Un primo passo verso la normalità

di Massimo Adinolfi
Giovedì 29 Settembre 2016, 23:48
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De Magistris a Palazzo Chigi. In una storia universale della distensione, dopo gli storici incontri fra un presidente americano e un segretario generale del partito comunista sovietico – come quello fra Eisenhower e Chruŝčëv, nel 1959, o quello fra Nixon e Breznev, nel 1972, o infine quello di Reykjavik fra Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov, nel 1986, che mise fine alla guerra fredda – compito dello storico sarà quello di annoverare la visita a Palazzo Chigi del sindaco di Napoli. Nell’anno del Signore 2016, il giorno ventinove settembre, dopo pranzo, con un tiepido sole.

L’uomo che aveva derenzizzato la città, il rivoluzionario zapatista (in salsa partenopea), che mai e poi mai avrebbe accettato di stringere la mano del commissario straordinario di Bagnoli, Salvo Nastasi, si è recato alfine, di buon passo, nella Capitale, e dopo essersi intrattenuto per una mezzoretta con il sottosegretario Claudio De Vincenti, ha partecipato alla riunione di lavoro insieme con l’intera delegazione cittadina che lo accompagnava. A quel tavolo Renzi non c’era, ma Salvo Nastasi sì.
Ed è come se Aureliano Buendia, il protagonista di «Cent’anni di solitudine» di Gabriel Garcia Marquez, non si fosse mai trovato dinanzi a un plotone d’esecuzione, o come se, molti anni dopo, avesse infine accettato riconoscimenti del governo.
Ma qui non c’entra la letteratura fantastica, c’entra Napoli, e la necessità non di capitolare, ma almeno di ritrovarsi dentro un corretto percorso istituzionale che non prevede, a norma del testo unico sugli enti locali, la guerra guerreggiata fra i comuni e il governo. Sullo scontro con Palazzo Chigi De Magistris ci ha fatto su una poderosa campagna elettorale, vincendola. Ha indossato i panni del sindaco di strada, ha fatto sventolare altissima la bandiera dell’opposizione all’Esecutivo, ben oltre la normale dialettica politica. Tutto è durato fino a due settimane fa, quando Renzi venne a Napoli, accompagnato proprio da Nastasi. De Magistris dichiarò in quella circostanza che «tenuto conto della presenza al tavolo in delegazione del Commissario su Bagnoli», gli era impossibile accettare l’incontro col Presidente del Consiglio. Ieri, assente Renzi, è proprio il commissario Nastasi che gli è toccato incontrare, per parlare delle «principali problematiche della città, con particolare riferimento al percorso che dovrà condurre all’elaborazione del Patto per Napoli e alla questione del risanamento e del rilancio dell’area di Bagnoli».
Così recita la nota di Palazzo Chigi, ed è per il premier una soddisfazione non piccola. De Magistris ha riconosciuto la necessità che si procedesse con le bonifiche dell’area di Bagnoli. Da sindaco della città di Napoli, ha ovviamente tutto il diritto, e anzi il dovere, di chiedere maggiore condivisione sulla destinazione urbana di quegli spazi e la loro riqualificazione, ma solo ieri ha finalmente convenuto che tale diritto va esercitato nel dialogo fra le istituzioni, e non nello scontro pregiudiziale.
Forse ha contato, in questa fase, una maggiore disponibilità di Renzi, che deve presidiare il fronte del referendum sulla riforma costituzionale. Forse De Magistris ha sentito il fiato sul collo del governatore De Luca, che da Palazzo Santa Lucia rischiava di tagliarlo definitivamente fuori dai più importanti flussi finanziari che dovranno riguardare la città. Forse i quattro gol del Napoli in Champions League lo hanno comprensibilmente messo di buonumore. Ma che sia per l’uno o per l’altro motivo, o semplicemente perché a un sindaco tocca anzitutto amministrare la città, e non solo tuonare contro «il fascismo del terzo millennio» o innamorarsi del «pensiero disallineato», sta di fatto che il sindaco ha messo da parte la contrarietà di principio alla gestione commissariale - finora alimentata da una tenace politica di ricorsi, volta a bloccare ogni iniziativa di risanamento – e ha scelto di ristabilire un clima di collaborazione.
La città liberata che riempie la retorica del Sindaco può dunque tornare a essere la città governata. Forse. Alle confuse pagine della democrazia popolare possono tornare ad affiancarsi quelle scritte con un po’ di linearità in più dalla buona amministrazione. Forse. E se la piccola mortificazione dell’orgoglio napoletano del Sindaco varrà un soprassalto di serietà nell’esercizio delle funzioni, la visita a Palazzo Chigi, il giorno ventinove settembre dell’anno duemilasedici non sarà trascorsa invano. Forse.
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