Seduto sulla panchina dei Citizens l’italiano Mancini: passarono gli azzurri. Stavolta c’è Guardiola, l’orgoglioso catalano Pep che ha lanciato il tiki taka dal prato del Camp Nou di Barcellona e che ora vuol vincere in Inghilterra, dopo i successi in Spagna e Germania. È leader della Premier League, come Sarri in serie A. Li dividono gli anni, le esperienze professionali, gli stipendi: Guardiola guadagna oltre dieci volte in più del collega del Napoli, 18 milioni contro 1,4. Ma li unisce la passione per il gioco, individuata come l’unica chiave, la sola preziosa risorsa, per il risultato.
A leggere le cifre sul Manchester City, dai 244 milioni spesi sul mercato estivo ai 589 che rappresentano il valore della rosa, c’è da pensare che il pronostico sia chiuso per gli azzurri. I Citizens vivono un eccellente periodo e stanno per recuperare il bomber argentino Aguero. Il Napoli non si permetterà di sottovalutare questa trasferta, se turnover dovesse esserci sarebbe molto contenuto. Perché Sarri vuole gli uomini migliori per la seconda sfida che lo consacra sul grande palcoscenico internazionale, dopo quella della scorsa stagione contro il Real Madrid di Zidane. Al Bernabeu gli azzurri passarono in vantaggio ma poi concessero campo e vennero travolti.
Stavolta le sensazioni sono differenti perché è cresciuta la maturità del Napoli e lo si è visto nelle partite finora affrontate tra Champions e campionato.
I due match col City - domani sera e il primo novembre al San Paolo - sono momenti cruciali per il posizionamento nel girone europeo e il Napoli non vuole sbagliarli. Sa che i Citizens sono forti, ma non imbattibili. Non è lucida follia: è la consapevolezza di aver spostato più in là il limite al terzo anno con Sarri. Sono gli azzurri gli unici ad aver fatto il pieno nei campionati europei, esclusi i ceki del Viktoria Plzen: i numeri non sono tutto, ma dicono davvero molto.