Delrio: «Danno gravissimo per l’export. Al Sud serve crescita sostenibile»

di Nando Santonastaso
Martedì 26 Aprile 2016, 23:34 - Ultimo agg. 28 Aprile, 23:13
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È preoccupato, Graziano Delrio, ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture: il rischio che l’Austria passi dalle parole ai fatti costruendo il muro del Brennero e renda di fatto quasi impraticabile uno dei corridoi «naturali» per il transito delle merci dall’Italia verso il Nord Europa sembra farsi ogni giorno più concreto. Per un Paese che sull’export ha puntato molto, come l’Italia, lo scenario non appare incoraggiante.


 Finora dell’eventuale muro austriaco al Brennero si è parlato solo per l’inevitabile stop al transito delle persone: ma cosa accadrebbe per le merci?

«Sento paventare di un ritorno alle code al Brennero. La chiusura del Brennero sarebbe un danno gravissimo per l’economia e per i trasporti, europei, non solo italiani. E comunque non possiamo tornare ad una Europa unita solo dal punto di vista commerciale o della moneta. L’Europa è molto di più: è cultura, democrazia, tolleranza, primato dell’educazione. La risposta non può essere quella dei muri, se si vuol regolamentare l’immigrazione o fermare il terrorismo internazionale. Ripeto, il danno sarebbe gravissimo, perché il passo del Brennero è uno dei simboli dell’integrazione europea».

Ma i corridoi europei che sono parte strategica della nuova programmazione Ue e di cui l’Italia è un importante punto di riferimento potrebbero sopperire a questo o ad altri blocchi? O sarebbero compromessi anch’essi per sempre?

«In questo momento non si può che rilevare una contraddizione tra il comportamento di alcuni Paesi europei e il forte impulso di programmazione e finanziario che la Commissione e il Parlamento europei hanno dato a una crescita sostenibile, inclusiva e solidale della quale i corridoi Ten-T e i tunnel sono il principale asse».

Il fatto che anche la Merkel sembra tutto sommato d’accordo sul muro non rischia di creare ulteriori tensioni? Che ci guadagnerebbero i tedeschi?

«Per la verità non ci sono evidenze che la cancelliera Merkel condivida queste chiusure. Invece ricordiamo il suo coraggio nelle politiche di accoglienza. Un ruolo che proprio in queste ore anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha sottolineato».


L’export italiano specie sul piano agroalimentare subisce già le conseguenze delle sanzioni verso la Russia: lei prevede tempi e scenari ancora più preoccupanti con le misure annunciate da Vienna?

«Noi stiamo lavorando per una dinamica esattamente contraria a questa, cioè per una maggiore diffusione del Made in Italy. La recente missione in Iran, dove le sanzioni dopo anni stanno uscendo di scena, lo conferma. Il brusco calo del primo trimestre sul commercio extra Ue segnalato ieri e dovuto a fenomeni macroeconomici mondiali come le oscillazioni del prezzo del petrolio, non cancella il fatto che il mondo vuole l’Italia e che i dati complessivi di febbraio erano molto positivi».

Lei sta compiendo da mesi un giro in tutta Italia per sottolineare gli impegni del suo settore per le regioni e i territori locali: ma centralizzare le decisioni su progeti e investimenti, come è stato deciso con i Patti per il Mezzogiorno, sveltirà davvero le procedure? Non teme irrigidimenti sul piano locale e campanilismi a tutto campo?

«La “centralizzazione” riguarda la programmazione per mettere in grado l’Italia di “fare sistema” e di non muoverci più in ordine sparso. Cosa che ci ha penalizzato negli anni passati rispetto a sistemi come quello francese o tedesco. Gli irrigidimenti sono comprensibili davanti ai cambiamenti, ma rappresentano una logica miope. Si vince come Paese e quindi anche come economie territoriali se siamo coesi nel puntare sulle eccellenze e nel condividere le strategie economiche, amministrative per semplificare i processi e le procedure, e, per quello che mi riguarda infrastrutturali. Il gioco individuale è lecito ma non porta lontano per primo chi lo fa».

Per il Sud l’insediamento della Cabina di regìa a Palazzo Chigi è un passo in avanti importante ancorché in ritardo sui tempi previsti: quali le decisioni più urgenti che lei concorderà ad adottare considerata la strategicità delle infrastrutture per il Sud?

«Nella Cabina di regìa stiamo lavorando con frequenza costante, ciascuno per la propria competenza.
Come sa, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è molto concentrato sulle priorità logistiche e di trasporto, su una maggiore efficienza del sistema portuale, sul trasporto pubblico locale, sull’integrazione delle reti e sull’intermodalità, sull’alta capacità e l’alta velocità, a Sud come a Nord. Sono tutti temi, peraltro, di cui parleremo oggi al Forum nazionale della portualità e della logistica a Bari e che possono consentire all’economia intelligente e innovativa presente nel Mezzogiorno di fare uno scatto per affermarsi in Italia e nel mondo. Il mio impegno su questo fronte resta fortissimo». 
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