Pittella: il duo Hillary-Sanders il solo antidoto al virus Trump

di Alessandra Chello
Mercoledì 27 Luglio 2016, 23:37
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Affinità elettive all’americana. A Filadefia, roccaforte della convention democratica nella corsa per la Casa Bianca, il presidente del gruppo S&D al Parlamento europeo, Gianni Pittella, ha incontrato il senatore Bernie Sanders, alfiere della crociata pro Clinton. Ed è stato subito feeling. Scoprendo lo stesso collante socialista all’interno dei due partiti dem: quello romano e quello d’Oltreoceano.

Il meeting non era partito bene dopo le rivelazioni sul Democratic National Committee che hanno rivelato le strategie di partito per indebolire la campagna di Sanders a favore della ex Segretaria di Stato. Poi cosa ha dato la svolta?
«Ad un certo punto è accaduto che sia Sanders, che la first lady Michelle, indiscussi protagonisti del primo giorno della convention, sono saliti sul palco con un messaggio chiaro: non si può - hanno gridato - permettere a Trump di vincere le elezioni presidenziali ecco perché i democratici deve essere uniti intorno alla figura di Hillary. Non c’è altra strada».

Perché cosa accadrebbe con la vittoria di Trump?
«Segnerebbe il dilagare di un virus distruttivo per gli States con il trionfo dell’isolazionismo, della xenofobia, del razzismo e del ko su tutte le politiche del welfare».

Non crede che il dilagare della deriva terroristica in tutto il mondo invece possa far cambiare il vento in favore delle destre? 
«Le follie dei singoli violenti e quelle dei terroristi organizzati, tutto ci passa davanti in questo momento. Al di qua e al di là dell’Oceano. E si presenta a Filadelfia la città dove nacque la Costituzione americana e dove è stato un gran bello spettacolo partecipare, dal di dentro, al grande evento del Partito Democratico, tornato unito. Noi che abbiamo avuto l’onore di esserci abbiamo toccato con mano, quanto siano davvero vicini i nostri e i loro problemi. Quanto sia un obbligo stare insieme nella lotta contro gli attacchi del terrorismo, del fondamentalismo, delle deviazioni criminali e anche nella battaglia per dare benessere e pace a tutti. E’ fin troppo facile quando il terrorismo paralizza gli animi illudersi che arrivi un solo salvatore a risolvere tutti i problemi. In Italia abbiamo già degli esempi negativi di questo tipo: da Salvini a Grillo. Abbiamo invece bisogno di una leadership che ci unisca e ci renda più forti, non di una leadership che insulta latinos, messicani, musulmani, donne, afroamericani, veterani e malati. Clinton dovrebbe essere il presidente degli Stati Uniti ha detto Sanders nel suo discorso. Questa elezione deve avere a cuore le esigenze degli americani e il futuro da creare per i nostri figli e i nostri nipoti, ha detto il senatore che non lo dimentichiamo è un uomo da 13 milioni di voti nelle primarie».

Sì, ma nel partito non tutti la pensano come il senatore del Vermont. Sono ancora alte le tensioni interne con una parte dei delegati di Sanders che continua a non accettare la nomination di Clinton...
«C’è ancora tempo fino a novembre. E sono certo che alla fine l’unità sarà ritrovata per il bene del futuro del Paese. I segnali ci sono tutti e proprio per cercare di stemperare le tensioni nella convention durante il momento in cui i diversi Stati sono chiamati ad annunciare il loro voto, Sanders ha fatto un nuovo gesto distensivo. Quando è venuto il turno del Vermont, si è alzato e ha chiesto che la Clinton sia la nominata del partito democratico. E’ lo stesso gesto che Hillary fece nel 2008, al momento di nominare Obama».

La Clinton ha detto: abbiamo rotto il soffitto di vetro. Ora ogni bambina può sperare di guidare il Paese. Sarà davvero così?
«Ne sono certo. Non si può consegnare un Paese come l’America nelle mani di un Mussolini a stelle e a strisce».
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