Napoli-Insigne, sulle bandiere non si fa commedia

di ​Francesco De Luca
Mercoledì 22 Marzo 2017, 00:23
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Sfilata la maglia del Napoli e indossata quella della Nazionale, Insigne ha parlato del rinnovo del suo contratto, che - è bene chiarirlo - non scade tra 3 mesi, ma 27. 

Ha trattato l’argomento due volte in meno di 48 ore, con toni un po’ sentimentali e un po’ duri. Perché, a un certo punto della seconda intervista davanti alla telecamera della Rai nel ritiro della Nazionale, ha detto: se non resto a Napoli non dipende da me ma da De Laurentiis, che lo aveva elogiato apertamente poco più di un mese fa, dopo la partita a Madrid. «È l’unico che in campo ha avuto cazzimma». Adesso il presidente così tifoso di Lorenzo diventa la controparte in una discussione contrattuale che va chiusa ancor prima di aprirla, nell’interesse del Napoli, che è al di sopra delle posizioni personali.

Insigne, come Mertens (il cui contratto scade un anno prima del compagno), sta offrendo un rendimento elevatissimo, tutt’altro che condizionato da una trattativa che si aprì con un nulla di fatto durante il ritiro estivo a Dimaro: gli agenti di Lorenzo chiesero sei milioni e De Laurentiis li congedò. Insigne chiede che sia riconosciuta la sua crescita con un nuovo contratto che parta da una base più alta di quello attuale, non a salire su anni e obiettivi. È molto migliorato sotto l’aspetto professionale grazie al lavoro con Sarri e l’infortunio di Milik ha indirettamente favorito sia lui che Mertens perché il belga è stato spostato al centro dell’attacco e sulla fascia sinistra non c’è stato più quel ballottaggio che chiaramente innervosiva l’unico napoletano del Napoli. Adesso lui è uno dei giocatori che offre il migliore rendimento, un intoccabile per il tecnico, che ha limato anche qualche asperità caratteriale e ha consegnato a Ventura un esterno in grado di fare la differenza anche nel 4-2-4 della Nazionale. Tutto questo merita un riconoscimento anche economico, attraverso la chiusura di una trattativa che Insigne auspica: «Mi farei ammazzare per questa maglia». Una spruzzata di retorica non guasta, peraltro quanto sia attaccato al Napoli Lorenzo lo ha dimostrato in questi anni, superando anche fasi difficili: è stato tra i calciatori napoletani più fischiati al San Paolo.

C’è un altro nodo e riguarda la cessione dei diritti di immagine, punto sul quale De Laurentiis non transige. Acquisti più o meno importanti sono saltati perché calciatori e procuratori non hanno accettato questo obbligo contrattuale. È curioso, però, notare che nel bilancio chiuso il 30 giugno scorso viene indicata in 98mila euro la cifra dei proventi dai diritti di immagine, ancor più bassa di quella dell’anno precedente (328.600): perché fruttano così poco? Il presidente del Napoli è un ottimo manager e non rinuncerebbe a cuor leggero a un giocatore venticinquenne apprezzato dal tecnico e dalla tifoseria, riconosciuto come simbolo pure da Maradona, che lo ha abbracciato forte nella sua recente visita a Castel Volturno. 

Sventolano sempre meno bandiere nel calcio italiano, anzi ne è rimasta una sola, Totti, a cui Insigne si ispira perché ne ammira la storia di campione che ha giocato in un’unica squadra, quella del cuore. A Napoli c’è da dieci anni Hamsik e da nove Maggio, poi sono cambiati tutti. E fuoriclasse come Lavezzi, Cavani e Higuain, a cui i tifosi si erano legati, si sono distaccati perché è arrivato chi poteva pagare le alte clausole di rescissione fissate nei loro contratti.

Sarebbe davvero amaro se questa storia non avesse il lieto fine e se, soprattutto, pesasse sugli ultimi due mesi della stagione di una squadra che è in corsa su due fronti dopo essere stata eliminata da quello più prestigioso, la Champions, perché ha avuto la sventura di essere abbinata al Real Madrid campione del mondo. Sarebbe poi utile che Insigne puntualizzasse il senso di questa dichiarazione: «Spero che il Napoli continui a crescere come società». Quali consigli ha da dare al club che nella scorsa estate ha reinvestito i milioni incassati per la cessione di Higuain e che, comunque vada la volata con la Roma per il secondo posto, parteciperà per l’ottavo anno consecutivo alle coppe europee, unica squadra italiana in questo periodo?

Insigne si riferisce a campioni da acquistare, a strutture dirigenziali da completare o a impianti da costruire? È giusto che un calciatore, specie se è nato qui e se ha giocato quasi esclusivamente nel Napoli, esprima opinioni, ma offra spunti concreti per il migliorare il progetto e avvicinare la squadra ai 90 punti, alla meta scudetto indicata da Sarri.
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