Ratisbona, abusi su 500 bambini del coro

di Massimo Introvigne
Martedì 18 Luglio 2017, 23:48
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Un rapporto dell’avvocato tedesco Ulrich Weber, pubblicato ieri, conclude dopo una lunga inchiesta che 547 bambini del piccolo coro del duomo di Ratisbona, uno dei più famosi cori infantili cattolici del mondo, sono stati vittime di abusi tra il 1945 e il 1992. Nella maggior parte dei casi si è trattato di schiaffi e percosse, ma 67 vittime sono state sessualmente molestate. La notizia ha fatto il giro del mondo, soprattutto perché per trent’anni, dal 1964 al 1993, il coro è stato diretto da monsignor Georg Ratzinger, fratello del papa Emerito Joseph Ratzinger, Benedetto XVI.

Per i teorici del complotto si tratta di una manovra contro Benedetto XVI e di giustizia a orologeria: il rapporto è stato pubblicato pochi giorni dopo un messaggio di papa Ratzinger letto alle esequie del cardinale tedesco Joachim Meisner, che conteneva parole interpretate da alcuni come critiche verso Papa Francesco. Nel messaggio si parlava della barca della Chiesa, che «a volte si è riempita (di acqua) fino quasi a capovolgersi» e si elogiavano i pastori capaci di «resistere alla dittatura dello spirito del tempo», parole che acquistano un sapore particolare se si considera che Meisner era uno dei quattro cardinali contestatori di Papa Francesco sul tema delle aperture ai divorziati risposati nell’esortazione apostolica “Amoris laetitia”.

Ci sono altre possibili interpretazioni del messaggio di Benedetto XVI – non nuovo a descrizioni apocalittiche dei mali della Chiesa, anche quando il Papa era lui – e comunque il rapporto di Weber era in preparazione da tempo. Per i critici dell’atteggiamento della Chiesa in materia di abusi, è bene anche precisare che il rapporto Weber è stato commissionato e pagato dalla Chiesa cattolica tedesca. Non si tratta di un’iniziativa dello Stato, non interessato a indagare su crimini comunque coperti dalla prescrizione. Sul sito della diocesi di Ratisbona sono ancora presenti moduli e indicazioni alle vittime degli abusi nel coro del duomo su come prendere contatto con Weber, a riprova del fatto che la Chiesa ha offerto all’avvocato piena collaborazione e lo ha esortato a non nascondere nulla.

Che cosa apprendiamo davvero dal rapporto? Mi sembra si possano distinguere quattro elementi. Il primo riguarda l’abuso di mezzi di correzione. Oggi la Germania ha una delle leggi più severe del mondo sul punto e un genitore può essere denunciato anche per aver dato un solo schiaffone al figlio. Questa legislazione, tra parentesi, causa problemi con gli immigrati che vengono da culture diverse – dove dare uno schiaffo a un bambino disubbidiente è considerato normale – e anche con comunità religiose conservatrici. Una di origine americana, le Dodici Tribù, si è vista sottrarre dai giudici tedeschi i figli, dati in affidamento a famiglie locali – tra le proteste degli attivisti statunitensi che difendono la libertà religiosa –, perché manteneva la pratica di sculacciare i bambini.

Ma naturalmente in Germania non è sempre stato così. L’indagine di Weber parte dal remoto anno 1945, e schiaffi e bastonate nella cultura tedesca dell’epoca erano diffusi nelle famiglie e in molte scuole e non erano reati.

Tuttavia – ed è il secondo punto – tra i piccoli coristi oggetto di punizioni corporali alcuni furono pestati a sangue, da educatori che sono anche accusati di molestie sessuali, così da far ritenere all’avvocato Weber che si eccitassero con i pestaggi. Si tratta di qualcosa di molto più grave, che va al di là dello schiaffo occasionale, anche se riguarda una minoranza delle vittime.

Terzo: alcuni ragazzi furono pure sessualmente molestati. Il rapporto per ragioni di privacy tace nomi e date precise, ma secondo fonti cattoliche autorevoli sembra si tratti di episodi avvenuti prima del 1964, cioè prima che Georg Ratzinger fosse nominato direttore del coro, e in ogni caso avvenuti non nell’istituzione musicale ma nel collegio e nella scuola frequentati dai ragazzi, su cui il fratello di Benedetto XVI non aveva giurisdizione.

Quarto: Georg Ratzinger, secondo il rapporto, è colpevole non di avere assestato qualche schiaffone a coristi maleducati – episodi di cui si è scusato pubblicamente – ma di non avere preso sul serio le voci di molestie quando i reati non erano ancora prescritti e la sua voce autorevole avrebbe certamente pesato nell’avviare indagini tempestive. La stessa critica il rapporto di Weber muove al cardinale Müller, prefetto fino a qualche giorno fa della Congregazione per la dottrina della fede, che fu arcivescovo di Ratisbona dal 2002 al 2012 ed è anche lui tra i critici di papa Francesco in tema di divorziati risposati. Müller riconobbe che c’erano stati gravi problemi nel coro, ma secondo Weber non fece abbastanza.

È certamente sbagliato giudicare comportamenti di molti anni fa – i primi abusi sarebbero avvenuti alla fine degli anni 1940 – con i criteri di oggi. Ma dall’indagine di Weber esce forse l’invito a non provare nostalgia per il piccolo mondo antico di una Chiesa dove musiche angeliche e paramenti impeccabili celavano ben altre realtà.
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