Trentaremi, grandi pulizie nella baia-discarica

Trentaremi, grandi pulizie nella baia-discarica
di Cristiano Tarsia
Domenica 20 Agosto 2017, 23:55
3 Minuti di Lettura
Trentaremi, finalmente è tutto pronto per la bonifica. Che partirà a settembre. Non appena il traffico marino calerà e la guardia costiera potrà pattugliare assiduamente la splendida baia posillipina offesa per decenni da tonnellate di materiale di scarico, amianto compreso, da Bagnoli. I soldi, 180mila euro, per la rimozione dei rifiuti, sono stati stanziati l’anno scorso dall’autorità portuale. I rocciatori, allertati dalla Città Metropolitana, dovranno mettere, almeno temporaneamente, in sicurezza gli enormi costoni tufacei. Giusto il tempo di ripulire la baia. E non si dovrà neanche andare in là con il tempo, per non incappare nel periodo delle piogge o del mare più grosso. Insomma, metà settembre dovrebbe essere la finestra giusta per la bonifica.

L’ultimo passaggio burocratico, che però non dovrebbe incidere sui tempi, lo screening di Valutazione d’incidenza che l’Autorità Portuale dovrà presentare al Ministero dell’Ambiente. Un passaggio necessario visto che la Baia di Trentaremi si trova all’interno del SIC (Sito di Importanza Comunitaria) “Fondali Marini di Gaiola e Nisida”. Il degrado arriva da lontano. La spiaggia, pur rientrando all’interno di un’Area Marina Protetta, versa in condizioni drammatiche proprio per i rifiuti. Ci sono quelli “normali”, i rifiuti solidi urbani spiaggiati durante le mareggiate invernali. E poi, visto che la baia fu letteralmente usata come discarica, quelli degli sversamenti effettuati dal soprastante Parco Virgiliano a partire dalla fine degli anni ‘50. Tra cui gli scarti di lavorazione industriale dell’Eternit e dell’Ilva di Bagnoli. Tanto è vero che ancora oggi ulla spiaggia alla base dello sversamento si trovano numerosi pezzi di condotte industriali in fibrocemento e ingenti quantità di scarti di lavorazione degli altoforni (minerale ferroso semilavorato). In realtà, gli sversamenti dall’alto all’interno della baia erano iniziati già diversi anni prima con lo scarico delle macerie dei bombardamenti della seconda guerra mondiele.


Trentaremi fu considerata una discarica di materiali “inerti”.
Negli anni ‘80 fu trovata una soluzione pasticciata, il classico rimedio peggiore del male. Gli sversamenti furono coperti con terreno di riporto per permettere l’attecchimento delle vegetazione e, soprattutto, il sigillamento della discarica. Polvere sotto il tappeto. Senza fare i conti con il mare. Negli anni la base della conoide di sversamento è stata erosa dall’acqua che ha scoperto e distribuito sulla spiaggia i rifiuti industriali a cui poi si sono aggiunti i rifiuti generici trasportati dal mare. Rifiuti che ovviamente sono arrivati anche sul fondale marino. Un pentolone scoperchiato già nel 2009 dalla Csi Gaiola, la Onlus che gestisce l’area marina protetta, che allora avvertì il Sottosegretario di Stato per l’emergenza rifiuti in Campania Guido Bertolaso. Da allora ci sono state diverse analisi, è intervenuta la stessa Procura che nel 2014 sequestrò l’area. E che individuò nell’Autorità Portuale il soggetto responsabile della bonifica. Finalmente negli ultimi mesi, come detto, c’è stata un’accelerata. Trentaremi dovrebbe tornare all’antico splendore, anche se, purtroppo, c’è da aggiungere che dal 1982 l’area è interdetta per il pericolo frane questo sì dovuto a cause esclusivamente naturali, vista la natura friabile delle falesie tufacee che sovrastano la spiaggia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA