Restauri e sponsor a Napoli,
bocciatura Anac: contratti in procura

Restauri e sponsor a Napoli, bocciatura Anac: contratti in procura
di Pietro Treccagnoli
Venerdì 23 Giugno 2017, 23:32
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«Monumentando» finisce in Procura e davanti alla Corte dei Conti. Il contratto di sponsorizzazione dei lavori di restauro di 27 monumenti napoletani è stato passato al setaccio dall’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) di Raffaele Cantone e non ha passato l’esame. La lente d’ingradimento ha riscontrato diverse anomalie che dovranno essere verificate sia in sede contabile che in sede penale. Con una relazione di trenta pagine fitte fitte l’Anac ha analizzato il piano di valorizzazione del centro storico messo in campo quattro anni fa dal Comune di Napoli dopo aver ricevuto un esposto dell’avvocato Gaetano Brancaccio che ha innescato il procedimento di vigilanza. Nel mirino il contratto di oltre tre milioni e mezzo stipulato da Palazzo San Giacomo con la Uno Outdoor srl che avrebbe proceduto al recupero dei monumenti, accollandosi le spese, in cambio della pubblicità affissa, per la durata della progettazione e dei lavori, sui ponteggi dell’opera da restaurare.

Stiamo parlando di alcuni casi che hanno scatenato polemiche e che per mesi sono stati (e in parte lo sono ancora) sotto gli occhi di ogni napoletano: la Fontana del Carciofo a piazza Trieste e Trento, l’Obelisco di Portosalvo, il Ponte di Chiaia (addobbato dal novembre di due anni fa da giganteschi pannelli pubblicitari e sul quale è pendente un giudizio civile) delle Torri del Carmine a via Marina (adesso coperti da teloni neri, dopo essere stati per mesi cartelloni pubblicitari oversize: il tempo concesso era di 168 giorni, sono rimasti per 450 e sono stati smontati solo a febbraio), della Colonna Spezzata ovvero il Monumento ai Caduti del Mare a piazza Vittoria (con Belén in costume da bagno esposta ai tre lati del cantiere) e del Monumento ad Armando Diaz nella Rotonda omonima. La relazione dell’Anac riguarda pure la Fontana della Spina Corona (comunemente della delle Zizze) nei pressi del Rettifilo, la Fontana della Marruzza, accanto alla chiesa di Santa Maria di Portosalvo e le Fontane di piazza Mercato sulle quali però non è stato collocato nessun pannello pubblicitario (in un caso solo i loghi di «Monumentando» e «Uno Outdoor) perché ritenute troppo defilate dai percorsi urbani di maggior transito e quindi poco interessanti.
Le conclusioni a cui approda la relazione dell’Anac sono nette. Il sistema di garanzie a protezione degli interessi del committente, ovvero il Comune di Napoli, «dinanzi al rischio di inesatto o incompleto adempimento della prestazione contrattuale» appare «insufficiente». Sono undici i punti su cui l’Autorità anticorruzione ha deliberato, trovando, a suo giudizio scorrettezze, inesattezze, irregolarità e punti deboli. 

Innanzitutto non sarebbe corretta l’applicazione della disciplina della sponsorizzazione da parte del Comune. Non solo la determinazione dell’importo contrattuale degli atti di gara, «fondata esclusivamente sull’importo dei lavori da eseguire» non è stata «commisurata all’effettivo valore della controprestazione» (ovvero la concessione degli spazi pubblicitari) che determina la sostanza e l’«appetibilità del contratto sul mercato», ma la stima dell’importo «può aver sottratto indebitamente la gara al confronto con la concorrenza internazionale». In altre parole potrebbe non esserci stata una gara reale.

Anche la tempistica dell’esposizione pubblicitaria non sarebbe stata regolare. I tempi concordati sono stati sforati, scivolando oltre la durata dei lavori. Questo avrebbe generato «un apprezzabile incremento del corrispettivo contrattuale», perché il guadagno della sponsorizzazione stava e sta tutto nei giorni in cui il messaggio è esposto, tra l’altro in luoghi centrali della città, con un ampio e costante passaggio di cittadini e di turisti: ovvero il Lungomare, l’area tra piazza del Plebiscito, Teatro San Carlo e Palazzo Reale, via Chiaia, via Marina. Le proroghe intervenute non avrebbero rispettato il «principio di correspettività delle prestazioni». In particolare per la laurina Fontana del Carciofo sono state rilevate delle «significative carenze progettuali». Il riferimento è alla proroga dei lavori richiesta (ben novanta giorni) per la scoperta della diversa natura della scultura in cima al monumento, il Carciofo. Prima di mettere mano si pensava che fosse di marmo per poi scoprire che è di bronzo e che quindi necessitava di una procedura diversa e più lunga. La relazione dell’Anac stigmatizza che c’è stata una «mancata effettuazione di indagini e studi preliminari» in contrasto «con le apposite previsioni del capitolato prestazionale a base di gara». Questa leggerezza non giustificherebbe la proroga del periodo di «concessione pubblicitaria» riconosciuta alla Uno Outdoor.

I tempi e gli spazi della pubblicità sono il nocciolo del contratto della vasta operazione di restyling di «Monumentando». Anche per lo spazio concesso alla pubblicità, secondo la relazione firmata da Cantone, ci sarebbero state delle eccessive libertà. È scritto nella delibera finale del fascicolo: «In alcuni cantieri, l’estensione dei poster pubblicitari dal punto di vista sostanziale non rispetta la regola - inserita nel bando di gara sulla scorta di identica statuizione del regolamento comunale - che limita al 50 per cento lo spazio da adibire a pubblicità rispetto all’intera superficie dei teloni di rivestimento; talvolta, poi, la dimensione degli impianti pubblicitari riportata negli atti autorizzativi del Comune risulta sensibilmente superiore di quella prevista, seppur in termini “di massima”, nel bando di gara». Insomma, ne avrebbero approfittato. Clamoroso il caso della Colonna Spezzata. La regola vuole che lo sponsor utilizzi con cartellonistica al massimo la metà dei teloni che coprono i ponteggi, riservando l’altro spazio alle riproduzione del monumento o dell’edificio coperto. Attorno alla Colonna di piazza Vittoria, tre lati, quelli visibili da terra, erano affidati all’apprezzabile silhouette di Belén e la quarta, quella in faccia al mare, praticamente invisibile ai più, affidata alla replica del monumento.
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