Falsi documenti, le auto diventano carri funebri

Falsi documenti, le auto diventano carri funebri
di Viviana Lanza
Giovedì 12 Ottobre 2017, 22:29
3 Minuti di Lettura
Berline trasformate in carri funebri e messe in circolazione con falsi documenti della Motorizzazione, camion e semirimorchi con revisioni eseguite solo sulla carta violando ogni norma di sicurezza in strada. E poi immatricolazioni e caratteristiche dei veicoli modificate ad hoc in modo da accrescerne il valore di mercato. Erano varie le richieste che potevano essere soddisfatte grazie all’aiuto delle talpe interne alla Motorizzazione civile di Napoli. In due distinti filoni investigativi sono state ricostruite presunte irregolarità e complicità. Ora si va verso il processo. 

La Procura di Napoli è pronta a chiedere il rinvio a giudizio per gli indagati di due delle tre inchieste avviate in questi anni. A eccezione del fascicolo sulle migliaia di false revisioni nato da una costola dell’inchiesta sulla strage di Avellino che è ancora in corso, gli altri due fascicoli arrivano al primo giro di boa. 
Uno riguarda il caso dei carri funebri fantasma, inchiesta del pm Graziella Arlomede e undici indagati, tra i quali due dipendenti al tempo in servizio negli uffici della Motorizzazione civile, proprietari di veicoli, titolari di società di trasporti e di agenzie di pratiche automobilistiche.

Dalle indagini è emerso che bastava il badge di un dipendente della Motorizzazione per accedere abusivamente al sistema informatico e creare cloni di veicoli e falsi documenti. Agli atti ci sono i casi di quattro berline trasformate in carri funebri e messe in strada senza alcun collaudo, bypassando la burocrazia e i suoi costi grazie alla complicità di chi ha curato la parte meccanica e di chi ha provveduto a falsificare le carte di circolazione. Si assegnava una marca operativa inesistente e il duplicato fasullo era fatto. In questo l’aiuto delle “talpe” interne alla Motorizzazione era necessario. Fu un controllo della polizia stradale su un carro funebre che circolava a Belluno a dare il via alle indagini.

Era l’estate del 2014. Il titolare di un’agenzia di pratiche automobilistiche, quando si accorse di essere sotto indagine, provò a crearsi un alibi e denunciò in Procura che ignoti avevano fatto un accesso abusivo al sistema informatico della Motorizzazione e utilizzato le sue credenziali per emettere false carte di circolazione. Gli inquirenti non gli hanno creduto.
L’altro filone punta invece la lente su false revisioni di mezzi pesanti, di camion e semirimorchi fatti circolare senza controlli di sicurezza e revisioni. Nella sola giornata del 23 gennaio 2015 si è scoperto che otto semirimorchi risultavano sulla carta sottoposti a revisione a Napoli mentre in realtà erano nel porto di Livorno. Un nono mezzo era in provincia di Grosseto.

Le indagini, coordinate dal pm Stefania Buda di recente trasferita alla Procura generale, hanno svelato che nel complesso sarebbero 64 sui 134 controllati i veicoli di cui sarebbe stata falsamente attestata la revisione attraverso illeciti interventi avvenuti a gennaio 2015 sui dati del Ced del ministero dei Trasporti. In un paio di casi si sarebbe intervenuti con modifiche su anno di immatricolazione, categoria ecologica, omologazione e massa per rendere il veicolo più performante e consentire di rivenderlo a un prezzo più alto del reale valore di mercato. Sono cinque in tutto gli indagati e anche in questo caso due sono sotto accusa per il loro ruolo di dipendenti della Motorizzazione civile di Napoli.
© RIPRODUZIONE RISERVATA