Maturità, se Seneca parla ai nativi digitali

di Giuseppe Montesano
Venerdì 23 Giugno 2017, 00:08
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Per una volta, una delle rare volte in cui ciò accade, dobbiamo dare lode a chi ha scelto per la versione di latino della Maturità un brano finalmente dotato di senso: un passo di Seneca su come la filosofia può guidare gli uomini tra le onde della vita che, parola dello spagnolo latinizzato che scrisse anche contro la schiavitù, lo colpiscono e lo sballottano da tutte le parti. Ieri ho visto gli alunni uscire con facce serene, e non solo perché la versione non era difficile da tradurre, ma proprio perché avevano tra le mani un testo che li toccava da vicino. 

Toccati da un testo di duemila anni fa? Loro nativi digitali? Loro tutti tecnoludici? Sì, esatto, colpiti da un pugno di parole antiche, e solidali con quel piccolo brano che parlava di loro e di noi, e attratti da parole che sarebbero da scolpire in ogni testa che voglia pensare per vivere una vita degna di questo nome: Senza filosofia nessuno può vivere coraggiosamente. 

Mi ricordo alcuni commenti degli studenti a un brano di Quintiliano dato qualche anno fa, e mi ricordo altri commenti su varie altre versioni di maturità infestate da fiori di retorica latina o anche greca: me li ricordo ma non posso scriverli qui, perché verrei arrestato per turpiloquio. Ma quegli studenti che se la prendevano con Quintiliano e soci avevano ragione, quelle versioni erano solo stralci linguistici, roba museale o per probi studiosi: non per uomini vivi. E invece queste poche frasi di Seneca, sul quale si potrebbero anche dire cose non del tutto elogiative, sono arrivate a destinazione con la semplicità delle frasi che, e qui traduco da Seneca liberamente, non parlano di aria fritta ma della realtà delle cose. E forse le frasi di Seneca non hanno solo fatto respirare i nostri cocchi di mamma e papà in modo più cosciente, ma farebbero respirare anche noi adulti, perché Seneca ci dice una cosa radicale, essenziale, strepitosa, e non importa se l’ha ereditata dall’immenso Epicuro, importa che lui abbia avuto la voglia di ripeterla, e con lui allora la ripetiamo qui traducendola un tantino liberamente: Senza un pensare attento e lucido che smascheri le vanità e le falsità dei discorsi fatti dagli ingannatori nessuno può vivere coraggiosamente, nessuno può essere libero. 

La filosofia e i filosofi sono ancora di moda per i media, o insomma si finge che lo siano, ma la parola stessa «filosofia» è considerata qualcosa di lontano dalla realtà e dalla vita: una favoletta o un giochino che non serve alla vita pratica. Ma questo pensiero sbagliato è esattamente il pensiero a cui arriva chi non pensa, o colui che, come direbbero Seneca, Epicuro e Epitteto, colui che non «pratica» la filosofia, colui che non ha amore e passione per la conoscenza. Oggi ci agitiamo in una colla moralistica che è molto lontana dall’etica concreta dei classici, perché la roba che si spaccia per discorso sull’etica è in realtà un rigirare aria fritta per scopo politico: come direbbe Seneca, un discorso pseudo-filosofico fatto per compiacere il popolo, ovvero gli elettori. 

Ma la filosofia, che è il pensare con logica e rigore e senza moralismi né falsificazioni, è la sola bussola capace di farci tenere una via dritta in mezzo alle tempeste in cui bisogna scegliere tra bene e male: così dice ancora Seneca, e così hanno detto Platone, Aristotele, Epicuro, Bruno, Kant, Nietzsche, Freud eccetera. La filosofia dovrebbe anche cambiare il mondo, e non solo interpretarlo, diceva molto tempo fa uno strano pensatore: completando l’idea antica per cui la filosofia dovrebbe cambiare la vita. Perché ogni filosofia è anche e sempre pratica, cioè utile e necessaria a vivere, legata alla nostra esistenza fisica e mentale, corporea e spirituale, esteriore e interiore, e ogni separazione del pensiero dalla realtà è vana perché il pensiero è sempre dentro la realtà, anche se non lo vuole: e imparare a pensare è più che mai necessario per noi oggi, che subiamo i pensierini altrui sotto forma di tweet o di messaggi al popolo. Imparare a filosofare non è un gioco, né un optional, ma una necessità: o saremo condannati, come Seneca ha ripetuto agli studenti stamattina, a vivere nella paura e nell’ansia che ci impediscono di smascherare i falsari, in questa confusione mentale che non ci permette di capire che cosa è velenoso e che cosa è vitale per noi. 

Tutto ciò i ragazzi ieri lo hanno sentito traducendolo dal latino, e in questo atto che ha messo insieme la filosofia e il latino si potrebbe anche riassumere il senso contemporaneissimo del liceo classico, il più avanzato dei corsi di studio perché il più capace di formare teste che pensano da sole. Senza questa capacità non c’è libertà, e non c’è nemmeno la duttilità necessaria ad affrontare le sfide future che ci aspettano, perché “sine hac nemo intrepido potest vivere”. La via è indicata da sempre, basta seguirla: per essere creativi e per essere umani bisogna imparare a vivere senza paura. 
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