«Fammi cantare»
tentata estorsione
a Clementino

«Fammi cantare» tentata estorsione a Clementino
di Gigi Di Fiore
Giovedì 5 Maggio 2016, 00:14
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 Vent’anni e il sogno nel cassetto di andare oltre le esibizioni nelle pizzerie e nelle piccole feste di matrimonio e battesimo. Vincenzo Carbone aveva preso il nome d’arte di Enzo di Palma perché la sua città è Palma Campania a poca distanza da Nola. Studi di ragioneria, poi l’aspirazione di sfondare cantando, come i suoi idoli del panorama neomelodico della piccola provincia napoletana. Enzo Carbone di Palma è agli arresti domiciliari, con l’accusa di tentata estorsione ai danni del molto più famoso Clemente Maccaro alias Clementino. Il rapper che, solo a febbraio, era sul palco del teatro Ariston a Sanremo.

Il rapper che fu ospite ai concerti di Pino Daniele, originario di Avellino ma da tempo residente a Faibano, piccola frazione del comune di Camposano, sempre poco distante da Nola. Da quando era a scuola, a seguire i passi di Enzo di Palma sono stati sia il padre Massimo di 53 anni sia il fratello Luigi di 26 anni. Anche loro sono agli arresti domiciliari, con l’accusa di tentata estorsione. Le avevano tentato tutte, per convincere Clementino, come si dice in gergo, ad un featuring, una collaborazione in un pezzo con Enzo. Sarebbe stato un trampolino di lancio enorme, vista la notorietà del rapper 34enne. Faceva gola il precedente della collaborazione di Clementino con Nico e i suoi desideri nel pezzo «Made in Napoli», che aveva collezionato ben 16 milioni di visualizzazioni online. Secondo la ricostruzione della Procura di Nola, coordinata dal procuratore capo Paolo Mancuso, il tampimanento a Clementino è iniziato in autunno.

Ce ne è traccia nei tre profili che Enzo di Palma ha su Facebook: uno, privato, con il suo vero nome; un secondo con il nome d’arte e il terzo in una fan page ufficiale da artista che conta 10.742 «mi piace». Il 13 febbraio, vi compare una foto, un selfie, con Clementino. È il risultato di una richiesta inoffensiva, da esibire online. Le date sono importanti, nella successione ricostruita dall’indagine dei magistrati di Nola con la Squadra mobile della polizia di Napoli. Ventiquattro giorni prima della foto «postata», Clementino scopre che la sua Peugeot Expert parcheggiata sotto casa è stata devastata da un incendio. Qualcuno gli ha rotto un finestrino, gettando all’interno dei fogli di carta bruciati adoperati come torce. Distrutti i sediolini e il tetto. Clementino ha qualche sospetto, fa denuncia e scrive su Facebook parole che accendono i riflettori su quanto gli è accaduto.

Premette: «Visto il lavoro che faccio, non sono abituato a stare zitto, piuttosto mi faccio ammazzare». E, dopo aver accennato all’incendio alla sua auto, aggiunge: «Io non ho debiti con nessuno e non ho mai fatto male a nessuno e quindi mi chiedo perché?». Poi azzarda ipotesi: «Forse perché non ho fatto qualche collaborazione musicale a qualcuno? Può essere». Il contorno su cui indirizzare le indagini comincia a delinearsi. Clementino viene sentito dagli inquirenti, che lo spronano a ripensare a chi poteva volergli male, chi gli aveva chiesto qualcosa senza ottenere risposte positive, chi poteva averlo minacciato. E lui accenna a quella famiglia insistente, che pretende un video e una collaborazione, che lui non intende dare. E spiega: «La mia unica colpa è quella di essere forse troppo disponibile con tutti».

Le risposte e le strette di mano con i fan, la semplicità conservata anche nella scelta di continuare a vivere nella provincia napoletana fanno di Clementino una persona facilmente avvicinabile. I Carbone vanno ad un suo concerto, si presentano. La polizia mette sotto controllo i loro telefoni. E nelle registrazioni si ascoltano le minacce a Clementino che, della collaborazione discografica con Enzo di Palma, proprio non ne vuol sapere. «Se non dici di sì, sequestriamo te e la tua famiglia fino a quando non ti convinci» dicono a telefono. L’indagine è rapida e anche senza particolari difficoltà, perché i tre lasciano molte tracce del loro tentativo di convincere il rapper famoso. Nel novembre 2015 provano a speronare l’auto di Clementino che doveva tenere un concerto in un locale al lago Patria. Due mesi dopo, avrebbero bruciato la stessa Peugeot.


«L’inchiesta è stata veloce» commenta il procuratore capo Paolo Mancuso che, a gennaio, quando si scoprì l’incendio all’auto di Clementino dichiarò: «Solo l’interessato ci può aiutare». Appello accolto. Mentre coltivava il suo sogno, Enzo di Palma continuava il suo giro in musica tra ristoranti e pizzerie a Policoro, Capaccio, Mercato San Severino, Pontecagnano, Nola. Le richiesta pressanti di collaborazione, fallite con Clementino, nel frattempo ottengono una risposta positiva nel rapper Ivan Rovati De Vita, in arte Dope one, originario di Pomigliano. All’attivo un cd recente in collaborazione con artisti campani famosi, brani con Clementino nel 2012, Dope one viene assillato e cede. Per Enzo di Palma è il fiore all’occhiello, esibito in tutte e tre le sue pagine Facebook: è il brano «Chesta sera voglio parlà ‘e te».

Video postato, con la voce di Dope one che introduce, seguita dai versi cantati da Enzo di Palma «Vorrei odiarti, ma non lo so fare». Appare come la nobilitazione di un repertorio, che in passato aveva indugiato su altri temi oltre a quelli della delusione amorosa. Come in «Sti guagliun correne», dedicata ai ragazzi che corrono identificati nei pregiudicati della provincia definiti «uomini d’onore», che «portano rispetto, hanno sentimenti e non sanno tradire». Il video sui motorini d’ordinanza e il verso musicale «con il padre carcerato, che niente gli può dare e se Gesù lo aiuta a casa tornerà».

Un target allargato, ma di questi tempi anche feste e matrimoni vivono la crisi.
E non tutti riescono a permettersi un cantante, specie il sacrificio non è famoso come quelli arrivati in televisione e sui giornali. Enzo di Palma si deve accontentare dei passaggi a tele Angri, ma scrive che «tutto arriva per chi sa aspettare». In Rete, ai nomi di Massimo e Luigi, padre e fratello, sono aggiunti i numeri dei cellulari: a loro devono rivolgersi chi vuole Enzo ad una festa. Il cachet è limitato, sarebbe lievitato con un video con Clementino. Ma il rapper non ha ceduto ed ha subito le intimidazioni dei Carbone. Solo pochi giorni fa, Enzo di Palma aveva scritto su Facebook: «Quello che conta nella vita è la coscienza pulita».
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