«Guerra ogni anno diversa, mostruosità che si evolve»

di Ebe Pierini
Giovedì 29 Settembre 2016, 23:55
4 Minuti di Lettura
I bambini morti in Siria le Nazioni Unite hanno smesso di contarli nel 2013. Ed allora erano già 11.000. Oggi questa cifra sarebbe quintuplicata. Negli ultimi 6 giorni, sotto i bombardamenti, ad Aleppo, ne sono stati uccisi 96 e feriti 223. A lanciare l’allarme è l’Unicef che cerca di accendere i riflettori su questo genocidio di bimbi. E intanto si continua a bombardare. In Siria i civili continuano a morire sotto le bombe, di fame, di stenti. Monsignor Mario Zenari, da otto anni Nunzio Apostolico in Siria, che in passato aveva ricoperto tale importantissimo ruolo anche in Costa d’Avorio, Niger, Burkina Faso e Sri Lanka, ha vissuto la guerra in Siria istante per istante, dal suo scoppio alle tragedie che ancora oggi tormentano quella terra. In questi giorni è a Roma ed ha partecipato alla riunione del Pontificio Consiglio nel corso della quale si pianificano annualmente gli aiuti umanitari e alla quale era presente anche Staffan De Mistura. Grazie alla sua esperienza e alla sua profonda conoscenza di quelle zone commenta l’attuale situazione in Siria e il dramma dei civili, in primis i bambini, che da anni vengono sterminati a causa di una guerra che appare interminabile.

Lei da quasi otto anni ricopre il ruolo di Nunzio Apostolico in Siria e conosce bene quella terra. Sta vivendo in prima persona questa guerra. Com’è attualmente la situazione?
«Ho vissuto questo conflitto dal primo giorno e fino ad oggi. Posso dire che si tratta di una guerra in continua evoluzione. Se penso a quella che era agli inizio oggi non è più riconoscibile. Va continuamente evolvendosi e ogni anno si apre un capitolo nuovo e più complicato. Pensiamo alle armi chimiche, poi alla proclamazione del califfato per esempio. Sono 17 anni che svolgo il ruolo di nunzio apostolico in terre martoriate da guerre civili ed interetniche. Mi definisco ormai un veterano di guerra. Ho partecipato alla riunione del Pontificio Consiglio, a Roma, che si è aperta con un appello del Papa per la cessazione della violenza e alla quale ha partecipato anche Staffan De Mistura che non è voluto mancare a questo momento spirituale molto significativo. La situazione è molto critica. Tanta gente ormai ha perso la speranza. Viviamo una condizione di stallo. Si svolgono riunioni fiume anche di 15 ore per raggiungere una tregua e poi questa salta in poche ore. Stando alle statistiche dell’Onu l’80 per cento dei siriani vive in condizioni di povertà. Vengono attaccati anche gli ospedali. Una vera e propria vergogna per la comunità internazionale. Di sicuro si tratta di un momento molto critico, mai stato così critico».

Qual è oggi la condizione dei cristiani in Siria?
«I cristiani soffrono come tutti, come il resto delle altre comunità appartenenti ad altre religioni. In Siria sono state distrutte le Chiese ma anche le moschee. Non dimentichiamo che l’Isis non taglia le teste solo ai cristiani ma anche e soprattutto ai musulmani. I cristiani vivono le stesso condizioni degli altri. Certo le minoranze, in certi contesti, sono sempre più a rischio. I cristiani prima della guerra erano tra il 5 e il 6 per cento della popolazione siriana. Oggi si è scesi al 2 per cento. C’è stato un esodo».

Papa Francesco ha rivolto parole molto dure contro chi bombarda in Siria dicendo che dovrà dare conto a Dio. Una presa di posizione molto forte. Come valuta queste sue parole?
«L’ho personalmente ringraziato dell’appello che ha rivolto a favore della fine del conflitto in Siria. Le parole che ha usato mi hanno molto impressionato. Sono le stesse che usò nell’agosto di tre anni fa quando venne sferrato quel terribile attacco chimico in Siria. Il suo monito rivolto a chi oggi bombarda Aleppo è lo stesso che rivolse tre anni fa a coloro che usarono armi chimiche. Secondo il Papa chi uccide oggi con le bombe e chi uccise allora con le armi chimiche dovrà dare conto a Dio delle sue azioni».

Il Papa ha ringraziato le Nazioni Unite per il tentativo di mediazione affinché si concordi una fine del conflitto e ha affermato che la Chiesa continuerà a dare il suo contributo. In che modo lo farà?
«Papa Francesco ha i suoi canali per poter dare un contributo che consenta di giungere alla fine di questa guerra sanguinosa. Ha incontrato Obama, Putin, Hollande e nella sua agenda di incontri c’è sempre al primo posto la Siria. Ha il suo rappresentante in Siria così come può interloquire con le Nazioni Unite. Lui segue costantemente l’evolversi della situazione. Personalmente, da Damasco, lo tengo sempre informato di quello che avviene. Papa Francesco sente la sofferenza della gente. Vive la sofferenza delle persone e soprattutto dei bambini». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA