alex Zanotelli si tratta «di un richiamo estremamente importante. La dimensione del digiuno l’abbiamo dimenticata ma rafforza i legami tra la comunità e Dio, fa recuperare energia spirituale, ci rende uomini più forti e uniti». La rapidità con cui Sepe ha deciso la «Veglia mariana per Napoli» non ha permesso di coordinare iniziative precise di «Un Popolo in cammino» che lo vede coordinatore insieme a don Antonio Loffredo, don Giuseppe Rinaldi «ma ciascuno di noi parteciperà coinvolgendo le proprie parrocchie, perché è il nostro modo di operare, soprattutto in questo momento in cui questi eventi terribili non danno segno di diminuzione e siamo entrati in una spirale di violenza spaventosa. Tutti dovrebbero partecipare perché è un modo per urlare il nostro “no” ai poteri forti materiali che chiamiamo camorre, ma significano anche poteri di morte spirituale».
Il cardinale Sepe si appella a tutti, in particolare alle monache di clausura e «alla loro speciale preghiera». Madre Rosa Lupoli, badessa delle monache Clarisse Cappuccine delle Trentatré, ha accolto l’invito del cardinale. «Sette volte al giorno andiamo in coro portando nella nostra preghiera. Stavolta tutte saranno dedicate alla gente di buona volontà affinché si adoperino per contrastare la violenza dilagante. Noi non la vediamo perché siamo in clausura, ma ne sentiamo parlare e ci addolora. Sappiamo di tanti ragazzini che abbandonano la scuola per dedicarsi all’illecito. Negli ultimi tempi sono sempre di più quelli che non sanno leggere o scrivere, cioè non hanno i mezzi per scegliere una vita diversa. Preghiamo per loro soprattutto, affinché trovino la via della luce». 

Un’opinione condivisa anche da Antonio Mattone della comunità di Sant’Egidio. «Per combattere la camorra la chiesa serve, ma molto di più serve lo stato. La si combatte togliendo il territorio fisico ai camorristi e poi nel dare opportunità di vivere in modo dignitoso. Anche la scuola ha un ruolo: nel carcere di Poggioreale tanti reclusi sono analfabeti. Soprattutto tra giovani c’è un collegamento diretto tra ingresso nei clan e abbandono scolastico. Abbiamo già perso una generazione di giovani. Cerchiamo di non perdere anche quella futura». La comunità che è impegnata soprattutto nell’aiuto degli indigenti e immigrati, «è mobilitata per partecipare a questa importante iniziativa. Il digiuno però sarà una scelta personale. Molte delle persone che aiutiamo non sono neanche cattoliche, ma chiederemo a tutti di partecipare a loro modo».

E visto che il mondo della scuola pare avere un ruolo fondamentale, Sepe chiama a raccolta «i dirigenti scolastici, i docenti e gli insegnanti di religione che lo vorranno» affinché sensibilizzino gli alunni «invitandoli a un libero momento di preghiera e a un piccolo gesto penitenziale». Rosalba Rotondo, dirigente scolastica dell’Ilaria Alpi-Carlo Levi, da 32 anni insegna a Scampia dove la lotta alla camorra è un impegno quotidiano. «Abbiamo sensibilizzato gli allievi più che a un digiuno totale, a un fioretto. Ma abbiamo invocato anche un gesto di bontà verso gli altri, non solo nell’ambiente familiare, perché secondo noi donarsi agli altri è un gesto molto educativo». La scuola parteciperà al corteo ma Rotondo ci tiene a sottolineare che «insegniamo ai nostri allievi che la lotta alla criminalità non dura un giorno ma tutto l’anno. Alle istituzioni invece dico: la camorra si combatte anche con la forza lavoro. Offrite un futuro a questi giovani. Non abbandonateli».
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