Napoli, appello per Giulierini

Napoli, appello per Giulierini
di Davide Cerbone
Venerdì 26 Maggio 2017, 23:26
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Il giorno dopo lo sdegno e lo sconcerto, è il momento di correre ai ripari. Così, come capita quando su una squadra si abbatte una squalifica inattesa, bisogna scegliere i sostituti. Per riempire i vuoti lasciati dal Tar nella compagine dei musei pubblici italiani, la direzione generale Musei ha designato ieri quelli che si possono definire i cinque «direttori supplenti». Incarichi ad interim che si spera possano durare poco. La controffensiva del Ministero dei Beni e delle attività culturali, infatti, percorre due strade parallele: da una parte c’è la richiesta di sospensiva depositata sul tavolo dei giudici amministrativi; dall’altra, l’ufficio legale del Mibact sta lavorando sodo per consegnare in tempi rapidissimi agli uffici del Consiglio di Stato il testo del ricorso contro l’annullamento delle nomine.

Nell’attesa, a governare il Museo Archeologico Nazionale di Napoli è stata chiamata Anna Imponente, direttore del Polo museale della Campania. E, come per l’Archeologico napoletano, anche il Palazzo Ducale di Mantova, le Gallerie estensi di Modena, il Museo Archeologico di Taranto e quello di Reggio Calabria sono stati affidati ai rispettivi direttori dei Poli museali regionali (Lombardia, Emilia Romagna, Puglia e Calabria). 

Ma il disappunto per una rivoluzione che si è schiantata contro il muro delle carte bollate è palpabile e diffuso. «Quello che è successo ieri ha dimostrato quanto è difficile cambiare questo Paese», ha commentato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, facendo eco alle parole piccate del collega di governo Dario Franceschini. E il governatore della Campania Vincenzo De Luca, che con il Tar qualche questione aperta l’ha avuta, parla di «figuraccia straordinaria», augurandosi che «sia recuperato questo disastro» e auspicando una «riorganizzazione dei tribunali amministrativi». Allarmato il commento del critico d’arte Philippe Daverio: «Le sentenze del Tar del Lazio spiegano bene perché l’Italia è sull’orlo definitivo del baratro». Al solito dissonante, invece, la voce del suo collega Vittorio Sgarbi: «Il miglioramento ci sarebbe stato anche senza questi qua», taglia corto riferendosi ai direttori revocati, per poi definirli «stagisti». Sgarbi, che pochi giorni fa aveva ricucito lo strappo con il direttore francese di Capodimonte Bellenger visitando il museo napoletano, ha parlato di una sentenza «perfetta», contestabile soltanto per i tempi («Non puoi fare un direttore e poi dopo due anni dire che non va bene») ed ha aggiunto di essere in disaccordo con tutta la procedura prevista dal bando. In sintonia con lui, il senatore di Forza Italia Francesco Giro, che veste i panni del grillo parlante e ricorda: «Io a Dario l’avevo detto e ridetto: “Attento, che vai a sbattere contro un muro. Ora gridano al complotto del Tar? Il vero problema è aver realizzato una riforma così azzardata attraverso un regolamento ministeriale senza passare per le commissioni di merito di Camera e Senato e per un voto del Parlamento».

In effetti, quella scoppiata giovedì non è l’unica grana contro cui impatta la riforma che ha rivoluzionato la gestione del patrimonio culturale italiano. Il caso più delicato resta quello del Colosseo: Franceschini ne ha deciso la trasformazione in grande Parco Archeologico, separandone la gestione dalla soprintendenza archeologica speciale, con l’idea di affidarne la guida a un direttore-manager individuato con un concorso internazionale attualmente in corso. Ma sull’effettiva realizzazione del progetto pendono due ricorsi al Tar del Lazio: uno annunciato dalla giunta Raggi, contraria al progetto, l’altro nato da una denuncia portata avanti dalla sezione Beni Culturali della Uil, secondo cui le ultime sentenze del Tar «gettano l’ombra dell’illegittimità su tutto il concorso per i 30 musei e su quello in atto per il nuovo Parco del Colosseo, fatti secondo gli stessi criteri dichiarati illegittimi». La sentenza è attesa proprio in questi giorni.

Se è vero che i ricorsi intentati contro le nomine di Maurizio Felicori alla direzione della Reggia di Caserta e di Eike Schmidt agli Uffizi si sono conclusi con un nulla di fatto, resta poi da sciogliere il nodo del Parco Archeologico dei Campi Flegrei: a marzo la nuova direttrice Adele Campanelli ha dovuto lasciare dopo essere stata coinvolta nell’inchiesta giudiziaria sugli appalti truccati tra Napoli e Caserta. Il Tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza che la riguardava, ma intanto la guida del Parco è ancora nelle mani di una reggente: anche in questo caso, si tratta di Anna Imponente. Il cognome, certo, è rassicurante. Ma è un po’ poco per scaricare sulle spalle di una sola persona il peso dei beni culturali napoletani.
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