Pittella: «Sui pozzi nulla da nascondere»

di Gigi Di Fiore
Venerdì 1 Aprile 2016, 23:59
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Presidente Pd della Regione Basilicata da 2 anni e 4 mesi, Marcello Pittella parla dell’inchiesta che ha portato alle dimissioni del ministro Federica Guidi e della gestione dei pozzi petroliferi lucani.

Presidente Pittella, come ha conosciuto l’imprenditore Gemelli coinvolto nell’inchiesta sui pozzi petroliferi?
«L’ho incontrato una sola volta. Fu nella sede istituzionale della Regione Basilicata. Mi fu presentato dal presidente dei giovani imprenditori lucani. Parlammo pochi minuti».
Non accennaste alle estrazioni petrolifere in Basilicata?
«È uno dei settori economici importanti della Basilicata, forse ne facemmo cenno ma su linee generali. Abbiamo insediamenti estrattivi a Viggiano con la Eni-Shell e a Corleto con la Total».
C’è un tetto di produzione petrolifera in Basilicata?
«Siamo a 80mila barili giornalieri per arrivare ad un tetto massimo di 154mila. Non ci sono, né ci saranno, altri pozzi oltre gli attuali. L’argomento petrolio è ricorrente nei colloqui istituzionali».
Che rapporti ha con il governo Renzi?
«Un rapporto istituzionale molto buono. Con Matteo Renzi e alcuni ministri della sua squadra c’è anche un rapporto personale di stima e amicizia, ma nelle relazioni istituzionali l’interesse prevalente è, sempre e solo, quello della mia regione e del mio territorio».
Pensa che l’impatto ambientale e i sacrifici imposti alla Basilicata siano compensati da adeguati guadagni?
«Dico che solo di recente siamo riusciti ad elevare la percentuale di imposte delle società petrolifere, da destinare alla Regione Basilicata. Oggi siamo al 30 per cento e non è poco. Abbiamo un memorandum con il governo sul tema della produzione petrolifera».
In cosa consiste?
«C’è il tetto fissato di 154mila barili sulla terraferma e il divieto di piattaforme sul mare. Nel sistema energetico italiano, la Basilicata fornisce un apporto elevato e mi sembra logico che eventuali previsioni siano inserite nel patto di stabilità tra Regione e governo».
Il suo nome compare in un’intercettazione nell’inchiesta della Procura di Potenza. Che ne pensa?
«Leggendo quei passaggi sui giornali, mi sembra non ci sia nulla di colpevole o strano. Sono considerazioni, in una regione come la Basilicata che è all’attenzione del Paese proprio per la sua importanza sulla bolletta energetica nazionale. Qualcuno che si mette sull’Aventino e fa prediche di bon ton ed etica mi dovrebbe spiegare dove era prima e che tipo di interessi guardava».
Ce l’ha con chi l’ha preceduto?
«Non sono tra i politici che incolpano il passato. Dico solo che sono al governo da poco più di due anni e che, anche prima di me, qualche problema sul tema estrazione petrolifera c’è stato».
Ha affrontato questi problemi?
«Ci proviamo, dando strumenti, risorse e valore al lavoro di verifica dell’Arpab. Puntiamo ad assunzioni di chimici e biologi e figure professionali necessarie, ma anche all’adeguamento delle tecnologie per i rilievi e le analisi. In più, stiamo tentando di assegnare la qualifica di agenti di pubblica sicurezza per i funzionari Arpab».
Che idea ha dell’impatto ambientale dei pozzi petroliferi?
«È la priorità e il tema delle polemiche ricorrenti. Su questo, anche con modifiche normative, cerchiamo di limitarlo al massimo».
Anche l’inquinamento del lago Pertusillo?
«In questo caso, siamo di fronte ad una bufala, scoperta dalle analisi dell’Istituto zooprofilattico di Bari e del Parco appennino lucano. Siamo arrivati anche a fare autopsie sui pesci morti, che hanno escluso presenze di idrocarburi. Probabile che le morti della fauna siano state provocate da pescatori di frodo».
Allora come spiega le accuse della Regione Puglia sul Pertusillo?
«La reputo demagogia pura. Il 60 per cento dell’acqua del lago alimenta l’acquedotto pugliese, che interviene sulla potabilità. Arpab e Arpap hanno escluso presenze di sostanze contenute nel petrolio, eppure il Consiglio regionale pugliese ha approvato una mozione critica sull’inquinamento del Pertusillo. Assurdo».
Che pensa del referendum e che rapporto ha oggi con Michele Emiliano, governatore della Puglia?
«Ero d’accordo sui referendum, quando i quesiti erano sei. Rimasto uno, nelle nostre realtà mi sembra inutile per gli steccati fissati dalla Regione Basilicata. Penso che Emiliano strumentalizzi la questione referendum, per motivi politici anche interni al Pd in vista delle battaglie precongressuali. Con Emiliano, buoni rapporti personali e istituzionali, ma nella vicenda referendum e gestione estrazioni petrolifere siamo distanti».
Che tipo di rapporti ha con le compagnie petrolifere?
«Di reciproca correttezza istituzionale, senza confusioni. Quest’anno avremo 60 milioni di royalties, che sono poca cosa rispetto ai 300 necessari per le 4 grandi opere infrastrutturali previste in Basilicata. La nostra battaglia, però, è rivolta a utilizzare parte delle royalties nel fondo per il reddito 
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