«Il mio unico timore? Mancano i piani di esodo»

di Nello Mazzone
Mercoledì 31 Agosto 2016, 00:38
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Pozzuoli. «Anche se non ci sono dati scientifici inoppugnabili e per quanto ne sappiamo non c’è alcun rischio al momento per Pozzuoli e per i Campi Flegrei, possiamo dire che la prolungata fase ascendente del bradisisma che Pozzuoli sta vivendo da anni, ricorda molto da vicino quanto avvenne nel Cinquecento. Allora ci fu l’eruzione del Monte Nuovo, ma stavolta non ci sono dati che ci preoccupano». Da anni il professore Giuseppe Luongo, Emerito di Fisica del vulcanismo alla Federico II di Napoli, ex direttore dell’Osservatorio Vesuviano e componente della Commissione Grandi Rischi e del Comitato delle Nazioni Unite per la riduzione dei disastri naturali studia la recrudescenza sismica nei Campi Flegrei. «È uno sciame sismico che non crea alcuna preoccupazione. Quello che mi preoccupa, piuttosto, è ben altro».

Professore Luongo, cosa la preoccupa in particolare?
«Più che il bradisismo, mi preoccupa la completa assenza di collegamento tra amministratori locali e popolazione. I piani di esodo di massa e di Protezione civile vanno redatti e ovviamente aggiornati, ma se non ci sono i costanti momenti di incontro e di condivisone con la popolazione si rischia di rendere vano ogni sforzo. Un sistema che avrebbe bisogno di essere compreso e conosciuto da tutti, come ho più volte detto anche dopo lo sciame sismico di un anno fa. Manca la catena di collegamento e in questo scenario non c’è previsione o prevenzione che tenga. Qui vanno rivisti seriamente i momenti di formazione della popolazione e i piani di evacuazione».

Professore, ma cosa sta avvenendo nei Campi Flegrei?
«Dobbiamo premettere che non ci troviamo affatto in un momento di acuta crisi bradisismica che Pozzuoli ha vissuto negli anni ’70 e poi negli anni ’80. Ma è scientificamente provato che almeno da 6 anni la terra a Pozzuoli sta salendo di millimetri. È un fenomeno tipico dei Campi Flegrei, lo sappiamo ma quello che ancora non sappiamo per certo è il motivo».

Come mai non si conosce ancora il motivo scientifico?
«È più corretto dire che ci sono diversi modelli teorici costruiti da diversi gruppi di ricercatori, ognuno dei quali con dignità scientifica e serietà, che però non hanno trovato una sintesi unitaria nel mondo scientifico. Sappiamo che sotto la Caldera flegrea c’è una camera magmatica, ma secondo un team di ricercatori il fenomeno bradisismico sarebbe direttamente collegato al magma, mentre secondo altri il sollevamento del suolo deriverebbe dai fludi presenti nel sottosuolo riscaldato dal magma». 

Un fenomeno che dura da anni e che ha portato all’innalzamento al livello 2, su una scala 4, del livello di allerta nei Campi Flegrei.
«Si, ma dobbiamo subito chiarire che in questo momento non c’è alcun dato preoccupante. È tutto nella norma. Su questo dobbiamo essere chiari: nei Campi Flegrei al momento non ci sono fenomeni preoccupanti da un punto di vista vulcanologico».

Cosa bisogna fare, allora, per limitare i danni?
«Sviluppare una seria politica di confronto e collaborazione tra enti locali e popolazione. Perché solo dalla fattiva e seria collaborazione può nascere quel circuito virtuoso che salva migliaia di vite umane in caso di catastrofi naturali, evitando allarmismi inutili».
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