Porto, finte gare e ditte favorite: c’è l’inchiesta

Porto, finte gare e ditte favorite: c’è l’inchiesta
di Leandro Del Gaudio
Domenica 7 Maggio 2017, 23:42
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Procedure negoziate, lavori a trattativa diretta e le dichiarazioni di un pentito di camorra a fare da cornice. Ma anche intercettazioni e acquisizioni di atti, quanto basta a dare la stura a un nuovo filone di indagine sulla autorità portuale.
Indagine su un presunto cartello, un gruppo di imprese in grado di condizionare le gare bandite a Napoli. Indagine sulle cosiddette procedure sotto soglia, una sorta di escamotage per veicolare gare a favore di alcune aziende. Associazione per delinquere e turbativa d’asta sono le accuse mosse dalla Procura di Napoli, sotto il coordinamento dei pm Fratello e Woodcock, che hanno eseguito in questi giorni una serie di decreti di perquisizione a carico di funzionari interni alla autorità portuale e di singoli imprenditori. Lavori parcellizzati, sotto soglia, volutamente segmentati all’insegna della somma urgenza, in un’ottica riconducibile al cosiddetto piano triennale: un modo per eludere - scrivono gli inquirenti - l’obbligo di bandire una gara pubblica e avere gioco facile per pilotare gli appalti.
Inchiesta che al momento vede dodici indagati, secondo quanto ha rivelato ieri il quotidiano la Repubblica e che fa ora i conti con gli esiti del blitz della polizia giudiziaria messo a segno in questi giorni.

Sotto i riflettori ci sono quattro funzionari della autorità portuale, oltre a manager e imprenditori privati: i quattro esponenti dell’area tecnica dell’autorità portuale si chiamano Giancarlo D’Anna, Gianluca Esposito, Umberto Rossi e Renato Notarangelo; perquisiti anche Lorenzo Trito, che ha seguito una delle gare, e sei imprenditori: Marco Iannone, amministratore della Parthenope immobili, Alfredo Staffetta della Coiss srl, Pasquale Sgambati riconducibile alla Otto srl, Pasquale Loffredo, della Edilcol srl, Giovanni Esposito, amministratore della Navalteam, e Angelo Esposito, titolare della Navalferr; altro indagato si chiama Pasquale Ferrara, 52enne di Ponticelli, pur non rivestendo alcun ruolo formale nelle aziende, avrebbe svolto il ruolo di intermediario per conto degli imprenditori ed è indagato anche come promotore dell’associazione per delinquere configurata in questa fase dalla Procura.
Intercettazioni e perquisizioni, materiale che ha spinto gli inquirenti a una sorta di accelerata. Probabile che i pm abbiano ravvisato l’esigenza di andare a perquisire uffici e computer privati nel tentativo di trovare conferma alle ipotesi di partenza o a quanto sta venendo fuori dalle attività tecniche in corso. Stando a una prima ricostruzione, ci sarebbe la violazione dei doveri di riservatezza imposti agli organizzatori di una gara d’appalto, dal momento che alcuni imprenditori sono risultati in possesso di dati ed elementi legati agli iter delle soluzioni da adottare. 

Inchiesta complessa, ora tutti gli indagati potranno replicare alle accuse emerse nel decreto di perquisizione o rivolgersi al Tribunale del Riesame per ottenere la revoca dei sequestri. Lo scenario sembra essere comunque più ampio, anche alla luce di quanto emerge dal riferimento al pentito Alfonso Mazzarella che ha puntato l’indice su un presunto sistema finalizzato a veicolare gli appalti.

Somma urgenza e parcellizzazione degli appalti, il ruolo di un presunto triangolatore in grado di unire pubblico e privato, una serie di stratagemmi in grado di spalmare le gare in un triennio. Sono gli ingredienti dell’ultimo filone investigativo che ha investito il porto, mentre a dibattimento è ancora in corso il processo che punta a fare chiarezza sui lavori commissionati dalla ex dirigenza in uno scenario scandito da denunce e ricorsi, ma anche dalla decisione della stessa Autorità di costituirsi parte civile contro gli ex manager che l’hanno guidata negli anni scorsi. 
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