La leadership alla prova

La leadership alla prova
di Francesco De Luca
Lunedì 16 Ottobre 2017, 23:10
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Se Guardiola, maestro del calcio moderno, confessa di provare un’emozione quando vede il Napoli (addirittura con esclamazioni di stupore, tipo “wow”), significa che la bellezza e la concretezza della squadra di Sarri non hanno più confini. Quella di stasera nel terzo match del girone di Champions League, a prescindere dal risultato, è la legittimazione di una clamorosa ascesa tecnica. Pep contro Maurizio, cioè Pep come Maurizio: la filosofia del risultato che si raggiunge soltanto attraverso il gioco. La grande bellezza dei Citizens e degli azzurri all’Etihad Stadium, un gioiello voluto dallo sceicco Mansour, padrone del club da undici anni. A Manchester nel 2011 i ragazzi di Mazzarri sfidarono la legge di gravità rappresentata da fatturati e monte ingaggi e fermarono i fenomeni di Mancini: li avrebbero battuti nella partita di ritorno al San Paolo, estromettendoli dalla Champions.

Guardiola - il più pagato allenatore di calcio al mondo, 18 milioni - ha il compito di far vincere ancora Mansour, che ha conquistato la Premier 2012 e 2014. E per lui il management metà arabo e metà barcelonista non ha badato a spese. Il Pep ha diffuso il verbo del tiki taka nelle sue esperienze professionali, avendo la possibilità e il merito di allenare tre delle squadre più ricche al mondo: Barcellona, Bayern e City. Situazione differente per Sarri, che si è dichiaratamente ispirato alle triangolazioni strette e orizzontali che entusiasmavano il popolo blaugrana al Camp Nou ma che ha avuto un solo acclarato top player nella sua carriera: Higuain, ceduto a 90 milioni.

Gli altri sono cresciuti con lui, da Mertens a Insigne, da Koulibaly a Jorginho, senza tralasciare il perfezionamento delle qualità di capitan Hamsik e i progressi di talenti come Zielinski. Guardiola cambia spesso modulo, da una partita all’altra o all’interno della stessa, passando dal 4-3-3 al 4-1-4-1 ad esempio. Sarri è meno propenso a variare, a meno che non debba rimontare e allora azzarda il 4-2-4, com’è accaduto nell’unica partita persa in questo sfavillante avvio: la sconfitta in Ucraina contro lo Shakhtar e undici vittorie tra campionato e Champions. Il Pep, se perde improvvisamente Aguero, può lanciare un ragazzino come Gabriel Jesus che segna gol a raffica pur giocando poco e ha una valutazione già superiore ai 30 milioni.

Nella testa di Maurizio un anno fa, dopo l’infortunio di Milik, passò un’idea meravigliosa e inventò Mertens centravanti, proprio quel jolly d’attacco che l’amico De Bruyne suggerì a Guardiola nella scorsa primavera, quando sembrava possibile il distacco di Dries dall’amatissima Napoli. Leggendo le cifre di fatturati e monte ingaggi, sembra chiuso il pronostico. Ma non per chi è schizzato in testa al campionato e ha la possibilità di realizzare stasera l’Impresa con un colpo di follia, come ha detto Sarri (si è lamentato con la Lega per il calendario, visto che questa trasferta è inserita tra le partite con Roma e Inter: ma le date del girone Champions sono state fissate un mese dopo quelle della serie A).

Il Napoli incute timore negli avversari italiani, come è apparso chiaro all’Olimpico, dove ha battuto Lazio e Roma. Il palcoscenico di questa sera crea ansie, però la squadra non dovrà essere assalita dalla timidezza che fu fatale otto mesi fa a Madrid. È cresciuto nella testa questo gruppo, che - questa l’intenzione del tecnico - giocherà alto e avrà un ritmo elevato, tentando di mantenere un buon possesso palla, anche se non sarà facile contro chi ha saputo fare del tiki taka un modello. Non ci si difende contro il City: si tenta di aggredirlo con intelligenza e organizzazione, oltre che con il coraggio di chi nulla ha da perdere. Sarri conosce alla perfezione quel sistema di gioco perché è il suo. La massima di Guardiola, infatti, è: «Il nostro unico attaccante è lo spazio». Non c’è il punto di riferimento in prima linea, ma il movimento rapido e il passaggio preciso.

L’attacco del City come quello del Napoli è un’onda prepotente.
Non dovranno avere paura gli azzurri, che puntano a tornare imbattuti dall’Etihad per migliorare la classifica (3 punti) in attesa degli ultimi tre decisivi confronti per l’accesso ai quarti. Lo spettacolo è assicurato con due squadre che hanno segnato 71 gol (37 e 34) nelle prima fase della stagione, con percentuali di possesso palla del 68.7 e del 60.7. La spaventosa forza d’urto e il pieno controllo della partita. Guardiola è favorito, però aver dichiarato che modificherà qualcosa per fronteggiare il Napoli significa che teme il confronto. «Imparo molto vedendo la squadra di Sarri». L’omaggio di Pep è sembrato sincero ed ecco perché l’allievo, che è più anziano del maestro (dodici gli anni di differenza), stasera vuole stupirlo ancora. E batterlo.
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